Convegno Nazionale di pastorale universitaria

L'8 ed il 9 marzo a Roma l'appuntamento della Cei

Convengno di Pastorale Universitaria

CHIESA E UNIVERSITÀ: CANTIERI DI SPERANZA

Echi da chi vi ha partecipato.

Un momento di ascolto, confronto e riflessione comune che fa riferimento al Sinodo dei giovani del prossimo ottobre, e all’incontro di Papa Francesco con gli studenti e il mondo accademico bolognese dello scorso 1° ottobre, “nel quale il Pontefice ha espresso l’auspicio che le aule universitarie siano cantieri di speranza”. Così Ernesto Diaco, direttore dell’Ufficio nazionale per l’educazione, la scuola e l’università della CEI, introducendo a Roma i lavori del Convegno nazionale di pastorale universitaria, promosso dallo stesso Ufficio in collaborazione con il Servizio nazionale per la pastorale giovanile. “Vogliamo cercare di costruire o contribuire ad alimentare luoghi – università, cappellanie, collegi – in cui la prospettiva di speranza sia la nostra guida”, spiega Diaco, secondo il quale “non possiamo pensare di costruire la società e di occuparci di educazione dei giovani chiusi ciascuno nel proprio ambito. Occorre una sempre rinnovata alleanza tra Chiesa e università”. Con riferimento alla riunione presinodale in programma a fine mese, il direttore afferma: “Scuola e università verranno probabilmente inserite nell’Instrumentum laboris. Questo è un bel segno. Il nostro obiettivo è che si prenda sempre più coscienza del valore della pastorale universitaria e di questa necessaria alleanza tra università e Chiesa”.

