«Riscoprire l’emozione di guardare tutti insieme un film», rubrica «Lo spigolo tondo»/48

Articolo pubblicato su «La Voce E il Tempo» del 25 giugno 2023

Giacomo Abbruzzese, autore di «Disco Boy», il film con protagonista Franz Rogowski premiato all’ultima Berlinale, ha dichiarato che ormai il cinema ha perso il ruolo centrale nella costruzione dell’immaginario collettivo. Per questa ragione, ma non solo, negli ultimi mesi i film del passato restaurati riproposti sul grande schermo in versione originale stanno riscuotendo un grande successo, riuscendo a intercettare un pubblico anche molto giovane.

Questa tendenza è confermata da Stefano Boni, ex programmatore del Cinema Massimo e ora responsabile delle Collezioni del Museo del cinema di Torino: «Dopo la pandemia c’è stato un cambio generazionale: il pubblico giovane oggi sceglie di andare a vedere grandi blockbuster oppure i classici. Le retrospettive funzionano meno rispetto al passato, mentre singoli eventi come ad esempio le riproposizioni di ‘Psyco’ oppure di ‘Goodbye, Dragon Inn’, accompagnato in sala dal regista Tsai Ming-liang, hanno successo, più del cinema d’autore contemporaneo».

Questa tendenza è confermata anche dai dati della Cineteca di Bologna, che, grazie all’esperienza del «Cinema ritrovato», propone dal 2013 un listino annuale con «capolavori di ogni tempo (e senza tempo) che tornano a essere prime visioni». Nell’ultima stagione, oltre al già citato film di Hitchcock, sono tornati in sala «Sciuscià», «Cantando sotto la pioggia», «El» di Buñuel e cinque film di Buster Keaton. In queste settimane Cecchi Gori organizza l’uscita delle prime pellicole di Pedro Almodovar, mentre I Wonder ripropone «Essere o avere» di Nicolas Philibert e la Warner, per il suo centenario, «Le ali della libertà» di Frank Darabont.

C’è un altro elemento che condiziona l’orientamento del pubblico secondo un altro genius loci del cinema, Carlo Griseri, direttore di SeeYouSound e curatore della preziosa Agenda del cinema a Torino: «Credo che questo scenario sia condizionato anche da una sorta di effetto nostalgia, dove coloro che hanno visto i film da bambini tra anni ’70 e ’90, tornano in sala insieme alle loro famiglie». In questa prospettiva sembra pesare anche l’elemento rassicurante del noto e del già visto. Non è un caso che nuovi titoli, in arrivo sugli schermi nelle prossime settimane, guardino al passato, come l’ultimo capitolo della saga di «Indiana Jones», ancora interpretato da Harrison Ford, o la «Barbie» firmata da Greta Gerwig; entrambi si rivolgono a un pubblico kidadult come l’ha definito Simona Siri su «La Stampa».

Da organizzatore culturale che lavora soprattutto in contesti periferici, dove da decenni hanno chiuso le sale, ritengo sia importante riportare il cinema in questi contesti per due ragioni: la prima riguarda cercare di far vivere l’emozione condivisa del guardare insieme un film sul grande schermo. Proiettare negli spazi pubblici, nelle piazze, nelle case del quartiere, nei centri giovanili può non solo far scoprire la storia del cinema, ma anche aiutare a ricostruire un’idea di comunità. La seconda ragione che muove il lavoro dell’Associazione Museo nazionale del cinema è di proporre iniziative gratuite a un pubblico giovanissimo, spesso ragazze e ragazzi di origine straniera, per cercare di rendere accessibile la cultura a tutti, perché il Covid ha aumentato le diseguaglianze, soprattutto nell’ambito della fruizione culturale.

Vittorio SCLAVERANI, Presidente dell’Associazione Museo nazionale del cinema (AMNC)

(su «La Voce E il Tempo» del 25 giugno 2023)

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