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BARRIERA DI MILANO, LETTERA APPELLO DEI PARROCI AI GIORNALI

Comunicato Stampa del 10 settembre 2025

 

In una lettera-appello, i parroci don Andrea Bisacchi, don Marco Vitale e don Alessandro Rossi, della Fraternità del Sermig, si rivolgono ai  giornali per offrire una prospettiva diversa sui quartieri torinesi di Barriera di Milano e Porta Palazzo.
Qui, di seguito, ed anche in allegato, il testo:

 

«Gentile Direttore,

siamo don Andrea Bisacchi, don Marco Vitale e don Alessandro Rossi della Fraternità del Sermig, parroci nelle parrocchie Maria Regina della Pace e San Gioacchino, quartieri Barriera di Milano e Porta Palazzo. Le scriviamo perché la violenza dei fatti di cronaca che interessano i nostri quartieri spaventa la gente: la situazione sta peggiorando – molto, troppo velocemente – eppure noi siamo convinti che, anche attraverso il suo giornale, Torino possa trovare il modo di ragionare su questi quartieri non solo in termini di paura, ma di percorsi possibili e molto concreti per una convivenza pacifica. Esistono spiragli di speranza che noi parroci, senza negare le grandi difficoltà, stiamo toccando con mano.

Negli ultimi mesi la morte violenta ha segnato due volte le strade di Barriera e Aurora. Il 2 maggio ha perso la vita Mahmood, 19 anni, a un centinaio di metri dalla parrocchia Maria Regina della Pace. Il 30 luglio a fianco alla parrocchia San Gioacchino è morto Courage di 30 anni, padre di una bambina di 3 anni. Ci siamo accorti subito che queste vicende riguardano vite «invisibili».

Nelle ore successive abbiamo provato ad ascoltare la gente. Qualcuno chiudeva il discorso pensando che se la sono cercata. Qualcun altro pensa che, finché succede «tra di loro», non ci riguarda. Altri ne approfittano per dare sfogo alla propria paura e per accusare le istituzioni di non fare abbastanza. E intanto le vite perdute restano invisibili.

Abbiamo provato a camminare nelle strade: la prima impressione è stata di vuoto. Nei luoghi della morte ci ha colpito il silenzio, negozi e bar chiusi, passanti che abbassavano la voce e passavano oltre con rispetto. Poco più in là continuava a vivere la città di sempre, con le sue contraddizioni.

Nei giorni successivi abbiamo organizzato due veglie di preghiera per ricordare chi ha perso la vita e per cercare di dare una risposta diversa alla paura che tutti sentiamo crescere in noi e attorno a noi. Contro ogni aspettativa sono stati incontri molto partecipati, centinaia di persone molto diverse tra loro: cristiani e musulmani, credenti e non credenti, parrocchiani, comitati di quartiere, associazioni, italiani e stranieri, amici e parenti dei giovani che hanno perso la vita ma anche tanta, tanta gente che non li conosceva. Ci è sembrato un segnale importante: sconosciuti che si incontravano per un dolore che chiede di non rimanere invisibile, chiede un gesto di bene, chiede di vincere l’indifferenza.

Nella preghiera ci siamo fatti guidare dalle Beatitudini e dal Vangelo che esorta a ricambiare il male con il bene. Era presente tutta la comunità cristiana di Barriera e Aurora: i Salesiani, il Cottolengo e le suore di San Gaetano; gli altri sacerdoti dell’Unità pastorale; le persone che ogni giorno fanno della strada la loro chiesa, come fra Luca Minuto, suor Paola Pignatelli e suor Julieta Esperanca; tanti parrocchiani, i ragazzi dell’Oratorio, Ernesto Olivero e la Fraternità del Sermig con tanti giovani.

Ecco, in quei momenti abbiamo visto le vite invisibili diventare «visibili» in piccoli gesti di bene. Abbiamo respirato l’aria di una Chiesa dai confini sfumati, che può aiutare a costruire ponti e ad accogliere tutti, ognuno nella sua diversità. La preghiera è diventata occasione per respirare questa accoglienza e per piangere insieme, condividere la paura e non sentirsi soli. Guardavamo la folla, uomini e donne che camminavano su una strada di luce, fatta di solidarietà e condivisione.

Gentile Direttore, i problemi sono sotto gli occhi di tutti, ma Barriera e Aurora non sono solo problemi. La ringraziamo se potrà dare spazio anche ad una narrazione diversa di questi luoghi, perché vicino al buio noi abbiamo visto tanta luce, ed è proprio questa luce che ogni giorno ci spinge a vivere e ad amare questo territorio.

don Andrea Bisacchi, don Marco Vitale e don Alessandro Rossi»

Qui Il link per l’allegato:

lettera appello parroci barriera di milano

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FUNERALE DI MONS. NOSIGLIA: DUOMO GREMITO

Comunicato stampa del 29 agosto 2025

 

“L’arcivescovo Cesare non tollerava i vuoti. La sua agenda non poteva prevedere delle pagine bianche. Riempiva i giorni, riempiva le ore, riempiva i minuti. Era sempre in movimento, sentiva l’urgenza dell’azione pastorale, sentiva l’impellenza del servizio del prete e del pastore. Ma dietro questa urgenza, dietro questa impellenza c’era l’attesa dell’ulteriorità e dell’altrove del Volto lucente di Cristo. Anche se forse non sempre appariva in modo netto, immediato, perché – lo sappiamo tutti, chi lo ha conosciuto lo sa – il suo carattere era schivo, riservato. Ma questo c’era, questo c’era!”. Sono le parole con cui il card. Roberto Repole arcivescovo di Torino e Vescovo di Susa, ha tratteggiato nell’omelia per le esequie di mons. Cesare Nosiglia Arcivescovo emerito di Torino, la figura del pastore morto il 27 agosto all’Hospice del Cottolengo a Chieri.