L’ETÀ DELLE SCELTE: ORIENTAMENTO E DISCERNIMENTO IN UNIVERSITÀ

CHIESA E UNIVERSITÀ: CANTIERI DI SPERANZA Convegno a Roma per la Pastorale universitaria nazionale  Un momento di ascolto, confronto e riflessione comune che fa riferimento al Sinodo dei giovani del prossimo ottobre, e all’incontro di Papa Francesco con gli studenti e il mondo accademico bolognese dello scorso 1° ottobre, “nel quale il Pontefice ha espresso l’auspicio che le aule universitarie siano cantieri di speranza”. Così Ernesto Diaco, direttore dell’Ufficio nazionale per l’educazione, la scuola e l’università della CEI, introducendo a Roma i lavori del Convegno nazionale di pastorale universitaria, promosso dallo stesso Ufficio in collaborazione con il Servizio nazionale per la pastorale giovanile. “Vogliamo cercare di costruire o contribuire ad alimentare luoghi – università, cappellanie, collegi – in cui la prospettiva di speranza sia la nostra guida”, spiega Diaco, secondo il quale “non possiamo pensare di costruire la società e di occuparci di educazione dei giovani chiusi ciascuno nel proprio ambito. Occorre una sempre rinnovata alleanza tra Chiesa e università”. Con riferimento alla riunione presinodale in programma a fine mese, il direttore afferma: “Scuola e università verranno probabilmente inserite nell’Instrumentum laboris. Questo è un bel segno. Il nostro obiettivo è che si prenda sempre più coscienza del valore della pastorale universitaria e di questa necessaria alleanza tra università e Chiesa”.   L'ETÀ DELLE SCELTE: ORIENTAMENTO E DISCERNIMENTO IN UNIVERSITÀ  “In una relazione di accompagnamento e di aiuto non bisogna chiedersi che cosa stia chiedendo una persona, ma chi è la persona che abbiamo davanti”, ne è convinto padre Giulio Parnofiello, cappellano dell’Università “Sapienza” di Roma il quale si è soffermato sul discernimento proposto da sant’Ignazio negli Esercizi dopo aver offerto la “fotografia” degli studenti emersa da un questionario somministrato nella cappella de “La Sapienza”. Per gli intervistati, spiega, la scelta universitaria risulta qualcosa di slegato da un progetto di vita più ampio e organico; nelle relazioni con gli altri l’asse centrale resta sempre l’io “perché le relazioni servono a stare bene e a non sentirsi soli” dunque “sono mezzi e non fini”. Oltre alla solitudine, aggiunge, il timore più grande è quello di fallire rispetto alle aspettative nei loro confronti. Dal punto di vista della fede, la maggior parte degli intervistati si dichiara credente ma, precisa il gesuita, rivela “una molteplicità di paradigmi ecclesiologici e di visioni teologiche discordanti” che esprime “la mancanza di un linguaggio comune”. Inoltre, “la sensazione è che la missione della Chiesa sia soprattutto di tipo sociale”. Di qui “il bisogno di senso e di una storia in cui riconoscersi”.  Michele Faldi, dell’Università Cattolica del Sacro Cuore, afferma: “Oggi un giovane che entra in università ha bisogno di essere preso sul serio, di essere aiutato a comprendere ciò che è, ciò che ha davanti, a percepire la complessità dell’ambiente in cui si trova e ad essere realista”, spiega ancora l’esperto. Positivo il giudizio sull’alternanza scuola–lavoro: “Un primo interessante esperimento di orientamento per i giovani, opportunità per sperimentarsi e vedersi in azione acquisendo quelle soft skill che il mondo del lavoro richiede ma non sono oggetto di corsi universitari”. E l’orientamento, assicura, non si esaurisce con l’immatricolazione: “È un cammino che lo studente è chiamato a continuare a compiere durante il percorso universitario e che prosegue anche dopo l’università nell’itinerario verso il mondo del lavoro”.  UNIVERSITÀ CANTIERE DI UN NUOVO UMANESIMO EUROPEO “Il prossimo è l’uomo che incontro, è qualsiasi persona che attraversa la storia delle mie giornate. Importante non è sapere chi egli sia”, ma “avere occhi per vedere”, afferma mons. Nunzio Galantino, segretario generale della Cei, nell’omelia della Messa e “a proposito dei bisogni del prossimo è facile – ansiosi di efficienza come siamo – che dimentichiamo un fatto: il prossimo ha bisogno di ‘condivisione’, non solo di un servizio – osserva -. Con un’immagine figurata, possiamo dire che l’affamato non ha bisogno solo di un piatto di minestra, ma anche di un posto a tavola”. Per Galantino, “le nostre comunità se non si pongono in ascolto della Parola corrono un grave rischio: quello di essere tutte proiettate verso le urgenze, verso le emergenze e verso i bisogni, e meno attente alla fraternità, alle persone e alla condivisione. Corrono il rischio di essere comunità che vivono di molte iniziative, ma di poche relazioni”. Nel sottolineare che la Chiesa è “consapevole della rilevanza che il mondo universitario ha nella formazione delle giovani generazioni e per lo sviluppo del Paese”, il segretario CEI sottolinea il ruolo della pastorale universitaria di “antidoto contro la spersonalizzazione dei processi formativi”. Di qui la convinzione di Galantino che “anche nel particolare contesto della formazione terziaria, si possa studiare – e realizzare – una nuova ‘alleanza’ tra l’Università, la Chiesa e la società nel suo insieme”. Un dialogo che “deve crescere e strutturarsi, anche mediante espliciti accordi, collaborazioni specifiche e occasioni periodiche di incontro”. Per questo occorre “trovare insieme le forme più adatte di questo rapporto, a tutti i livelli: oltre a metterci in grado di rispondere meglio alla missione specifica di ciascuno, sarà il segno che vogliamo farci carico insieme di quel ‘diritto alla speranza’ di cui parla il Papa e che i giovani ci chiedono sia loro riconosciuto sia a parole sia con i fatti”.  Rispetto alla proposta, lanciata dai promotori dell’incontro alla fine dei lavori, di un Manifesto “Chiesa e Università cantieri di speranza” che possa costituire un punto di partenza per gli altri atenei del Paese, Galantino ha detto: “Mi auguro che si possa andare avanti e vi assicuro che come Chiesa italiana ci siamo”. “Si tratta di individuare dieci punti sui quali far convergere e impegnare atenei e collegi universitari.

La delegazione torinese

“In una relazione di accompagnamento e di aiuto non bisogna chiedersi che cosa stia chiedendo una persona, ma chi è la persona che abbiamo davanti”, ne è convinto padre Giulio Parnofiello, cappellano dell’Università “Sapienza” di Roma il quale si è soffermato sul discernimento proposto da sant’Ignazio negli Esercizi dopo aver offerto la “fotografia” degli studenti emersa da un questionario somministrato nella cappella de “La Sapienza”. Per gli intervistati, spiega, la scelta universitaria risulta qualcosa di slegato da un progetto di vita più ampio e organico; nelle relazioni con gli altri l’asse centrale resta sempre l’io “perché le relazioni servono a stare bene e a non sentirsi soli” dunque “sono mezzi e non fini”. Oltre alla solitudine, aggiunge, il timore più grande è quello di fallire rispetto alle aspettative nei loro confronti. Dal punto di vista della fede, la maggior parte degli intervistati si dichiara credente ma, precisa il gesuita, rivela “una molteplicità di paradigmi ecclesiologici e di visioni teologiche discordanti” che esprime “la mancanza di un linguaggio comune”. Inoltre, “la sensazione è che la missione della Chiesa sia soprattutto di tipo sociale”. Di qui “il bisogno di senso e di una storia in cui riconoscersi”.

