Barbania, Front, Levone, Rocca Canavese: quando il parroco si fa in quattro…

«È stato Luca, il ragazzo che mi fa da autista in alcune occasioni, a farmici pensare per la prima volta. Ha detto: don, è dieci minuti che siamo in macchina e siamo ancora dentro i confini delle tue parrocchie». Così don Diego Goso, parroco di Barbania, Front, Levone e Rocca commenta il suo ministero nella Valmalone. «Sono parrocchie con numeri piccoli di abitanti ma con un territorio esteso. Qui sono molto vive le frazioni, piccoli villaggi all’interno dei vari comuni, che vivono in maniera indipendente da generazioni, con le loro feste e tradizioni che mantengono alta la partecipazione alla vita di fede e sociale». Perché se è vero che i numeri anagrafici non sono alti, quelli della frequenza li tradiscono: la vita gira ancora intorno ai nostri campanili; c’è il desiderio del prete. «L’onore più bello che posso fare loro è andare a trovarli a casa, dove si è sempre accolti come fosse una festa.

La gente ha ancora il passo calmo della campagna nella vita: ci crede ai rapporti personali». Viene da chiedere però quali siano le difficoltà nel seguire quattro comunità parrocchiali vivaci come quelle della Valmalone. «Più che difficoltà parlerei di attenzioni – suggerisce don Diego – non è possibile pensare di gestire la cosa come una sola grande parrocchia. Dalla prima casa di Rocca all’ultima di Front c’è un diametro come da Superga al centro di Torino. E sono paesi molto anziani dove la neve rende difficili gli spostamenti. Questo impone di dover andare ad incontrare gruppi anche piccoli di fedeli che però non hanno la possibilità di partecipare alle grandi funzioni delle parrocchie». E poi c’è la necessità di fare alcune cose quattro volte… «Come mi ha insegnato il mio caro don Carlo Fassino nei tanti anni vissuti insieme con lui a Leinì, sono cose diverse – taglia corto don Diego – perché ogni comunità è davvero particolare e complementare alle altre. Per cui la cosa non pesa. I parrocchiani si abituano a sapere quando potranno trovare il parroco che per forza di cose può essere presente nella comunità un solo giorno a settimana: e per questo ne rispettano di più il tempo per cui lo hanno. Un po’ come capita già da queste parti per i medici di base che seguono più paesi». Più burocrazia, quattro chiese da mantenere con tutte le cappelle annesse… queste cose ci sono…

«È un cantiere sempre aperto il nostro, sorride il sacerdote, ma ho una segretaria straordinaria e tanti collaboratori validi che non mi lasciano mai solo: tra tutti il diacono Giovanni Farina e mons. Pietro Canova che sono molto generosi e amati dalla gente. Il diacono Farina si occupa quasi del tutto della comunità di Levone, pur servendo anche le altre comunità, e dimostra un grande dono che lo Spirito ha concesso alla Chiesa di Torino con le sue tante vocazioni diaconali».

Testo tratto da «La Voce del Popolo» del 28 dicembre 2014

 

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