La celebrazione dei funerali in una cattedrale di Torino gremita ha visto la partecipazione dei Vescovi – molti anche gli emeriti – del Piemonte. Presieduta dal Cardinale Repole e concelebrata con il card. Giuseppe Betori, mons. Vincenzo Paglia, e il vescovo di Vicenza mons. Giuliano Brugnotto, attuale vescovo di Vicenza Sempre da Vicenza presenti mons. Beniamino Pizziol, vescovo emerito di Vicenza, successore di mons. Nosiglia, mons. Adriano Tessarollo, vescovo emerito di Chioggia, ordinato vescovo da Nosiglia, originario del vicentino che è tornato a vivere in diocesi, mons. Lodovico Furian, vicario generale di Nosiglia dal 2007 al 2010, e mons. Massimo Pozzer, segretario di Nosiglia a Vicenza.
Tra i tanti sacerdoti e diaconi torinesi e segusini anche il rettore del Santuario di Maria Ausiliatrice, don Michele Viviano, e il padre Generale della Piccola Casa don Carmine Arice. Tra le autorità il presidente della Regione Piemonte Alberto Cirio, la Vice Sindaca di Torino Michela Favaro, sindaci di Rossiglione e Campo Ligure, l’ex sindaca di Torino Chiara Appendino. Presenti anche autorità militari, il mondo delle associazioni cattoliche.
In prima fila le due religiose suor Ruby e suor Elisa che, come ha ricordato il card. Repole ringraziandole «non solo lo hanno accompagnato nel tempo del ministero a Torino ma sono state vicine a lui anche nel momento di fatica della malattia, e sono state la sua famiglia insieme a don Mauro Grosso e don Enrico Griffa i suoi segretari».

All’inizio della celebrazione il cardinale Repole ha ricordato i tanti messaggi di affetto e cordoglio giunti tra cui quello di Papa Leone XIV che lo ha definito “pastore mite e saggio, sempre fedele al popolo e sollecito verso le persone più fragili”. Altri messaggi dai cardinali Zuppi presidente della Cei con il segretario mons. Baturi, Marengo, Antonelli, Battaglia, Reina, Ruini. Cordoglio anche delle altre confessioni cristiane, della comunità islamica ed ebraica torinesi.
Sempre il cardinale ha sottolineato la grande vicinanza del Vescovo Cesare agli ultimi: “Ha avuto cura che tutti potessero essere sfamati, che ciascuno – a cominciare dai più fragili, da chi perdeva il lavoro, da chi era in ospedale, da chi era povero, da chi era migrante, a cominciare da loro – che ciascuno potesse sperimentare in modo concreto, materiale, tangibile, la vicinanza di Dio. Perché sapeva molto bene che soltanto se si riceve il pane materiale, allora il pane dell’Evangelo non può essere frainteso, diventa autentico e vero. Lo sapeva sin dall’inizio e lo manifestava nell’incontro con i tanti poveri che ha voluto incontrare sempre, fino alla fine. Mi colpiva la spontaneità che monsignor Nosiglia aveva quando incontrava delle persone fragili. Una spontaneità, francamente, che forse non gli era così immediata in altre circostanze. Mi sono chiesto tante volte perché era così. Forse perché i più fragili, i più poveri sono senza difese. E quando tu li incontri sul serio, scopri che anche tu sei fragile e senza difese, non devi mascherarti, puoi essere quello che sei”.

Lunghi applausi all’uscita del feretro dalla cattedrale.
Nell’omelia il card. Repole ha ripreso tra gli altri il testo che mons. Nosiglia pronunciò in occasione del 25° di ordinazione episcopale 9 anni fa, “parole tra le più toccanti, forse, del suo ministero, di quelle vere, che rimangono scolpite e che dicono tanto del suo impegno indefesso, del suo servizio diuturno”.

Il testo dell’omelia è scaricabile dal sito della diocesi di Torino https://www.diocesi.torino.it/wp-content/uploads/2025/08/Repole_omelia_funerali_mons_Nosiglia_Cattedrale_29-08-25.pdf
La messa di trigesima sarà celebrata il 30 settembre alle 18 al Santuario della Consolata di Torino dove è sepolto.

Foto di Alessandro Valabrega:

 

 

 

 

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FUNERALE DI MONS. NOSIGLIA: SEGNALAZIONE

Comunicato stampa del 28 agosto 2025

 

1 – Vi segnaliamo che i funerali dell’arcivescovo emerito Mons. Cesare Nosiglia, celebrati nel Duomo di Torino domani alle 15.30, saranno trasmessi in diretta streaming sul canale YouTube della Diocesi di Torino, all’indirizzo https://youtube.com/live/a0YTq83gCek

2 – La camera ardente (presso il Santuario della Consolata) domani, venerdì 29, sarà ancora aperta dalle ore 8 alle 13,30.

