Il Cardinale a Radio Vaticana: su Fiat Mirafiori accordi condivisi che non mortifichino nessuno

Di seguito la trascrizione dell’intervista rilasciata dal cardinale Poletto a «Radio Vaticana» sulla questione Fiat Mirafiori, dopo i colloqui dei giorni scorsi con i vertici Fiat e i sindacati (in allegato il file audio).
 
 
“Mirafiori, mi è stato garantito, non viene assolutamente dimenticata o ridimensionata”, ha dichiarato a Radio Vaticana il card. Poletto. “Il problema, però, è quello di guardare alla situazione mondiale, alla concorrenza, perché se non c’è la capacità, la forza di essere competitivi, non si vendono auto. Bisogna che ci sia un dialogo costruttivo e più collaborativo per il “governo delle fabbriche”, loro lo chiamano così: la fabbrica deve essere governata, ma non dal padrone scartando gli altri ma insieme ai sindacati e agli operai. L’auspicio è che si possano trovare accordi condivisi che non mortifichino nessuno, che non cancellino diritti acquisiti, come la libertà di sciopero, ma che ci sia la coscienza che la sfida è mondiale”.
 
Dunque, riproporre anche il valore sociale dell’impresa?
 
Non solo. Loro investono perché credono al valore sociale dell’impresa. Marchionne è fiducioso che nei primi mesi del 2011 ci sarà la ripresa delle vendite. Allora, incontrando i sindacati, ho dato questo messaggio. Soprattutto, ho dato alle tre sigle – Cigl, Cisl e Uil – il messaggio che bisogna che si mettano d’accordo, che vadano uniti.
 
Lei in questo momento è fiducioso o vede che ancora in qualche modo c’è una guerra di posizione in atto?
 
No. Io sono fiducioso perché loro hanno un progetto di mettere grandi investimenti: se mettono grandi investimenti rischiano e, quindi, sanno di farlo con la prospettiva che la cosa vada bene. John Elkan, che è l’ingegnere presidente della Fiat, mi ha detto: “La cosa è fattibile e, quindi, è esistente. Il progetto è in piedi ed è fattibile. Ma ciascuno si prenda le sue responsabilità, perché noi abbiamo la volontà di attuarlo, ma naturalmente attendiamo collaborazioni”. Questo non vuol dire diventare sottomessi ai padroni ma diventare corresponsabili, diventare collaborativi nei punti di contratto – che io non conosco – ma indubbiamente loro desiderano fare il contratto con i sindacati e possibilmente con tutti.
 
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