«L’accoglienza dei migranti: dovere o favore?», primo numero della rubrica «Lo spigolo tondo»

Dal 18 aprile dibattiti, vicende di attualità, questioni di vita quotidiana sul settimanale diocesano «La Voce E il Tempo»

Dibattiti, vicende di attualità, questioni di vita quotidiana… Inizia con il numero del 18 aprile 2021 del settimanale diocesano «La Voce E il Tempo» una nuova rubrica a cura della Pastorale della Cultura.

Da dove cominciare una rubrica nuova se non da un tema vecchio? Soppiantata dalle cronache pandemiche, la questione delle migrazioni rischia di diventare argomento da salotto del tè. Oppure occasione per rissa da bar, che è persino peggio. Se mi permetto di tornare sul tema è perché ho avuto due suggestioni interessanti.

La prima la traggo dalle «21 lezioni per il XXI secolo» di Yuval Noah Harari. Questo brillante saggista non avrà le soluzioni auspicate, ma certo sa porre gli interrogativi in maniera semplice e diretta. Così rimango colpito quando leggo che la questione delle migrazioni si può riassumere in una facile alternativa: l’accoglienza dei migranti è un dovere o un favore? Perché è chiaro che a seconda di come si risponde a questa domanda cambiano decisamente le prospettive e le strategie. Però bisogna ammettere che sia i politici sia le autorità religiose fanno fatica ad esplicitare il loro punto di partenza. Naturalmente so bene che ci sono ampi dibattiti sul diritto alla migrazione, ma come spesso succede sono discussioni da addetti ai lavori che poi vanno a fi nire in saggi corposi che nessuno legge e fanno solo bella mostra nelle vetrine delle librerie impegnate.

Ecco perché la seconda suggestione è assai utile e benvenuta. Un economista americano, Bryan Caplan, ha pensato che fosse necessario esporre il suo punto di vista a favore dell’abbattimento delle barriere e lo ha fatto attraverso un libro significativamente intitolato «Open borders». Ma non è un saggio, è una graphic novel. Un fumetto, così siamo più chiari. L’idea che si possa fare cultura attraverso questo mezzo in Italia fa ancora fatica ad essere accettata, nonostante uno dei nostri più grandi intellettuali, Umberto Eco, fosse dichiaratamente un consumatore di fumetti. Troppo forte è il pregiudizio popolare che si tratti di un genere di evasione per riconoscere che i réportage di Joe Sacco dalla Palestina e dalla Bosnia sono degli autentici capolavori. Ma il genere letterario non è l’unico motivo che rende improbabile il fatto che regalerete questo libro a qualche vostro conoscente. E neppure il dettaglio poco trascurabile che sia in inglese e che per ora non sia prevista la sua traduzione in italiano. Il vero problema è che l’entusiasmo quasi ingenuo con cui Caplan difende la sua tesi vi farà passare per uno sprovveduto che non sa stare al mondo. Per la verità, molte delle soluzioni che propone sono quantomeno opinabili e l’accusa di semplificare i problemi è scontata.

Eppure è difficile chiudere questo libro senza chiedersi almeno una volta se le barriere che abbiamo eretto a difesa della nostra cultura e del nostro benessere siano davvero la cosa più giusta e più sensata da fare. La prima questione può essere demandata alla coscienza dei singoli e delle nazioni, ma la seconda è una sfida all’intelligenza che non va sottovalutata e forse è giunto il momento di non esprimere soltanto pareri viscerali ma di fare discorsi razionali, basati su modelli di sviluppo e sul rapporto costi/benefici.

don Gian Luca CARREGA, direttore Ufficio Pastorale della Cultura

da «La Voce E il Tempo» del 18 aprile 2021

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