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MORTO L’ARCIVESCOVO EMERITO NOSIGLIA, GUIDÓ LE DIOCESI DI TORINO E SUSA

Comunicato stampa del 27 agosto 2025

 

[In coda breve biografia]

Le Diocesi di Torino e di Susa sono in lutto per la morte di mons. Cesare Nosiglia, che fu Arcivescovo di Torino dal 2010 al 2022 e Amministratore Apostolico di Susa dal 2019 al 2022. La morte è avvenuta questa notte (27 agosto) alle 2.15 presso l’Hospice Cottolengo di Chieri, dove Nosiglia era stato trasferito pochi giorni fa dall’Ospedale Gradenigo di Torino: era stato colpito da una malattia respiratoria, vissuta nel riserbo per suo forte e determinato desiderio. I funerali saranno celebrati venerdi 29 alle 15.30 dal Cardinale Roberto Repole presso il Duomo di Torino.
Nosiglia aveva 80 anni. La notizia della sua scomparsa è stata annunciata con dolore dal cardinale Repole, attuale Arcivescovo di Torino e Vescovo di Susa: “ho potuto visitare Nosiglia fino all’ultimo giorno e accompagnarlo nella preghiera. Uno dei primi ricordi che affiorano in queste ore è lo stile del suo servizio alla Chiesa e alla città, uno stile instancabile: non si fermava mai, tanti lo ricordano così. Credo che Torino e Susa conserveranno memoria grata del suo desiderio di stare a fianco dei poveri e dei carcerati, dei migranti, dei lavoratori delle tante aziende in crisi: ha cercato di scuotere le coscienze e di mobilitare la solidarietà, penso che sia stato il suo dono più bello”.
Commosse parole di cordoglio sono arrivate anche da mons. Alfonso Badini Confalonieri, Vescovo emerito di Susa e predecessore di Nosiglia: “porto nel cuore il ricordo di un pastore buono e innamorato della Chiesa; Susa e la Valle lo ricorderanno con riconoscenza anche per aver posto le basi per l’avvicinamento alla Diocesi di Torino, un cammino di integrazione che è ormai in pieno svolgimento e che prosegue verso l’integrazione delle comunità cristiane”. 
I funerali saranno celebrati dal cardinale Repole venerdi 29 alle 15.30 nel Duomo di Torino; veglia funebre presieduta sempre dal Cardinale giovedi 28  alle 21 presso il Santuario della Consolata dove sarà allestita la camera ardente a partire da oggi alle 15.30.
* BIOGRAFIA:
Nato a Rossiglione (5 ottobre 1944), provincia di Genova e diocesi di Acqui Terme, si formò nei Seminari di Acqui Terme e Rivoli.
Prete dal 29 giugno 1968, prosegue gli studi di Teologia e Sacra Scrittura a Roma (Pontificia Università Lateranense e Istituto Biblico).
Dal 1971 al 1991 è vicedirettore e poi direttore dell’Ufficio Catechistico nazionale della Conferenza episcopale italiana.
Il 14 settembre 1991, nominato da Giovanni Paolo II, viene consacrato vescovo dal cardinale Camillo Ruini.
È ausiliare e poi vicegerente della diocesi di Roma (nominato arcivescovo ad personam nel 1996).
In questi anni è impegnato soprattutto nei settori dei giovani, dell’educazione e della scuola cattolica.
Nel 2000 è al vertice del Comitato che organizza il grande raduno per il Giubileo dei Giovani a Tor Vergata. Ma è anche molto
attento alle condizioni difficili degli emarginati, in particolare i senza casa e i nomadi.
Nel 2003 viene trasferito alla diocesi di Vicenza, dove continua l’impegno con il mondo giovanile e per la solidarietà.
Benedetto XVI lo nomina arcivescovo di Torino, dove entrerà il 21 novembre 2010.
La forte sensibilità ai temi sociali, maturata fin da ragazzo, lo porta a prendere posizioni pubbliche
impegnative nelle numerose aree di crisi che caratterizzano le vicende di Torino e del Piemonte negli anni del «lungo
addio» della Fiat. A questo «magistero di strada» mons.
Nosiglia accompagna una forte attenzione per i giovani e le realtà del territorio: negli anni del suo episcopato
visiterà per due volte tutte le comunità della diocesi, incontrando anche realtà che non fanno parte del «mondo
cattolico» in senso stretto. È sua l’immagine delle «due città»: la Torino dei benestanti e dei garantiti e quella,
silenziosa e sempre più numerosa, dei fragili e degli emarginati.
A un particolare mondo di «lontani», sovente guardato con diffidenza e scarsa simpatia, mons. Nosiglia ha invece
sempre dedicato molta attenzione, fino a dedicare loro (2012) una Lettera pastorale, «Non stranieri ma
concittadini e familiari di Dio»: sono i nomadi, nelle loro varie etnie, che Nosiglia aveva conosciuto e frequentato
fin dagli anni romani.
Altro campo forte di impegno è la Sindone. L’arcivescovo promuove (2013) la prima ostensione dedicata in modo
speciale ai malati e alle persone in sofferenza.
Negli anni successivi ci saranno altre ostensioni che avranno per protagonisti i giovani, per il loro Giubileo straordinario
e poi per l’incontro europeo delle comunità di Taizé, nel tempo travagliato del Covid (Nella primavera 2020, Nosiglia
promuove un’ostensione straordinaria alla presenza delle autorità civili di Torino e del Piemonte, come momento
comune di preghiera nel tempo del contagio).
È però con l’ostensione pubblica e generale del 2015 che la Sindone viene collegata a un’azione pastorale che coinvolge
tutti, con la visita di due giorni di papa Francesco a Torino. Bergoglio, dopo il saluto silenzioso alla Sindone
in Duomo, si recherà nei luoghi da cui erano partiti per l’Argentina i suoi antenati, e incontrerà i giovani a
Valdocco e poi nella grande celebrazione eucaristica in piazza Vittorio.
Giovani, mondo del lavoro, Sindone – e, sempre, grande attenzione ai problemi delle persone: sono le linee di
continuità lungo cui si muove il magistero di Nosiglia come del suo successore. Con, ancora, un’attenzione «obbligata»
al tema del ripensamento della presenza della Chiesa sul territorio (accorpamenti di parrocchie, riorganizzazione di
servizi, richiamo alla corresponsabilità di tutte le componenti della comunità ecclesiale).
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SINDONE: ANALISI DELL’ARTICOLO “IMAGE FORMATION ON THE HOLY SHROUD – A DIGITAL 3D APPROACH” DI CICERO MORAES AGOSTO 2025

