«Perché loro e non io?», a Palazzo Barolo al via un ciclo di conferenze sulle carceri

Apertura venerdì 19 gennaio 2024 alle 17; interviene l'Arcivescovo

Con la mostra “Giulia & Tancredi Falletti di Barolo Collezionisti”, allestita alla Galleria Sabauda e aperta fino al prossimo 7 aprile, si chiude il programma di eventi organizzati nel corso del 2023 per celebrare il Bicentenario del Distretto Sociale Barolo a Torino ma, con nuovi appuntamenti, la proposta di iniziative culturali e di carattere sociale dell’Opera Barolo prosegue già a partire dalle prime settimane del 2024.

E’ infatti in programma un ciclo di incontri a Palazzo Barolo (via delle Orfane 7) dedicati alle tematiche del carcere: sei appuntamenti, in calendario dal 19 gennaio al 13 dicembre 2024, in cui saranno affrontati argomenti come le condizioni di vita dei detenuti e di chi lavora nei luoghi di reclusione; le iniziative culturali, le attività educative e formative dentro e fuori gli istituti di pena torinesi; la giustizia riparativa; le alternative alla reclusione per scontare le condanne; le luci e le ombre del sistema carcerario nel nostro Paese.

Il ciclo di conferenze sul carcere, organizzato dall’Opera Barolo in collaborazione con il settimanale diocesano “La Voce e Il Tempo”, si intitola “Perché loro e non io? (Papa Francesco). Perché loro sono dentro e io fuori? (Giulia di Barolo)” e si apre venerdì 19 gennaio 2024 alle ore 17 – il giorno della morte della Marchesa Giulia di Barolo, di cui nel 2024 ricorre il centosessantesimo anniversario – con l’incontro sul tema «A scuola in carcere» e la presentazione del libro “E-mail a una professoressa. Come la scuola può battere le mafie” (Edizione Effatà).

Nella prima delle sei conferenze, tutte ospitate a Palazzo Barolo, sono previsti gli interventi di monsignor Roberto Repole, arcivescovo di Torino e presidente dell’Opera Barolo, degli autori del libro, Marina Lomunno,  caporedattore del settimanale diocesano “La Voce e il Tempo” e del francescano Giuseppe Giunti, della scrittrice Margherita Oggero, di Elena Lombardi Vallauri, direttore della Casa circondariale torinese «Lorusso e Cutugno», di Emma Avezzù, procuratore dei Minorenni del Piemonte e della Valle d’Aosta, di Monica Cristina Gallo, garante dei diritti delle persone private della libertà personale della Città di Torino, e di Arturo Soprano, presidente emerito della Corte d’Appello di Torino e membro del Consiglio d’Amministrazione dell’Opera Barolo. Affidato a Marco Bonatti, giornalista e responsabile della Comunicazione della Commissione diocesana per la Sindone, il compito di moderare l’incontro.

Nel 2024 ricorre il centosessantesimo anniversario della morte della marchesa Giulia Falletti di Barolo, il cui impegno in campo sociale è iniziato proprio prestando attenzione alla condizione delle donne recluse nelle carceri della Torino del suo tempo e che, nel 1823, l’ha spinta a istituire il Rifugio: un luogo per ospitare e offrire assistenza alle donne che, una volta scontata la pena, lasciavano il carcere per tornare libere in una società dove da ex detenute e senza alcun aiuto, reinserirsi  per vivere una vita onesta e dignitosa risultava un’impresa ardua, se non impossibile.

Quel Rifugio è stato il primo nucleo di quel complesso che nel tempo è divenuto il Distretto sociale Barolo: una vera e propria cittadella dell’accoglienza dove oggi operano 17 realtà del “sociale” che, quotidianamente, garantiscono servizi fondamentali a donne in difficoltà, giovani fragili, detenuti, migranti e persone che vivono in condizione di marginalità. Un sostegno fornito in varie forme che, tradotto in numeri, assicura ogni anno aiuti per 15mila persone, mille famiglie e quasi 2mila tra adolescenti e bambini.

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