Francesco agli universitari di Tokyo: l’educazione che non guarda al servizio degli altri è un’educazione che va verso il fallimento.

Il Papa dialoga in video-collegamento con gli studenti dell'Università Sophia di Tokyo

Papa Francesco in collgamento con gli universitari di Tokyo

Il Papa ha dialogato in video-collegamento dal Vaticano con gli studenti dell’Università Sophia di Tokyo. L’istituto aveva ricevuto dai ragazzi un centinaio di domande da porre a Francesco: ne sono state scelte 8.

La più grande gioia del Papa: stare con la gente
Un giovane gli ha chiesto quale sia stata la sua più grande gioia da quando è stato eletto Papa. Non una sola ma ho avuto tante gioie – ha risposto il Papa – “soprattutto sono molto felice quando posso stare e parlare con le persone, in special modo con i bambini, con gli anziani, con gli ammalati. Mi aiuta molto stare con le persone. Questo mi rende più giovane e mi rende felice, mi dà molta gioia. Queste sono le più grandi gioie”.

L’educazione sia al servizio degli altri non della competitività
Rispondendo alla seconda domanda, relativa ad una istruzione che mira a costruire una società competitiva, il Papa ha detto che si corre il rischio di puntare solo a fare carriera: “L’educazione invece di farti crescere ti fa diminuire, è al servizio della meritocrazia. Il merito è molto importante, ma quando voi ponete al centro di tutto il merito è già una società meritocratica, nella quale per riuscire a volte  si arriva a cose molto brutte”. “L’educazione che non guarda al servizio degli altri è un’educazione che va verso il fallimento. È un’educazione involutiva, che guarda a se stessa, e questo è pericoloso.  Il motto della tua università è ‘Un’educazione per gli altri’, un’università per gli altri, un’università di servizio. E questa è una grande ricchezza”.

Mi preoccupano i giovani senza radici
Quali sono le maggiori preoccupazioni e le speranze del Papa per i giovani di oggi? Questa la terza domanda. Sono preoccupato che perdano le radici, la memoria, ha detto Francesco: “Le radici culturali, le radici storiche, le radici familiari, le radici umane: giovani senza radici” non hanno capacità di svilupparsi. “La via più adatta per trovare le radici, è incoraggiare i giovani a dialogare con gli anziani”. Cosa deve fare un giovane? Ritrovare la memoria, cioè le radici, ma non tenerle nell’armadio, bensì farle dialogare con il presente, guardando al futuro. Quelle radici di fronte alla sfida del presente daranno frutti, domani fioriranno”. “I giovani – ha proseguito il Papa – non possono essere fermi, dovrebbero sempre essere in movimento” e camminare verso una promessa, ma radicati nelle loro radici e affrontando la sfida del presente. “Con i giovani – ha sottolineato – il mondo cambia completamente!”.

Ogni autentica religione fa crescere l’essere umano
La quarta domanda è sull’importanza della religione. “La religione non è un’invenzione teatrale – ha risposto Francesco – ma nasce dal desiderio del cuore umano di trascendere se stesso e in questa ricerca di trascendere se stesso trova l’assoluto, Dio”. “Ogni religione – nota il Papa – ti fa crescere. Se troviamo una persona che dice di essere religiosa e non cresce e non è al servizio degli altri, quella persona non è religiosa, è idolatra. Cerca guadagni in quella posizione religiosa. Ogni vera e autentica dimensione religiosa ti fa crescere e inoltre, mentre ti insegna a trascendere te stesso, ti insegna anche a porti al servizio degli altri”. La religione ti fa crescere e i grandi uomini della storia dell’umanità – spiega – sono state persone che erano religiose”. “Ovviamente – ha proseguito – la rivelazione cristiana che io professo e che tanti cristiani professano ha come regola fondamentale l’adorazione di Dio e il servizio agli altri. Se un cristiano non adora Dio e non serve gli altri, non è un cristiano. Dice di essere un cristiano …”. Il Papa ha parlato poi del fenomeno dei fondamentalismi: “Ogni confessione religiosa ha un piccolo gruppo fondamentalista che non risponde all’ideale religioso” e porta a derive terroristiche.