Michele Faldi, dell’Università Cattolica del Sacro Cuore, afferma: “Oggi un giovane che entra in università ha bisogno di essere preso sul serio, di essere aiutato a comprendere ciò che è, ciò che ha davanti, a percepire la complessità dell’ambiente in cui si trova e ad essere realista”, spiega ancora l’esperto. Positivo il giudizio sull’alternanza scuola–lavoro: “Un primo interessante esperimento di orientamento per i giovani, opportunità per sperimentarsi e vedersi in azione acquisendo quelle soft skill che il mondo del lavoro richiede ma non sono oggetto di corsi universitari”. E l’orientamento, assicura, non si esaurisce con l’immatricolazione: “È un cammino che lo studente è chiamato a continuare a compiere durante il percorso universitario e che prosegue anche dopo l’università nell’itinerario verso il mondo del lavoro”.

UNIVERSITÀ CANTIERE DI UN NUOVO UMANESIMO EUROPEO

“Il prossimo è l’uomo che incontro, è qualsiasi persona che attraversa la storia delle mie giornate. Importante non è sapere chi egli sia”, ma “avere occhi per vedere”, afferma mons. Nunzio Galantino, segretario generale della Cei, nell’omelia della Messa e “a proposito dei bisogni del prossimo è facile – ansiosi di efficienza come siamo – che dimentichiamo un fatto: il prossimo ha bisogno di ‘condivisione’, non solo di un servizio – osserva -. Con un’immagine figurata, possiamo dire che l’affamato non ha bisogno solo di un piatto di minestra, ma anche di un posto a tavola”. Per Galantino, “le nostre comunità se non si pongono in ascolto della Parola corrono un grave rischio: quello di essere tutte proiettate verso le urgenze, verso le emergenze e verso i bisogni, e meno attente alla fraternità, alle persone e alla condivisione. Corrono il rischio di essere comunità che vivono di molte iniziative, ma di poche relazioni”.

Il panel dei relatori del primo giorno

Il panel dei relatori del primo giorno

Nel sottolineare che la Chiesa è “consapevole della rilevanza che il mondo universitario ha nella formazione delle giovani generazioni e per lo sviluppo del Paese”, il segretario CEI sottolinea il ruolo della pastorale universitaria di “antidoto contro la spersonalizzazione dei processi formativi”. Di qui la convinzione di Galantino che “anche nel particolare contesto della formazione terziaria, si possa studiare – e realizzare – una nuova ‘alleanza’ tra l’Università, la Chiesa e la società nel suo insieme”. Un dialogo che “deve crescere e strutturarsi, anche mediante espliciti accordi, collaborazioni specifiche e occasioni periodiche di incontro”. Per questo occorre “trovare insieme le forme più adatte di questo rapporto, a tutti i livelli: oltre a metterci in grado di rispondere meglio alla missione specifica di ciascuno, sarà il segno che vogliamo farci carico insieme di quel ‘diritto alla speranza’ di cui parla il Papa e che i giovani ci chiedono sia loro riconosciuto sia a parole sia con i fatti”.

Rispetto alla proposta, lanciata dai promotori dell’incontro alla fine dei lavori, di un Manifesto “Chiesa e Università cantieri di speranza” che possa costituire un punto di partenza per gli altri atenei del Paese, Galantino ha detto: “Mi auguro che si possa andare avanti e vi assicuro che come Chiesa italiana ci siamo”. “Si tratta di individuare dieci punti sui quali far convergere e impegnare atenei e collegi universitari. Questo convegno ne sia il punto di partenza”, ha spiegato Alberto De Toni, segretario generale della Conferenza dei rettori delle università italiane (Crui) dopo aver evidenziato la centralità della relazione docente-studente e l’importanza che gli atenei siano cantieri di incontro e speranza per formare persone capaci di interagire con la società.

don Mauro Canta

Responsabile pastorale universitaria di Asi

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