«La cultura? Un investimento (e anche caro…)», settimo numero della rubrica «Lo spigolo tondo»

Articolo pubblicato su «La Voce E il Tempo» dell’11 luglio 2021

Avete mai sognato di diventare una donna o un uomo di cultura? Qualcuno che muove il capo con un serio cenno di intesa quando si fa il nome di Ishiguro o a cui si illuminano gli occhi sentendo parlare di Wenders?

Nei secoli passati una vocazione di questo genere sarebbe stata appannaggio di pochi privilegiati, quelli che potevano permettersi il lusso di una ricca biblioteca, l’accesso alle rappresentazioni teatrali e liriche, la possibilità di fare viaggi in carrozza per l’Europa. Roba da ricchi, insomma. Oggi la cultura è certamente più democratica e, grazie anche alle meraviglie della Rete, quasi popolare. Se la questione economica non è una barriera insormontabile, se ne presenta tuttavia un’altra non meno temibile: il tempo.

La cultura ha un costo in termini di ore che non è semplice quantificare. Per un film o per un disco puoi fare affidamento sul tempo stimato sulla copertina. Ma quanti giorni occorrono per leggere tutto Proust? La tecnologia viene in aiuto anche ai lettori dei libri di carta (sul Kindle c’è già la funzione «tempo di lettura») con applicazioni che stimano la vostra velocità e quindi calcolano la durata complessiva della lettura. Tanto per farvi un’idea, in media riusciamo a leggere circa 250 parole in un minuto. Alcuni lettori seriali assicurano che un’ora di lettura al giorno è sufficiente per divorare un romanzo a settimana.

Personalmente ho delle riserve, tenuto conto che, viaggiando in tram con un libro nella mano e l’altra usata alternativamente per aggrapparmi al sostegno e per voltare le pagine, riesco a leggere la saggistica divulgativa ma non un romanzo che mi obbliga a ricordare chi sono i personaggi coinvolti nella trama. Purtroppo c’è una qualità del tempo che di solito non coincide con la quantità. Ma anche ammesso che siate persone imperturbabili, capaci di leggere in ogni circostanza (e di ricordare quel che leggete…) quanti libri immancabili metterete nel vostro carniere? Umberto Eco stimava necessari 180 anni per limitarsi ai grandi classici. Se poi ci aggiungete la serie tv che non puoi non aver visto, il film del secolo, lo spettacolo di cui tutti parlano, lo Shakespeare recensito da Masolino d’Amico, ecco, mettetevi il cuore in pace: nessuno ha tanto tempo a disposizione per essere all’altezza del titolo di persona di cultura.

Io ne ho tratto due insegnamenti. Il primo è che non mi sento in colpa se qualcuno cita un must dando per scontato che io lo abbia visto/letto mentre so a malapena che esiste. Il secondo è che la vita è troppo breve per sprecare tempo dietro a film o libri che non vi dicono nulla ma vi sono stati (mal)consigliati: un uomo può rivelarsi un pessimo marito solo dopo alcuni anni di matrimonio, ma certi romanzi sono terribili già dalle prime pagine, quindi tanto vale mollarli subito e senza sentenze legali. Magari in questo modo guasterete il rapporto con l’amico che ve l’ha suggerito. Ma, detto tra noi, chi legge roba terribile e te la consiglia pure non è una perdita irreparabile. PS: se questo articolo non vi ha detto nulla di interessante, avete sprecato solo un paio di minuti.

Gian Luca CARREGA, direttore dell’Ufficio per la Pastorale della Cultura

(da «La Voce E il Tempo» dell’11 luglio 2021)

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