Con i suoi 45 abitanti, è uno dei comuni più piccoli d’Italia. Il capoluogo è abbracciato da una trentina di frazioni immerse in boschi rigogliosi, in un paesaggio ricco di corsi d’acqua e caratterizzato dagli inconfondibili tetti “a Iose” (in lastre di pietra) delle borgate.
Percorrendo le stradine e i vicoli del suggestivo borgo piemontese, si possono ammirare, sugli antichi muri in pietra degli edifici, una serie di pannelli con le immagini in bianco e nero che raccontano la storia del paese: un imperdibile museo a cielo aperto tutto da scoprire.
I primi a insediarsi ad Ingria furono probabilmente i Salassi, tribù dei Galli; in seguito, i territori furono occupati dai romani fino alla caduta dell’Impero, quando si aprirono le porte ai Saraceni e ai nomadi gitani, ai quali si attribuisce l’introduzione della lavorazione del rame, la quale divenne poi uno dei tratti distintivi della cultura artigiana del posto.
Nel 1014 i possedimenti di Re Arduino, Ingria compresa, furono ceduti ai conti del Canavese; in seguito, i dissidi i conti di Valperga e di San Martino portarono ad una lunga ribellione (“tuchinaggio”) che si concluse con la sentenza di pacificazione di Bona di Borbone, madre di Amedeo VII (1391)
Da Ingria partono diversi itinerari, come quello che porta alla cima di Punta Arbella, o il bel giro delle borgate di Codebiollo, che congiunge il percorso dell’Alta Via Canavesana, con posto tappa nel Bivacco ed Ecomuseo “Valverdassa” in Borgata Blech.
Il punto informativo turistico (con possibilità di noleggio mountain bike) si trova presso Bar Ristorante «Pont Viei»,nella frazione del Belvedere che, come suggerisce il nome, è posta in un’ottima posizione panoramica.