Unità 26: l’accoglienza, una festa

l territorio dell’Unità Pastorale 26 è ricco di storia e di tradizione. Caselle Torinese, Borgaro Torinese e Mappano sono animate da una società viva che ha saputo nei decenni assorbire le ondate migratorie costruendo realtà nelle quali convivono tradizioni, esperienze, storie di donne e uomini, famiglie diverse e per questo più ricche. L’arcivescovo mons. Cesare Nosiglia troverà un ambiente molto particolare e animato da una grande speranza. Gli aerei sorvolano le chiese e le piazze, dall’alto non si comprende quanta vita, progetti, sofferenze e gioie vivano nelle comunità che compongono l’Unità pastorale.
 
Spesso i media si accorgono di questi territori solo perché accade un fatto, una tragedia, una follia; noi siamo invece dell’idea che si debbano raccontare senza omettere. I fatti, tutti i fatti cerchiamo di raccontarli partendo però dai frutti buoni di un contesto urbano e rurale dal quale ripartire per costruire la città dell’uomo. Comuni, amministrazioni, corpi intermedi, associazioni e soprattutto parrocchie e comunità ecclesiali sono dentro la dimensione feriale delle persone, dal racconto di questi contesti ripartiamo dalla descrizione di quello che sono e rappresentano le cittadine che saranno visitate dal Vescovo. Ci sono differenze e storie che uniscono ma anche divergono tra Borgaro e Caselle: due centri in espansione, con la popolazione in crescita, che raccolgono molte famiglie che vanno a risiedere nella cintura lasciando Torino.
 
Caselle è la porta di accesso alla città di Torino e alla regione Piemonte. L’Aeroporto di Torino è situato in un’area strategica dell’Europa Occidentale; Borgaro è il luogo di confine e raccordo tra Torino e le località legate ai grandi crocevia verso la pianura padana; infine Mappano, la località che ha più d’ogni altra sofferto un’indecisione politico amministrativa, e diventando Comune si pone come luogo di accoglienza per molti cittadini e nuove famiglie, con i suoi oltre settemila residenti. La società dell’Unità Pastorale è viva ma anche molto secolarizzata, grande l’impegno dei parroci, dei religiosi e dei laici nell’animazione pastorale. Giovani, famiglie, anziani e ammalati, il problema del lavoro e l’immigrazione, l’indifferenza e l’impegno sono persone, luoghi, contesti e ambiente nei quali da anni l’Up 26 sta sperimentando un approccio davvero particolare (lo raccontiamo in questo speciale nelle pagine interne) chiamato Nip (Nuova Immagine di Parrocchia).
 
Un luogo aperto, una comunità diffusa, un legame che entra nelle case, con rispetto e fiducia per annunciare il dono della fede che non è da custodire ma da testimoniare. L’azione pastorale ci raccontano i parroci nasce dalla contemplazione dei segni della presenza di Dio nel suo popolo attraverso un cammino lento e attento, basato soprattutto sulle relazioni sociali e interpersonali. Non mancano i problemi, perchè molte sono le fatiche di famiglie, giovani e anziani che sono stati colpiti dalla crisi. Il tema della mancanza di lavoro e le poche opportunità per le giovani generazioni sono uno degli aspetti più gravi che le comunità ecclesiali insieme alle amministrazioni stanno affrontando. Tra gli aspetti positivi ci sono le tante realtà ricreative e associative che animano il territorio. Partendo da queste proposte anche i parroci stanno pensando come coniugare i momenti di svago a una crescita spirituale, ovvero come raggiungere i giovani oltre il percorso sacramentale (battesimo, comunione e cresima).
 
Ricca è la dimensione della festa e della gioia, che nasce dalla comune matrice pastorale delle tre comunità parrocchiali. Portare in piazza, negli oratori e nei centri di ritrovo delle parrocchie tante persone anche in difficoltà o cammino di fede, in affanno, per momenti di convivialità e fraternità è connaturato nella pastorale di queste comunità. Sui giovani si lavora con fiducia; il senso del servizio e di uno stile di vita diverso e più autenticamente ricco di interiorità e valori fa nascere la voglia di partecipare, cambiare, non restare indifferenti rispetto ad una dimensione di «crisi » che è anche uno stato d’animo oltre che una realtà rispetto alla mancanza di prospettive e lavoro. La speranza, il coraggio e la pazienza cristiane non mancano, il lavoro di evangelizzazione che parte dai gesti e della condivisione un segno significativo che prefigura una dimensione della comunità cristiana in cammino con tutti gli uomini per costruire una vita più degna e bella per tutti.
 
Luca ROLANDI
Testo tratto da «La Voce del Popolo» del 23 marzo 2014
 
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