A me mi piace dire: “A me mi piace” anche se non si dice
Però rende l’idea in maniera molto più efficace…
( “A me mi piace”- ALFA – ft. Manu Chao)
E’ Alfa che lo canta, e a me richiama immediatamente il cipiglio di mia madre, prof. per una vita e fin nel midollo, che tuonava in tono di veemente riprovazione:
“A me mi, no!! A me mi, no!!” fin dalla mia più’ tenera età.
Tuttavia, come spesso capita con le sgrammaticature, è vero che può servire a esprimere il concetto in modo più incisivo e più marcato.
Comunicare “ in maniera più efficace”: in che modo mi riguarda?
In ogni modo.
Non è questione da addetti ai lavori, e basta.
Almeno se si tratta di fede cristiana.
Mi posso togliere dalla testa che il problema si riduca ad ascoltare preti, religiosi, vescovi e papi con un sopracciglio inarcato e poi sparare il mio mi piace, non mi piace.
A seconda che lo stile e l’espressione mi garbino di più.
Non sono solo loro, a dover comunicare: sono io, così come sono, dove sono, con chi sono, a doverlo fare.
Sbalordimento primo: come, comunicare in materia di fede & religione? Io?!
Sissignore: anche in materia di fede e religione.
Non è una botta di megalomania, né una scantonata mistica.
E’ che se io sono cristiano (e se sono qui, lo sono) non è per scelta mia, ma per scelta d’altri.
Non voi avete scelto me, ma io ho scelto voi.
E se sono stato scelto, crederò mica che la cosa finisca li?
Scelto, mandato, destinato a seguire Chi mi ha scelto.
Ulteriore sbalordimento: ma sono mica un prete, io!
Per fortuna generale, no.
Ma è evidente che solo io, e non un prete, un religioso, un vescovo o il papa, posso andare nel mio micro mondo e là portare la presenza del Dio che mi ha prescelto.
Quegli altri, fino ai gradini piu’ alti del Magistero, intanto è assai improbabile che vengano intercettati o frequentati.
Poi, che vengano ascoltati.
Poi, che vengano seguiti.
Cosa vuoi che dica? E’ il papa ( un vescovo, un prete, ecc)…
Sottinteso: altro mondo, io ho una vita da vivere in carne e ossa…
Il fatto stesso che la loro comunicazione avvenga nella cornice religiosa, innalza di tono l’eventuale messaggio – ammesso che venga recepito – ma lo confina pure nel cassetto pratica & devozione, categoria a parte, tutt’altra roba rispetto alla esistenza di tutti i giorni.
Chiaro che il primo e mio specifico modo di comunicare, l’unico efficace veramente , deve essere il mio fare.
Agli altri non interessa per nulla che io blateri e concioni.
Ma se mi vedono agire – io, uno di loro – per come sono stato scelto e mandato a fare, quello lo possono capire, toccare con mano, verificare.
Non sono necessarie spiegazioni, anzi, nel caso mio, direi che il silenzio è d’oro.
Meno io mi proclamo, maggiormente parleranmno i miei fatti.
Naturalmente, i fatti devono esserci.
E certo non devono essere fatti dei quali nel Vangelo sta scritto “ Non fanno così anche i pagani?”
Nessuna paura: non devo inventarmi proprio nulla.
Solo: prendere sul serio quel che mi è stato detto, e metterlo in pratica.
Stop.
C’è una seconda cosa che posso togliermi dalla testa.
Che io sia stato scelto, e mandato, per poi starmene a scaldare pigramente il banco della vita.
Tutto, ma proprio tutto il contrario.
Dunque non posso cavarmela con uno schemino devozionale che riguardi peccati, virtù, pratiche e preghiera.
Tutta roba bella e santa.
Ma se io mi limito a fare il compitino (!) nei tempini e nei luoghini deputati?
E poi campo come se fossi in una realtà completamente altra?
Allora io spreco non solo tempo e vita miei, ma pure il fatto di essere stato scelto.
Spreco il Vangelo e la fede, che mi dicono essere un dono.
Che il nostro ineffabile Dio ha deciso di mettere in mano – anche – a me, per farlo arrivare a tutti quelli del mio mondo.
Non a quelli che ritengo io.
Non a quelli che la pensano come me.
Non a quelli che credono come me.
Ma a tutti quelli del mio mondo.
Avrebbe detto papa Francesco TODOS! TODOS!TODOS!
E poiché Francesco era uno che di comunicazione efficace e poco devota se ne intendeva alla grande, e in più era di lingua spagnola, va giusto bene che Alfa canti questo brano featuring Manu Chao e il suo me gustas tu.
Tutto si tiene, insomma.
E mi aiuta a pensare che spesso il mio presunto essere cristiano verta più sul “dovere esserlo” che sul “piacere di esserlo”.
Domanda finale: ma questo non è il modo peggiore, direbbero i tecnici, di veicolare un messaggio?
Ascolta qui la canzone:
https://www.youtube.com/watch?v=4GJtTqVWPIs
Lorenzo Cuffini