Introduzione storico-teologica

sul rapporto laicità - istituti secolari

Ultimamente si è sentita l’esigenza di fondare teologicamente il senso della LAICITA’ del MONDO per distinguerla dal LAICISMO che orienta a costruire la città dell’uomo a prescindere da ogni riferimento a Dio e ai valori della fede.
Si è pensato di ricuperare il senso della laicità della creazione quale emerge dalle prime pagine della Bibbia e sgorga da una lettura cristiana dell’atto creativo.
Sotto questo aspetto si è scoperto che la laicità del mondo esiste prima che la Chiesa la scopra e l’accetti.
Il mondo è una realtà pienamente umana, terrena, affidata da Dio all’uomo con la vocazione di utilizzarla e di svilupparne le potenzialità, seppure a condizione di non misconoscerne la sua creaturalità e rispettarne l’Assoluto di Dio da cui dipende nella sua origine, nel suo essere e nel suo fine ultimo.
 
Il senso della laicità del mondo e del rapporto della Chiesa col mondo è determinato dall’evento “Gesù di Nazareth”, dall’Incarnazione alla vita pubblica, fino alla morte di croce e all’intronizzazione gloriosa.
L’essere umano è colui che Dio unisce irrevocabilmente a sé nell’evento della sua Incarnazione nel mondo, come “luogo” proprio nel quale Egli si manifesta e attua la sua presenza nella storia dell’umanità.
A partire dall’Incarnazione, la santificazione del mondo passa attraverso la santificazione dell’uomo e non dalla sacralizzazione delle realtà umane.
L’uomo, rinnovato dalla Parola di Dio e ‘rinato dall’alto’ opera dal di dentro della comunità umana e delle sue strutture per animarle con lo spirito evangelico, orientandole verso Dio nel rispetto della loro legittima autonomia.
Questo uomo rinato dall’alto opera come lievito nella storia.
Il Figlio di Dio viene nel mondo e non si separa da coloro che viene a salvare; al contrario, sceglie di stare al loro fianco, di sedere a tavola con i pubblicani e i peccatori, di passare di villaggio in villaggio facendosi fratello con i fratelli, inserendosi profondamente nella comune condizione degli uomini in una vissuta solidarietà con tutti.
L’evento salvifico della morte in croce di Gesù redime la condizione umana e la chiama a diventare un tempio vivente, un sacerdozio santo, un sacrificio gradito a Dio.
La Chiesa è questo popolo interamente redento e la vita dell’uomo diventa culto vivente, ‘spirituale’, in opposizione a quello ‘materiale’ del tempio.
Ne consegue che l’ESISTENZA LAICALE costituisce la base fondamentale della vocazione e della missione della Chiesa nel mondo e non rappresenta una realtà in secondo piano rispetto alla gerarchia e al culto.
Il sacerdozio ministeriale è al servizio del sacerdozio comune di tutti i credenti in Cristo.
E’ la condizione laicale cristiana che esprime l’omogeneità della Chiesa al mondo e la rappresenta al vivo.
Da ciò scaturisce una forma di Chiesa povera di sé, libera da ogni ideologia, totalmente a servizio dell’uomo e della sua ‘ricreazione’, perché l’uomo ricreato sia in grado di trasformare la comunità umana e il mondo nella prospettiva escatologica del Regno.
 
Nel Codice di Diritto Canonico del 1917 i laici venivano definiti mediante una negazione: i laici sono coloro che non sono preti.
Il Concilio Vaticano II, nella Lumen Gentium n.31, delinea in modo positivo l’identità del laico: è colui che cerca il Regno di Dio trattando le cose temporali e ordinandole secondo Dio.
 
I dibattiti e gli approfondimenti del post Concilio si basano su alcuni concetti di fondo:
 
– la dignità dei laici, incorporati a Cristo per il Battesimo e fatti partecipi, nella loro misura, dell’ufficio sacerdotale, profetico e regale di Cristo, e la loro missione nel mondo;
– la vocazione alla santità di tutti gli uomini, in qualunque stato di vita si trovino;
– la visione unitaria e grandiosa dell’universo creato e della storia umana che hanno alla radice e al vertice Cristo in vista del quale tutto è stato fatto e nel quale tutto il creato trova il suo centro e viene ricondotto al Padre.
 
Il Sinodo del 1987 su Vocazione e missione del laico segna una ulteriore importante tappa per la presa di coscienza della dignità del laico e della sua responsabilità.
All’interno del tema della laicità si pone la ricerca dei connotati femminili della laicità:
La Mulieris Dignitatem sottolinea la partecipazione della donna al mistero dell’eterno generare che è in Dio e il contributo che essa può dare per la formazione di una nuova personalità umana.
 
Gli ISTITUTI SECOLARI si situano all’interno della LAICITA’ nella Chiesa.
Essi si distinguono da tutte le forme di vita consacrata perché, per i loro membri, rimanere laici tra laici, in genere senza vita in comune, è elemento essenziale e determinante della loro vocazione, al pari della consacrazione a Cristo.
Anche nei primi tre, quattro secoli dell’era cristiana ci fu una forma di consacrazione a Dio vissuta nel mondo: era la verginità consacrata o il celibato “per il Regno” sulla base di una osservanza integrale del Vangelo.
Poi, con il sorgere degli Ordini monastici, questa forma di vita scomparve.
In Italia, e in altre parti del mondo, è alla fine del secolo scorso e agli inizi di questo che comincia a profilarsi l’ideale di consacrarsi a Dio, rimanendo nel mondo ad operare nell’interno di esso, per l’avvento del Regno di Cristo.
La nascita degli Istituti Secolari si può far risalire al 2 febbraio 1947 quando Pio XII promulgò la Costituzione Apostolica Provida Mater Ecclesia: con essa veniva dato un fondamento giuridico e un posto nella Chiesa alla nuova forma di vita consacrata in pieno mondo che già da anni era sperimentata.
L’idea che ha ispirato la nascita e lo sviluppo degli I.S. è stata suscitata dal desiderio di una sintesi tra la piena consacrazione della vita secondo i consigli evangelici di castità, povertà, obbedienza, propria dei religiosi e la piena responsabilità di una presenza e di una azione trasformatrice all’interno del mondo, propria della secolarità dei laici.
In poche parole: il desiderio di vivere radicalmente il proprio Battesimo.
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