“I nonni e gli anziani non sono degli avanzi di vita, degli scarti da buttare” ha detto Bergoglio
“Nelle nostre società abbiamo consegnato la vita all’idea che ognuno pensa per sé. Ma questo uccide!”. Papa Francesco esorta a marciare “giovani e anziani insieme. I giovani, profeti del futuro che non dimenticano la storia da cui provengono; gli anziani, sognatori mai stanchi che trasmettono esperienza ai giovani, senza sbarrare loro la strada”. C’è bisogno, dice il Pontefice, di “una nuova alleanza” fra giovani e anziani, perché “senza questa alleanza di vita, di sogni e di futuro, rischiamo di morire di fame, perché aumentano i legami spezzati, le solitudini, gli egoismi, le forze disgregatrici”.
“I nonni e gli anziani non sono degli avanzi di vita, degli scarti da buttare” afferma papa Francesco nell’omelia della messa della Giornata Mondiale dei Nonni e degli Anziani, letta dall’arcivescovo Rino Fisichella. “Non perdiamo la memoria di cui gli anziani sono portatori, perché siamo figli di quella storia e senza radici appassiremo – esorta -. Essi ci hanno custoditi lungo il cammino della crescita, ora tocca a noi custodire la loro vita, alleggerire le loro difficoltà, ascoltare i loro bisogni, creare le condizioni perché possano essere facilitati nelle incombenze quotidiane e non si sentano soli”.
“Chiediamoci – dice il Papa: ‘Ho fatto una visita ai nonni? Agli anziani della mia famiglia o del mio quartiere? Ho prestato loro ascolto? Ho dedicato loro un po’ di tempo? Custodiamoli, perché nulla vada perduto: nulla della loro vita e dei loro sogni”. “Sta a noi, oggi – prosegue -, prevenire il rimpianto di domani per non aver dedicato abbastanza attenzione a chi ci ha amato e ci ha donato la vita”.
“Fratelli e sorelle – aggiunge il Pontefice -, i nonni e gli anziani sono pane che nutre la nostra vita. Siamo grati per i loro occhi attenti, che si sono accorti di noi, per le loro ginocchia che ci hanno tenuto in braccio, per le loro mani che ci hanno accompagnato e sollevato, per i giochi che hanno fatto con noi e per le carezze con cui ci hanno consolato. Per favore – esorta -, non dimentichiamoci di loro. Alleiamoci con loro. Impariamo a fermarci, a riconoscerli, ad ascoltarli. Non scartiamoli mai. Custodiamoli nell’amore. E impariamo a condividere con loro del tempo. Ne usciremo migliori”.