I gesti e i riti della Liturgia della Parola

Con questo ultimo articolo, completiamo il percorso all’interno della riscoperta della celebrazione della Parola di Dio, frutto del recente Sinodo dei vescovi italiani. Tra le tante indicazioni già segnalate per migliorare e qualificare sempre di più la proclamazione liturgica della Parola di Dio, ci sembra di poter affermare che il difetto principale delle nostre liturgie, è che nelle nostre assemblee liturgiche si “leggano le letture”, più che “celebrare la Parola”. Più precisamente: l’impostazione della liturgia della Parola è ancora alquanto didattica, per cui la parola di Dio è accolta come un messaggio da leggere e da spiegare, più che una Persona da incontrare e un Evento da celebrare.

In quanto azione liturgica, la Parola non è semplicemente letta e commentata: è celebrata attraverso la molteplicità e la varietà dei linguaggi della comunicazione e dell’incontro. All’atto verbale della proclamazione, la liturgia accosta gesti, silenzi, canti, movimenti, immagini, segni e attenzioni rituali che non costituiscono semplicemente la cornice e il contesto della Parola, ma che fanno parte integrale dell’Evento celebrato.

La stessa proclamazione della lettura va compresa anzitutto come gesto: il lettore proclama la Parola di Dio coinvolgendo il proprio corpo, occupando uno spazio preciso – l’ambone – e prestando la propria voce, singolare e inconfondibile. Il suo stesso recarsi all’ambone costituisce un movimento rituale, da compiere con cura e piena consapevolezza del ruolo ministeriale che si appresta a svolgere. Oltre all’atto di lettura, la ritualità nella liturgia della Parola si concentra attorno al libro delle Scritture (più precisamente, l’Evangeliario), nei gesti della processione e della venerazione.

Il movimento processionale verso l’altare, con cui all’inizio della celebrazione l’Evangeliario (non il Lezionario, o peggio ancora il messale) fa il suo ingresso insieme al diacono (o ai lettori), esprime il dono della Parola che viene dall’alto, da Dio e che si compie nel mistero eucaristico. Con il rito dell’incensazione e il bacio del libro, è la Parola di Dio ad essere onorata e venerata, poiché nel corpo delle Scritture Dio è presente in mezzo al suo popolo. Si tratta di una Parola che non è troppo lontana da noi, ma è vicina, sulla nostra bocca, nel nostro cuore (Rom 10, 6-9): il segno di croce, che viene tracciato sulla fronte, sulle labbra e sul cuore, esprime la vicinanza della Parola e la totalità del coinvolgimento personale nell’atto dell’ascolto.

Nel sottolineare l’importanza dei gesti e dei riti che si compiono intorno alla Parola, occorre evitare due pericoli opposti: da una parte, l’assoluta mancanza di ritualità, che riduce la liturgia della Parola ad un insieme di parole frettolose e gesti rattrappiti, compiuti con trascuratezza e banalità; dall’altra, la ritualità enfatizzata di un cerimoniale rigido e ingessato, oppure di gesti sproporzionati e fuori luogo, che allontanano da quella “nobile semplicità” che contraddistingue lo stile della liturgia cristiana.

Solo una profonda consapevolezza dell’importanza della parola di Dio nella liturgia e un’autentica consapevolezza della ministerialità ad essa adeguata sapranno rendere i gesti liturgici semplicemente, spontaneamente, garbatamente capaci di far trasparire il Mistero celebrato.

condividi su