«Sorrisi e sottaceti», rubrica «Lo spigolo tondo»/27

Articolo pubblicato su «La Voce E il Tempo» del 5 giugno 2022

Musi lunghi, con la faccia da sottaceto: lo dice Papa Francesco dei cristiani seriosi e mugugnanti. Siamo davvero così? È doveroso chiedercelo, complice il calendario che ci ricorda San Filippo Neri, esempio di umorismo e di ironia.

«Neri ancora oggi viene ricordato per la carica di gioia con la quale raccoglieva i giovani e i poveri della Roma del suo tempo. In mezzo ai fasti della Chiesa rinascimentale, più attenta al potere che al Vangelo, San Filippo predicava e viveva la carità con il sorriso. Penso che il compito di un prete non sia tanto portare le anime in paradiso, ma quello di far sentire un po’ di paradiso anche sulla terra, specialmente in chi per la durezza della vita rischia di credere solo all’inferno». Chi parla così è don Giovanni Berti, e il suo è un parere qualificato, quando si parla di sense of humour dei cattolici. Con il nome di Gioba, è infatti autore di vignette e libri (l’ultimo appena presentato al Salone di Torino).

L’ironia riguarda la comunicazione e il linguaggio. Per questo, può agevolare confronto e dialogo. Un sorriso insieme, più che un ghigno contro, possono fare molto di più del muro contro muro. Dice Gioba: «Che bella una Chiesa dove le porte sono aperte, senza i catenacci dei pregiudizi, e dove tutti hanno il loro posto. Che bella una Chiesa dove alla scuola del Vangelo si imparano a superare le paure che dividono gli uomini in categorie, e dove ci si ama semplicemente come fratelli e sorelle». Insomma: uno dei famosi ponti da costruire. «Don Pier Jabloyan, salesiano, traduce le mie vignette in arabo e mi porta virtualmente a sorridere in altre terre. Io dico che è un onore. È proprio vero che l’umorismo e il ridere uniscono il mondo».

Altro risultato non da poco: eliminare la naftalina dell’abitudine. «Cercare di togliere la Bibbia da quello scaffale polveroso e per pochi esperti dentro il quale spesso come Chiesa la chiudiamo. Sono appena stato a Rovigo, dove abbiamo organizzato ‘E Dio rise’, due incontri nel Seminario, con un gruppo di giovani fantastici che si sono messi in gioco con la Bibbia. Abbiamo ‘giocato’ con uno dei testi più difficili e fantastici delle Sacre Scritture, l’Apocalisse, creando dei meme che con un nuovo linguaggio vogliono ‘far uscire’ l’ultimo libro biblico dalla polvere per addetti ai lavori. Tutto il loro lavoro va a finire nel festivalbiblico che si è aperto il 13 maggio a Rovigo e nelle altre diocesi venete, centrato appunto sull’Apocalisse. Che non è un libro triste ma apre alla speranza di Dio che alla fine della Storia vince e salva… Come scrisse Lutero mezzo millennio fa, la fine della storia sarà una grande risata degli uomini con Dio e di Dio con gli uomini».

Non solo praticare l’umorismo, ma diffonderlo, insegnarlo ai giovani. Anche per recuperarli o cercare di farlo alla vita e alla frequentazione della Chiesa. «Il problema dei giovani nella Chiesa», afferma, «ritorna spesso quando vediamo le chiese sempre più deserte delle giovani generazioni. Parafrasando un film dei fratelli Coen (‘Non è un paese per vecchi’) possiamo dire che la Chiesa non è più un paese per giovani?». Ahinoi, possiamo.

Gian Luca CARREGA su «a Voce E il Tempo» del 5 giugno 2022

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