Comunicato stampa del Centro Internazione di studi sulla Sindone

 

CENTRO INTERNAZIONALE DI STUDI SULLA SINDONE:

Analisi dell’articolo “Image formation on the Holy Shroud – A digital 3D approach” di Cicero Moraes, Agosto 2025.

L’autore ha realizzato modelli 3D di un corpo umano e di un bassorilievo, utilizzando software open source e simulazioni fisiche per analizzare i punti di contatto di un telo con le superfici. Il risultato indica che i punti di contatto tra telo e bassorilievo corrispondono ad un’immagine meno deformata rispetto ai punti di contatto con un corpo tridimensionale, in quanto quest’ultimo genera l’effetto di deformazione cosiddetto di Maschera di Agamennone, ben noto in letteratura. In altre parole, nella figura 6 dell’articolo l’autore conferma un risultato noto sin dai primi studi di Vignon e Delage del 1902, per cui l’immagine sindonica si configura come proiezione ortogonale. Non si ravvisa nessun elemento di novità in questa conclusione dell’articolo.

In aggiunta, a partire dagli studi in situ del gruppo STuRP (1978) e dalle successive analisi chimico-fisiche, è stata esclusa la formazione dell’immagine per mezzo di pittura, frottage con bassorilievo, o contatto con una statua/bassorilievo riscaldata.

In sintesi, il risultato dell’articolo in questione sull’assenza dell’effetto Maschera di Agamennone e relativa proiezione verticale dell’immagine sindonica è già noto da oltre un secolo, e la conseguenza ipotizzata dall’autore sulla origine pittorica o strinata da contatto della Sindone su un bassorilievo è ampiamente smentita da numerosi studi fisico chimici, in primis STuRP e confermati da misure più recenti, di cui esiste ampia letteratura su riviste scientifiche accreditate.

Il Centro Internazionale di Studi sulla Sindone (CISS) ribadisce l’importanza di un approccio rigoroso e interdisciplinare, che distingua nettamente tra dati certi e ipotesi, integrando i risultati di tutte le discipline coinvolte.

APPROFONDIMENTO:

Gli strumenti e i formati utilizzati nell’articolo in questione rientrano tra quelli comunemente impiegati nella modellazione 3D. Blender, ad esempio, è un software affidabile per la produzione di contenuti multimediali e ricreativi, ma non specificamente progettato per scopi scientifici. Il motore fisico usato per simulare il comportamento del telo sul modello tridimensionale agisce secondo modelli che imitano gravità e adattamento del tessuto a una superficie, rappresentata dal corpo 3D.

Questa impostazione presuppone che il telo sia stato adagiato sul corpo, ma il modello digitale non prevede un piano di appoggio: sotto il corpo vi è vuoto, come se fosse sospeso nello spazio. Tale condizione influenza il comportamento simulato del tessuto e non corrisponde a un contesto fisico reale. L’inserimento di un piano rigido su cui il corpo fosse appoggiato avrebbe modificato in modo significativo il risultato.

Lo strumento “OrtoOnBlender”, utilizzato per generare il bassorilievo, è descritto dall’autore come centrale nel processo. Esperienze precedenti (Balossino – Rabellino ) con tecnologie simili hanno evidenziato risultati sensibili alle proprietà del tessuto simulato, variando da un comportamento “rigido” a uno “morbido” in base ai parametri impostati. La replicabilità di una procedura è condizione necessaria ma non sufficiente per convalidarne la correttezza: un aspetto su cui l’articolo insiste, ma che di per sé non garantisce la validità scientifica delle conclusioni.

Questo tipo di simulazioni, pur interessanti e potenzialmente efficaci in ambito divulgativo o multimediale, presentano difficoltà significative nell’essere considerate prova scientifica, men che mai conclusiva.

La discussione proposta si inserisce in un tema noto e ancora aperto: la natura della proiezione dell’immagine sindonica. Il passaggio da una proiezione cilindrica (telo avvolto al corpo, con inevitabili deformazioni laterali, assenti sul telo) a una ortogonale (trasferimento verticale dei dettagli, con minime distorsioni, ma non in grado di spiegare la presenza dell’immagine nelle parti non in contatto) comporta implicazioni significative per le ipotesi di formazione. I modelli digitali possono contribuire alla riflessione, ma non sostituiscono l’analisi fisica e chimica del reperto, la quale finora ha escluso la compatibilità dell’immagine con metodi pittorici, contatto con bassorilievo o strinatura da bassorilievo caldo.

