V. Con o senza messa?

Dopo aver approfondito alcuni temi biblici ricorrenti nel Lezionario dei defunti, è necessario domandarsi: «Con quale criterio scegliamo di celebrare il rito delle esequie nella Messa o nella sola liturgia della Parola»? «Questa scelta viene condivisa con i parenti o è una decisione del solo sacerdote celebrante»? Nelle premesse al rito delle Esequie non troviamo nessun criterio per poter compiere questo discernimento, viene solo ribadito che: «Può avvenire che, per motivi pastorali, la celebrazione delle esequie nella chiesa non includa la Messa; in questo caso, rinviata la Messa al giorno ritenuto più opportuno, resta l’obbligo della Liturgia della Parola. La stazione nella chiesa dovrà quindi sempre comprendere la liturgia della Parola, con o senza sacrificio eucaristico, e il rito detto in passato «assoluzione», e d’ora innanzi «ultima raccomandazione e commiato» (n° 6).
Riprendendo alcuni contributi di don Silvano Sirboni, pubblicati nella rivista Settimana (2002/38) proviamo a fare alcune considerazioni in merito.
Di fronte a tante assemblee che vengono a formarsi in occasione dei funerali emerge sempre più la problematica riguardante la prassi che si è instaurata in questi ultimi trent’anni e che prevede come normale la celebrazione dell’Eucaristia durante il rito delle esequie. Sovente, se non nella maggioranza dei casi, la messa, che è senza alcun dubbio il vertice del culto cristiano anche nel ricordo dei defunti, dà proprio l’impressione di essere fuori luogo e in più con i due rischi opposti: o di non avere nessuno che si accosti alla comunione o di averne troppi, nel senso che in tale circostanza si accostano alla mensa eucaristica persone che, almeno per quanto possa giudicare l’uomo, non hanno le necessarie disposizioni. E non è certo bello e neppure liturgicamente corretto intervenire poco prima della comunione con monizioni di carattere disciplinare.
Se il funerale ritornasse ad essere in primo luogo, come nel vecchio rituale, semplicemente il rito delle esequie nel contesto di una celebrazione della parola, certamente con la possibilità della messa come è sempre stato, ma non come prima proposta, forse oggi risponderebbe maggiormente alle necessità di questo tipo di assemblee.
Per i credenti e praticanti si potrebbe restaurare l’antica tradizione che risale ai primi secoli, di celebrare cioè l’Eucaristia in memoria del defunto e in stretta relazione con il funerale nel 7° giorno dalla morte, oltre che nel 30°, come è fortemente rimasto nella prassi. Si tratta non soltanto di rispetto verso la verità della messa e del suo significato, come pure verso, forse, una gran parte dei presenti, ma di dare anche una risposta corretta alle esigenze di evangelizzazione secondo i recenti orientamenti dell’episcopato italiano che esortano a «valorizzare quei momenti in cui le parrocchie incontrano concretamente quei battezzati che non partecipano all’eucaristia domenicale e alla vita parrocchiale. in occasione dei funerali e dei momenti di preghiera per i defunti» (CVMC 57).
 
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