«Sono stato battezzato in questa chiesa…»

FONTI – L’IMPORTANZA DEL «LUOGO LITURGICO»
«Sono stato battezzato in questa chiesa…»
 
In visita con i parenti ad una piccola chiesetta di una frazione vicino a Savigliano, ad un certo punto mio padre mi ha detto, indicando il fonte battesimale: «Ecco, io sono stato battezzato qui». L’immaginazione corre immediatamente a un giorno di primavera di tanti anni fa, nell’Italia tra le due guerre, quando due giovani sposi presentavano a Dio il loro figlio, perché fosse riconosciuto come figlio di Dio. Quel piccolo fonte di una chiesa di campagna costituiva un «monumento» di una lunga storia sacra, nella quale generazioni di cristiani hanno riconosciuto nella fede della Chiesa una sorgente di vita.
 
È sufficiente questo semplice ricordo per non considerare oziose domande come queste: dove è il fonte battesimale nelle nostre chiese? Se c’è, è utilizzato, oppure giace dimenticato in un angolino della Chiesa, sostituito da bacili mobili, volti a favorire la visione da parte dell’assemblea? La questione non è solo di pastorale liturgica, e dunque per addetti ai lavori. La questione non è neppure semplicemente affettiva, per nostalgici e romantici, anche se negli affetti si gioca gran parte della partita della nostra vita. La questione è ecclesiologica, nella misura in cui un piccolo fonte, fatto in un certo modo, collocato in un certo luogo, porta con sé un’immagine di Chiesa, una memoria familiare e comunitaria, ecclesiale e in alcuni casi civile.
 
Conoscere le sfumature e ripercorrere i passaggi di questa storia, scritta in piccolo monumento di pietra, è importante per non essere leggeri e superficiali nel fare e disfare, per valorizzare là dove merita, e adeguare là dove occorre. Per questo motivo nei prossimi numeri della Voce del Popolo si cercherà di raccontare la presenza dei fonti più significativi della nostra diocesi: i più antichi e singolari; i più diffusi quanto alle forme e alle funzioni liturgiche; i più moderni, quanto a realizzazione. Il tutto si inserisce in un progetto più ampio di ricerca, che si propone di censire i fonti battesimali delle nostre chiese: la loro presenza, il loro utilizzo, la loro valorizzazione dal punto di vista liturgico e catechetico. Lo scopo è quello di offrire indicazioni utili per ritrovare il fonte battesimale come luogo sorgivo della fede personale e comunitaria.
 
Il tempo nel quale viviamo segnala in effetti il curioso paradosso di una riforma liturgica che da una parte ha ritrovato la celebrazione battesimale, dall’altra ha rischiato di smarrire l’evidenza simbolica del fonte, a fronte di una lunga stagione ecclesiale nella quale era ben attestata la presenza del fonte, senza che vi fosse una celebrazione degna di questo nome. Per quale motivo, ritrovando il rito, abbiamo smarrito il fonte? La risposta a questa domanda emergerà dalle diverse puntate di una rassegna storica che ci condurrà dai fonti delle chiese più antiche ai fonti delle chiese più recenti, aiutati da esperti collaboratori e da
alcuni membri della sezione di arte sacra della Commissione liturgica diocesana.
 
L’invito a ritrovare il fonte per ritornare alla fonte, alla sorgente battesimale della vita cristiana, non si esaurisce certo nella semplice valorizzazione del luogo liturgico. Tuttavia, nella misura in cui il fonte rappresenta uno dei principali «poli» liturgici dell’edificio ecclesiale, esso funziona appunto come un polo di attrazione per le diverse ritualità che si danno l’appuntamento al fonte battesimale. Dalla veglia pasquale ai riti del battesimo e del matrimonio, passando per il rito dell’aspersione domenicale, la cura per il luogo attira la cura per i gesti e le parole che sono capaci di farci ritornare alla sorgente della nostra vita, non attraverso il sentiero scivoloso di lunghi discorsi, ma attraverso la via diretta e intuitiva del linguaggio simbolico.
don Paolo TOMATIS
Testo tratto da «La Voce del Popolo» del 14 ottobre 2012
 
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