Sul piano metodologico, il CISS ritiene fondamentale:

  • La rigorosa distinzione tra dati accertati e ipotesi, evitando di presentare come certe affermazioni non dimostrate.
  • La collaborazione interdisciplinare, che integri e rispetti i risultati di tutte le discipline coinvolte, evitando interpretazioni parziali o settoriali.

Come ricordava il Premio Nobel Richard Feynman:

“Quando si effettua un esperimento, bisogna riferire tutto ciò che potrebbe invalidarlo, e non soltanto quel che sembra corretto, nonché le altre cause che potrebbero originare gli stessi risultati. Bisogna riferire tutti i punti superati con precedenti esperimenti, e cosa sia avvenuto di nuovo, e come, nonché accertarsi che tutti possano capirlo… dovete accertarvi che i fenomeni che la teoria spiega non siano soltanto quelli che vi hanno fatto venire l’idea originale: la teoria, una volta completata, deve quadrare anche con altri fenomeni.”

 

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SINDONE: COMUNICATO DEL CUSTODE PONTIFICIO

Comunicato del 4/8/2025

 

«Ancora una volta assistiamo al lancio di nuove “rivelazioni” sulla Sindone e i suoi misteri. Oggi si tratta dell’ipotesi che il Telo sindonico sia stato steso non sul cadavere di un uomo ma su un “modello” artefatto, che riprodurrebbe le caratteristiche dell’immagine.

Il Custode della Sindone non ha motivo di entrare nel merito delle ipotesi formulate liberamente da scienziati più o meno accreditati. Il Centro Internazionale di Studi sulla Sindone di Torino, che statutariamente assicura il suo supporto scientifico al Custode, pubblica un documento che analizza in dettaglio metodo e risultati di questa “scoperta”.

Se non ci si può stupire più di tanto del clamore che certe “notizie”, vere o verosimili, nuove o datate, possono suscitare in un circuito mediatico che ormai è globale e istantaneo, rimane la preoccupazione per la superficialità di certe conclusioni, che spesso non reggono a un esame più attento del lavoro presentato. E rimane da ribadire l’invito a non perdere mai di vista la necessaria attenzione critica a quanto viene così facilmente pubblicato.

✞ Roberto card. Repole
Arcivescovo di Torino, Vescovo di Susa
Custode pontificio della Sindone»
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FRASSATI DAY: SABATO 5 LUGLIO (ORE 12) INAUGURAZIONE DI “VERSO L’ALTRO”, IL NUOVO SPAZIO ESPOSITIVO MULTIMEDIALE DEDICATO A PIER GIORGIO FRASSATI

Comunicato Stampa del 3 luglio 2025

 

