La sfida della quarta età: nuove prospettive di una società in cui viviamo sempre più a lungo

Modernità e quarta età

Con il mutare verso l’alto dell’aspettativa di vita, inevitabile risulta essere la variazione del termine stesso di vecchiaia. Tale importante cambiamento comporta la nascita di un concetto che fino a qualche decennio fa sembrava del tutto lontano da ogni più rosea aspettativa: quello di quarta età. Quest’ultima costituisce la fase conclusiva dell’esistenza, caratterizzata da cambiamenti e da problematiche ad essi correlati. Stando a quello che numerose statistiche affermano a proposito, pare che soltanto negli ultimi tre decenni la popolazione anziana, identificabile in quella fetta di individui la cui età superi gli 85 anni, sia più che raddoppiata. Se è vero che quella odierna è una società più che longeva, è altrettanto vero che di pari passo vi è un decremento delle nascite che non rappresenta affatto un dato incoraggiante. Tutto ciò rende necessaria un’analisi attenta non solo delle strutture e delle dinamiche familiari attuali, ma anche di una nozione, quella di quarta età, che è molto più elaborata di quello che si potrebbe erroneamente credere. Quella che negli anni passati poteva essere definita come terza età era contraddistinta dalla presenza di una vasta e variegata gamma di peculiarità. Esempio emblematico può essere ricercato nell’identificazione di essa con cromaticità, come quelle tendenti al grigio o al nero, che simboleggiavano un’austerità in mancanza della quale l’individuo era ritenuto fuori luogo. L’andamento crescente dell’aspettativa di vita deve per forza di cose condurre a pensare che la terza età non è più delimitabile tra i ristretti confini di un’esistenza giunta ormai al capolinea, ma al contrario come l’anticamera di una nuova fase il cui benessere è direttamente proporzionale ad uno stile di vita sano. Spesso e volentieri si tende a a percepire l’invecchiamento come una fattore che, oltre che pesare gravosamente nelle casse degli enti previdenziali, comporta una perdita di competenze che per una società altamente specializzata come quella di oggi rappresenta quasi un errore imperdonabile. Si è in presenza di una concezione che tende a collocare tutto ciò che è “vecchio” in un lato del contesto sociale dove l’individuo altro non può fare che attendere passivamente la propria fine. Quello che potrebbe sembrare un trend rovinoso può essere ribaltato iniziando a considerare l’invecchiamento non come una zavorra, ma come una risorsa.

Ieri ed oggi

Come accennato in precedenza, l’anzianità attuale è molto diversa da quella che si poteva vivere durante il secolo appena trascorso. Fino agli anni Settanta i sessantenni potevano essere considerati anziani a tutti gli effetti, data un’aspettativa di vita senza ombra di dubbio alcuno più bassa. In altre parole, colui che fino a non più di dieci anni fa era collocabile tra le persone anziane oggi ha l’opportunità di vivere la propria quotidianità nel pieno delle proprie possibilità, rendendosi ancora utile sia per un ambiente lavorativo dal quale ci si congeda sempre più tardi sia per un ambito familiare nel quale può ancora contribuire attivamente. Tale particolare porta a riflettere su una definizione, quella di anziano, che deve quindi discostarsi dalla propria connotazione negativa andando ad assumere una significato trasversalmente opposto.

Problemi che danno vita a soluzioni

L’avanzamento sempre più evidente dell’età media induce tuttavia ad un importante interrogativo: quali sono i risvolti qualora una persona, a causa del peggioramento delle proprie condizioni di salute, non possa più svolgere azioni e funzioni che prima espletava in completa autonomia?
Sono moti i casi nei quali ad una vita lavorativa piena ed appagante subentra un pensionamento grazie al quale giornate prima impegnate divengono improvvisamente monotematiche e prive di un apparente senso. Il rischio che le abitudini frutto di una vita di lavoro possano pericolosamente tramutarsi in stati depressivi o in stati di smarrimento è reale. Un pericolo, questo di cui si parla, al quale molte volte può essere aggiunto un altro problema, quello di una solitudine scaturente dalla perdita prematura di un coniuge.
All’interno di una collettività, come quella contemporanea, nella quale il perenne movimento è dogma principale, lo spazio per l’affettività familiare diventa sempre meno, con gli anziani che perciò rimangono per troppo tempo da soli tra le mura della propria casa. Nell’evenienza di un individuo non autosufficiente, uno stato di solitudine perpetua diviene sostanzialmente inattuabile.
La non autosufficienza non è necessariamente sinonimo di insorgenza di una patologia che costringe il soggetto a rimanere a letto tutto il giorno, ma può anche derivare da una condizione nella quale quest’ultimo riscontri dei problemi magari legati ad una difficoltosa deambulazione.
Le malattie degenerative a carattere cronico sono indubbiamente quelle più diffuse. All’aumento del’età corrisponde un concreto rischio di comparsa di patologie che vanno dall’osteoporosi al diabete fino ad arrivare all’Alzheimer. Per quello che attiene le criticità di tipo prettamente fisico, cosa buona e giusta sarebbe sottoporre l’anziano a visite periodiche volte a monitorare costantemente il suo stato di salute e a considerare le possibilità che offre oggi il mercato nell’ambito delle soluzioni per la mobilità domestica, quali montascale e ausili simili, per rendere la casa “a misura” della persona e attutire le difficoltà.
Nella fattispecie di condizioni che invece colpiscono la sfera emotiva, imprescindibile diventa non chiudersi in sé stessi, ma al contrario circondarsi di persone che possano condividere i medesimi interessi, mantenendo in questo modo in vita relazioni sociali che non sono di secondaria importanza. Sono molte, infatti, le persone, che anche dopo il pensionamento decidono di lavorare o di tenersi impegnati, magari svolgendo attività legate al volontariato. In una modernità dove la maggior parte dei nuclei familiari vedono entrambi i coniugi impegnati in un’attività lavorativa, l’ausilio delle persone anziane è ambivalente. Da un lato sorreggono economicamente i propri figli, mentre dall’altro provvedono a badare i nipoti. Un’aggiuntiva ed inaspettata risorsa potrebbe provenire da una memoria e da un’esperienza che, per generazioni ad oggi costrette ad affrontare delicate difficoltà, possono rappresentare un appiglio solido. In conclusione, da preoccupazioni connesse all’incedere della quarta età possono insomma nascere soluzioni che, mettendo la parte una colpevole esclusione, possano invece lasciare spazio all’inclusione.

 

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