Prendersi cura della Terra è lottare contro la povertà
Ad una domanda sull’ambiente e sulla povertà, il Papa ha risposto che “oggi l’umanità si trova di fronte a un’opzione obbligatoria. O prende sul serio in considerazione l’ambiente o va verso il limite della distruzione dell’umanità”. Francesco ricorda di aver ricevuto in Vaticano alcuni capi di Stato dell’Oceania che gli hanno parlato del dramma di alcune isole che scompariranno tra 20 anni, perché il mare è aumentato a causa del riscaldamento globale: “Sono Paesi che stanno per scomparire, corrono questo rischio”. “Dobbiamo essere responsabili e prenderci cura della nostra Terra”. Il Papa ha parlato della deforestazione dell’Amazzonia o di altre grandi foreste, che sono l’ossigeno dell’umanità: “La deforestazione crea un enorme squilibrio”. Il Papa punta il dito contro gli interessi economici che non sanno guardare se non se stessi: “Non possiamo servire solo il denaro! Sembra che l’unica cosa che conti siano le finanze e il denaro. Sono al centro dell’interesse. E tutto è sacrificato per questo”.  E “lo squilibrio ecologico influisce sulle disuguaglianze sociali”, crea nuovi poveri. E la povertà aumenta “perché il denaro è al centro dell’intero sistema economico mondiale”.

Sono un peccatore che Dio ama molto e questo mi rende felice
“Molte persone hanno una buona immagine di te – dice uno studente –  ma qual è l’immagine che hai di te stesso?”. “Quando ci pettiniamo, ci laviamo il viso – risponde Francesco – ci guardiamo allo specchio. Ma quando lo specchio diventa parte della tua vita, inizi a dialogare con lo specchio, in un atteggiamento quasi o totalmente narcisistico, arrivi ad una patologia di auto-referenzialità. Penso che dobbiamo stare molto attenti quando cerchiamo di giudicare noi stessi. Dobbiamo fare attenzione a non cadere nella valutazione dello specchio. Perché ci ingannerà, ci ingannerà sempre. Mi hai chiesto qual è l’immagine che ho di me stesso. Cerco di non guardarmi allo specchio. Perché è una cosa da cui ti devi guardare costantemente, perché la vanità ti può afferrare ovunque. Cerco, una o due volte al giorno, di guardarmi dentro le cose che ho sentito durante il giorno, nelle cose che sono accadute dentro di me” per “giudicare me stesso per quello che ho fatto, per la decisione che ho preso, per un atteggiamento che ho avuto”. E conclude: “Penso di essere un peccatore che Dio ha amato molto e che lo ama ancora. E questo mi rende molto felice”.

L’uomo è un migrante
Sulla questione dei rifugiati il Papa risponde che “oggi è un problema di particolare rilevanza” ma riguarda la storia dell’uomo: “L’uomo è un migrante. L’Europa, oggi, è costituita da migranti che per secoli sono arrivati ​​nel continente. Gli europei non sono una razza nata qui in Europa e sono europei. Hanno radici migranti”. “Il problema migratorio in Europa – ha sottolineato – è la più grande tragedia dopo la Seconda Guerra Mondiale” ed è un “problema che dobbiamo affrontare”. Un migrante che fugge dalla guerra o dalla fame “non può essere rifiutato. È una persona”: bisogna accoglierla e integrarla. Questo significa non rinchiudere i migranti in un ghetto. “Integrare è accogliere la persona, dare un’istruzione e un lavoro”. Al contrario, l’abbandono della persona, l’isolamento, può creare problemi contro la pace fomentando i gruppi terroristici. Un percorso inverso è la mescolanza, nuove famiglie che nascono dall’integrazione dei popoli”. “Certo, il migrante deve rispettare le leggi di quella società che lo riceve, la sua storia”. Il Papa ha poi parlato dell’inverno demografico dell’Europa: “Gli europei non hanno figli. E quello spazio prima o poi sarà occupato da quelli che verranno”. L’integrazione è il modo affinché questo fenomeno avvenga in maniera non traumatica.

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