Allestita nella ex canonica della chiesa di Santa Maria di Piazza una mostra permanente su colui che sarà proclamato Santo domenica 7 settembre. Presenti alla cerimonia di inaugurazione il cardinale Roberto Repole e il sindaco Stefano Lo Russo.
Sabato 5 giugno alle ore 12, con l’inaugurazione di “Verso l’Altro”, uno spazio espositivo permanente allestito nella sacrestia della ex canonica della chiesa torinese di Santa Maria di Piazza (via Santa Maria, 4), si chiude il “Frassati Day”: la tre giorni di celebrazioni religiose e iniziative culturali organizzate per ricordare la figura, l’opera e l’impegno umano, sociale, politico e, naturalmente, spirituale del Beato Pier Giorgio Frassati (del quale è prossima la canonizzazione, prevista nella giornata di domenica 7 settembre), nel centenario della sua morte, avvenuta il 4 luglio del 1925.
Realizzata da Mediacor (società di comunicazione che ha già curato diverse installazioni museali per il mondo ecclesiale, come il Polo Culturale “Cultures And Mission” dei Missionari della Consolata a Torino, il percorso «Antonius» dei Frati Minori Conventuali a Padova e il riallestimento del Museo Don Bosco a Chieri) con il sostegno della Fondazione CRT, della Conferenza Episcopale Italiana e dell’Opera Diocesana Pier Giorgio Frassati, l’esposizione propone un percorso emozionale e immersivo, accessibile a tutti, che racconta la vita e l’esperienza spirituale di Pier Giorgio Frassati attraverso l’uso di tecnologie multimediali avanzate, tra cui proiezioni luminose, suoni e audio evocativi con la lettura di lettere di e a Pier Giorgio, pannelli interattivi e applicazioni che guidano i visitatori in un viaggio biografico, esplorando il contesto storico nel quale Frassati ha vissuto, i luoghi significativi della sua vita: Torino, le sue periferie, le città europee da lui visitate, la campagna di Pollone e, in particolare, la montagna, simbolo della sua ricerca “verso l’alto”.
“Siamo molto emozionati per l’apertura di questo luogo dedicato a Pier Giorgio Frassati: la sua testimonianza – sottolinea suor Carmela Busìa, coordinatrice Pastorale dei giovani e dei ragazzi –  è davvero preziosa e incoraggiante per i giovani! E’ stato capace di trovare il tempo per ogni cosa: amicizie, studio, preghiera, impegno e divertimento! In “Verso l’altro” i giovani troveranno un compagno di strada, per capire come potersi dedicare agli altri e come vivere intensamente la giovinezza”.
Il progetto architettonico, sviluppato con l’obiettivo di conservare e valorizzare le caratteristiche storiche e artistiche del complesso religioso di via Santa Maria, ha previsto importanti interventi di ristrutturazione e l’adeguamento degli spazi per garantirne piena accessibilità. Il nuovo spazio espositivo, nato con l’obiettivo di  far conoscere a un pubblico sempre più ampio la figura del Beato Pier Giorgio Frassati, è stato, come detto, realizzato con il sostegno della Fondazione CRT.
“Fondazione CRT è lieta di aver contribuito alla realizzazione di questa iniziativa di alto valore culturale e sociale. Pier Giorgio Frassati rappresenta una delle più luminose figure dei Santi Sociali Piemontesi: un esempio di ascolto, inclusione e accoglienza che riteniamo fondamentale trasmettere alle nuove generazioni – dichiara la presidente della Fondazione CRT, Anna Maria Poggi. – La creazione di uno spazio multimediale a lui dedicato rappresenta un importante strumento educativo, capace di veicolare un messaggio dal profondo valore culturale e sociale, e non solo spirituale, attraverso linguaggi e tecnologie vicini ai giovani”.
Anche la Conferenza Episcopale Italiana e l’Opera Diocesana Pier Giorgio Frassati hanno sostenuto il progetto.
“La figura di Frassati – sottolinea mons. Giuseppe Baturi, Arcivescovo di Cagliari e Segretario Generale della Cei – affascina e continua a ispirare generazioni di giovani. Questa esposizione aiuta a conoscere e a riscoprire l’attualità del messaggio di un testimone che ha fatto dell’amore al Signore e ai fratelli più deboli e dell’impegno per una società più giusta le cifre caratteristiche della sua vita. Un giovane per i giovani, che ha ancora molto da dire, soprattutto in un tempo di disaffezione politica e di indifferenza”.
“L’Opera Diocesana «Pier Giorgio Frassati», nata dai giovani di Azione Cattolica il 7 luglio 1925, ha sin dalle origini avuto come scopo rendere attuale e presente tra i ragazzi e i giovani la figura di Frassati, con modalità che ne restituissero il suo profondo spirito di carità e di amore per la vita. Perciò – evidenzia Roberto Falciola, presidente dell’Opera Diocesana Pier Giorgio Frassati – ha seguito con grande attenzione l’idea e lo sviluppo dello spazio multimediale permanente in Santa Maria di Piazza, che consentirà di fare conoscere Pier Giorgio a molti pellegrini da tutto il mondo, e ha deciso di partecipare alla sua realizzazione con un contributo economico.”
Nei prossimi mesi, l’antico complesso della Chiesa di Santa Maria di Piazza sarà oggetto di altri lavori di ristrutturazione per la Cappella dei Minusieri, dove è previsto che prenda vita uno spazio narrativo e conoscitivo dedicato a tutti i Santi torinesi.
Il progetto ha ricevuto anche piccole donazioni di singoli e di associazioni legate a Pier Giorgio Frassati attraverso il portale For Funding di Banca Intesa (https://www.forfunding.intesasanpaolo.com/DonationPlatform-ISP/nav/progetto/museo-Frassati).
L’esposizione “Verso l’altro” è stata progettata dalla società Mediacor che, in particolare,  ha curato sia la ristrutturazione con il coordinamento dell’architetta Gabriella Loi, sia l’esperienza museale con il coinvolgimento della scrittrice Anna Peiretti, del regista Luca Olivieri e il supporto di Roberto Falciola, vice-postulatore della causa di canonizzazione di Pier Giorgio Frassati e di Marta Margotti, docente di Storia contemporanea all’Università di Torino.
“Le scelte per ideare e poi realizzare questo spazio espositivo multimediale – spiega Paolo Pellegrini, amministratore delegato di Mediacor – sono partite da alcuni punti fermi: allestire un luogo dove consentire ai torinesi di conoscere questo significativo personaggio del Novecento, poi mettere questo spazio a disposizione anche dei numerosi pellegrini che arrivano da tutto il mondo con sistemi e modalità di racconto efficaci tanto per un pubblico nazionale quanto internazionale e ancora, terzo caposaldo del progetto, allestire uno spazio in cui la narrazione fosse davvero contemporanea e coinvolgente e, infine, prestare massima attenzione all’accessibilità, alla fruibilità per tutti, a livello fisico, sensoriale e cognitivo”.
All’inaugurazione di sabato 5 luglio, alle ore 12, saranno presenti l’arcivescovo di Torino, card. Roberto Repole, il sindaco della Città di Torino, Stefano Lo Russo, la vice presidente della Fondazione CRT, Paola Casagrande, il presidente della Compagnia di San Paolo, Marco Gilli e Roberto Falciola, presidente dell’opera diocesana Pier Giorgio Frassati. Interverranno inoltre Paolo Pellegrini, ad di Mediacor, suor Carmela Busìa, delegata dall’arcivescovo per il Comitato diocesano per il centenario di Pier Giorgio Frassati e don Luca Bertarelli, parroco di Pollone.
Dal pomeriggio di sabato 5 luglio le visite sono aperte al pubblico (previa iscrizione sul sito www.versolaltro.it) e nelle settimane successive, scrivendo a prenotazioni@versolaltro.it.
La cerimonia di taglio del nastro per “Verso l’altro” è l’ultimo appuntamento torinese della “tre giorni” organizzata per il centenario della morte di Pier Giorgio Frassati.
Nella giornata precedente, venerdì 4 luglio, il programma del “Frassati Day” prevede alle 10, nella Cattedrale di San Giovanni Battista, un momento di preghiera guidato dal vescovo ausiliare della diocesi torinese, mons. Alessandro Giraudo, e, un’ora dopo, la partenza (proprio dalla Cattedrale) del “Frassatour”: un percorso di visita in centro città ai luoghi del Beato Pier Giorgio, un’iniziativa dedicata  ai giovani che partecipano alle attività estive organizzate negli oratori, un modo per presentare Frassati a misura di ragazzo.
La sera del 4 luglio, la Cattedrale del capoluogo piemontese ospiterà, alle ore 20, lo spettacolo per “voci e parole su Pier Giorgio Frassati” e, alle 21, la Messa solenne presieduta dall’arcivescovo di Torino, card. Roberto Repole.
Immagini dell’esposizione “Verso l’altro” saranno disponibili al link  https://versolaltro.it/frassati/press/  , al termine della cerimonia di inaugurazione.
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ALLUVIONE, LA TRAGICA MORTE DI BARDONECCHIA: CORDOGLIO DEL CARDINALE ROBERTO REPOLE

