Mons. Nosiglia: la Sindone “resta un enigma per la scienza”

Intervento dell'arcivescovo di Torino, Custode pontificio del Sacro Telo, all'incontro degli imprenditori Ucid il 15 giugno 2015

Ormai da secoli un numero sempre più rappresentativo di scienziati sta continuamente impegnandosi in ricerche che sono di un numero indefinito, tanto da far dire che non c’è realtà più studiata della Sindone nella storia. E mentre diversi studi si portano sui problemi di scienza storica e matematica, teorica e sperimentale, il tutto avviene dimenticando il rapporto primario che lega quel Telo e la sua immagine alla persona che lo accosta e ne ricava un messaggio di vita.

Mi rendo conto che queste parole possono trovare un’eco diversa nel cuore del credente e in quello del non credente, e non voglio con esse mettere in dubbio che il diritto e l’invito alla ricerca valgono per il credente e il non credente: niente di più bello e fruttuoso del dialogo franco e sincero fra tutte le componenti della condizione umana. La Sindone è una provocazione per l’intelligenza umana, disse Giovanni Paolo II, e aggiunse che non essendo materia di fede tocca agli studiosi dare risposte appropriate al mistero che essa ancora mantiene.

Nell’ultimo studio molto approfondito con le tecniche di indagine più moderne e sofisticate fatto dall’Enea si afferma che la Sindone non può essere un falso medioevale. L’Enea inoltre riconosce che quella immagine non è dipinta, non è stampata, non è ottenuta tramite riscaldamento e che non si riesce in alcun modo, in laboratorio, a ripetere i tratti che presenta. Non c’è risposta alla domanda: come è nata e come qualcuno ha potuto farla in modo così rispondente al Vangelo? Ricordiamo che solo quando si è fatta la prima fotografia, nel 1898, è apparso il negativo della figura dell’uomo della Sindone svelando in modo vero e completo il corpo e le sue piaghe e soprattutto quel volto dalle sembianze così chiare e perfette che sembra appunto una riproduzione fotografica (cosa impossibile in antico), un volto sereno e nella quiete della morte che sembra un sonno ristoratore.

A quali conclusioni giungeranno dunque tanti sforzi di ricerca? Sappiamo quali sono le domande a cui cerchiamo risposta, ma non sappiamo che cosa troviamo. Tutto resta ancora un enigma inspiegabile per la scienza. Proprio le difficoltà attraverso le quali si muove il cammino della ricerca ci richiamano al criterio guida di ogni impresa umana: la bontà misteriosa di Dio rende forti e feconde le cose che noi siamo portati a stimare deboli e inutili. L’intelligenza del ricercatore, a servizio di una cosa “debole” come è la Sindone, può ottenere risultati significativi per la causa dell’Evangelo. Quel Signore che ha lasciato così commovente traccia di sé nel Lenzuolo e nell’immagine sindonica ha una notoria preferenza per i piccoli: si può essere “piccoli” anche da scienziati, se la ricerca viene svolta senza presunzione, senza false sicurezze.

Intanto pellegrini di ogni ceto sociale e di ogni cultura e religione e di ogni età, dai bambini ai vecchi, dai sani ai malati, stanno passando davanti a questo Telo con animo aperto al mistero, paghi di vederlo anche solo per pochi minuti che restano impressi negli occhi e nel cuore, indimenticabili per tutti.

+ Cesare Nosiglia

Arcivescovo di Torino e custode pontificio della Sindone



Testo tratto da «il nostro tempo» n° 24 di domenica 21 giugno 2015

 

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