Comunicato Stampa del 1 luglio 2025

Questo il messaggio di cordoglio del card. Roberto Repole, Arcivescovo di Torino e Vescovo di Susa.

“La drammatica perdita di una vita nell’alluvione che ha colpito Bardonecchia turba profondamente la Valle e la comunità cristiana, che in queste ore si stringe con grande affetto ai famigliari di Franco Chiaffrino. Sgomenta pensare che la tragedia possa giungere così improvvisa e insensata nella vita di un uomo e dei suoi cari, preoccupa constatare che la natura sta divenendo sempre più pericolosa e imprevedibile. Bardonecchia è colpita dall’alluvione per la seconda volta in due anni, alla cara sindaca Chiara Rossetti un pensiero di particolare amicizia e sostegno”

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GRAVE LUTTO DEL SINDACO, IL CORDOGLIO DELLA CHIESA TORINESE

Comunicato stampa del 27 giugno 205

 

L’Arcivescovo di Torino card. Roberto Repole, il Vescovo ausiliare mons. Alessandro Giraudo e tutta la Chiesa torinese partecipano al lutto di Stefano Lo Russo per la morte del caro papà Mario.
Per l’affetto e per l’amicizia cresciuta in questi anni, per la grande riconoscenza al servizio generoso del Sindaco, abbracciano Stefano e la sua famiglia assicurando ricordo e preghiera costante in queste loro faticose giornate di dolore.

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CARD. R. REPOLE: OMELIA ALLA FESTA DI S. GIOVANNI BATTISTA

Comunicato Stampa del 24 giugno 2025

 

 

Card. Roberto Repole, arcivescovo di Torino e vescovo di Susa.

Omelia san Giovanni Battista 2025. Duomo di Torino, 24 giugno 2025. La celebrazione è iniziata alle 10,30.
(riferimento: Lc 1,57-66.80)

Nel riportare la notizia della natività di Giovanni il Battista, l’evangelista Luca non spende molte parole. Gliene bastano pochissime. Liquida la questione in un solo versetto.
Sembra decisamente più interessato a rilevare quali siano i sentimenti e le reazioni di chi fa i conti con l’assolutamente inedito di quella nascita: gli astanti, i parenti, i vicini. Quasi a dirci che la natività di Giovanni come quella di ogni cucciolo d’uomo avviene solo laddove si crei uno spazio di attesa, di accoglienza calda, di apertura fattiva alla novità imprevedibile che ogni nuovo nato rappresenta e porta con sé. Quasi a dire che non ci può essere sopravvivenza di nessun infante se non c’è riconoscimento, cura e presa in carico da parte del mondo degli adulti. Quasi a rimarcare ciò che non avrebbe neppure bisogno di essere rimarcato, tanto è inscritto nelle fibre del nostro essere, ma che può essere oscurato ad ogni generazione dal peccato degli uomini, quello che Bonhoeffer descrive in maniera lucida come il cor in se curvum: che, cioè, la vita umana, perché si dia e ci sia, perché cresca e perché si esprima, domanda che qualcuno vi si chini sopra benevolmente, vi si accosti con meraviglia, la accolga con senso di responsabilità, con attesa indifesa e con la decisione ferma e tenace di mettere a disposizione ad ogni passo tutto ciò che quella vita richiede per essere custodita, protetta, alimentata, fatta crescere, educata.
Quasi a dire, in definitiva, che solo se ci sono donne e uomini adulti capaci di non avere paura e di accogliere la libertà inedita che ogni nuovo nato rappresenta, solo allora può esserci davvero e fino in fondo la nascita e la presa in carico di un nuovo essere umano.
Forse per questo Luca è così spiccio nell’annotare la natività del Battista, mentre si sofferma più a lungo a rimarcare il senso di gratitudine e di profonda gioia che essa inietta attorno a sé. Una gratitudine e una gioia tanto più intense quanto più esprimono il riconoscimento della straordinarietà di quella nascita: Giovanni è infatti il frutto dell’attenzione e della misericordia di Dio verso il suo popolo.
Non solo. L’evangelista riassume tutta la fanciullezza del Battista con parole altamente simboliche. Il fanciullo cresce e si fortifica nello spirito, abitando regioni desertiche, luoghi cioè che per lungo tempo lo rendono invisibile agli occhi dei più. Ma questo tempo non è infinito. Arriva il giorno in cui si manifesta davanti a Israele. Il verbo, nel testo greco originale, è molto significativo: indica il momento del manifestarsi, ma anche del prendere il proprio compito, dell’assumere la propria funzione pubblica.

Se letta con superficialità, questa pagina di vangelo potrebbe essere rubricata a mero resoconto storico, in fondo anche molto distante da quella che è la cronaca della nostra città di Torino e dalle sfide che essa si trova a vivere oggi. Quando la si accosti invece nella sua profondità, ci si rende conto che essa non solo è uno squarcio di luce su un fenomeno così misterioso come il nascere di una nuova vita umana, ma è un faro acceso su alcune delle contraddizioni più profonde della nostra amata città.
La notizia durissima di questi giorni è infatti che a Torino il calo demografico sta svuotando le scuole, ormai anche le superiori: l’anno prossimo le scuole della città avranno 1.147 allievi in meno (senza considerare il calo aggiuntivo negli asili); a livello piemontese saranno 7.300 in meno. Sempre meno bambini “crescono, si fortificano” a Torino e si preparano ad essere gli adulti di domani.
Siamo alle prese con un fallimento culturale epocale. Stupido che sia stato sempre deriso e snobbato, considerato bigotto o di destra, l’insegnamento della Chiesa a sostegno della maternità. Miope che per sostenere, com’è necessario, i diritti fondamentali delle donne siano stati presentati come antitetici al bisogno sociale di natalità. Triste e molto inquietante, per la tenuta stessa della democrazia, che il termine “pro vita” sia ormai diventato quasi un insulto da affibbiare ai movimenti che pongono il problema della natalità: scritte violente e insultanti sono comparse ancora pochi mesi fa sui muri di Torino. Essere pro vita sembra una cosa medioevale; invece essere pro morte (combattere per l’eutanasia) suona moderno. Ci stiamo suicidando.
A determinare tutto ciò c’è il concorso massiccio di un iperliberismo che sta trasformando il lavoro in una merce disprezzabile: c’è il problema delle aziende che spostano la produzione lontano dalla città, mentre qui a Torino il 75% dei giovani (quelli che restano) trova solo più lavori precari, contratti di pochi mesi o addirittura giorni: come pretendiamo che mettano su famiglia e facciano figli? Forse è lo stesso iperliberismo che porta ad un fenomeno tutto torinese di immobilizzazione del denaro accumulato dai grandi proprietari di patrimoni, che preferiscono tenerlo nelle banche, in quantità immense, piuttosto che investirlo nel circuito delle imprese e nello sviluppo dell’economia reale. Non si può certo pretendere che i proprietari di patrimoni investano senza prospettive di reddito adeguato. Ma allora bisogna convincerli, bisogna portarli dalla parte della città. Il problema è una città che non riesce a convincerli. Torino ha immense sacche di povertà ma paradossalmente è anche la terza città d’Italia per numero di famiglie benestanti, che l’anno scorso hanno incrementato i patrimoni privati di un altro +6%: 76 miliardi di euro sono chiusi nelle banche.
Per non dire che c’è il problema di valutare una buona volta se i nostri sistemi di welfare siano tutti efficienti come amiamo credere. Rispetto alle famiglie giovani funzionano? Come mai nei Paesi del Nord Europa (o anche più vicino: nella provincia di Bolzano) i servizi di welfare ottengono che le donne lavorino con soddisfazione e le nascite non calino?
Per Torino non c’è emergenza più grande di questa, dei bambini e dei giovani. Sappiamo che nel prossimo futuro, senza giovani, sarà difficile mandare avanti la città e per esempio sarà difficile pagare le pensioni agli anziani. Ma attenzione: i giovani non sono contrapposti agli anziani, è vero l’esatto contrario. Solo curando con ogni premura i nostri anziani, solo investendo nell’assistenza dei malati, noi dichiariamo alle famiglie che in questa società conviene vivere e avere figli che saranno trattati con amore in ogni passaggio della loro vita. Così come dichiariamo che conviene vivere quando siamo capaci di trattenere i già pochi giovani che prepariamo all’università, magari provenienti da altrove, mentre dobbiamo dolorosamente constatare che tanti di questi giovani si laureano e poi ci abbandonano, vanno a cercare lavoro in altre città.
Perché tutto questo? Perché in altre parti del mondo ben più povere di noi l’apertura alla vita, ai bambini, ai giovani continua ad essere normale, mentre da noi è il problema per eccellenza?
È qui che il vangelo continua a illuminare. Il problema è principalmente culturale. Non è difficile vedere come alla radice dei diversi fenomeni che ho provato a inanellare ci sia un modo di rapportarsi all’esistenza fatto di dominio, di controllo totale della realtà, di crescente manipolazione di tutta la vita, in tutte le sue dimensioni. Ci possiamo illudere che questa modalità di approccio al reale – che in certa parte è necessaria e pure legittima – ci porti alla piena illuminazione di tutto. Dobbiamo riconoscere che ci fa sprofondare, invece, nelle tenebre più fitte. Ci porta a trattare paradossalmente ciò che è all’origine di ogni possibilità di dominio e di controllo, e cioè la vita, come qualcosa da temere, di cui avere paura. Con un tale approccio, la novità e la libertà di una nuova esistenza non può che rappresentare una minaccia, invece che un motivo di gratitudine e di gioia. Con un tale approccio, la responsabilità, l’attenzione e la cura che ogni nuovo nato richiede – con il decentramento che tutto ciò domanda – finiscono per rappresentare un ostacolo invece che una benedizione.
Abbiamo la possibilità di vedere fino in fondo le nostre contraddizioni. Abbiamo la possibilità di cambiare rotta. Il vangelo continua ad essere anche per noi, a Torino, qualcosa di nuovo e di rinnovatore. Possiamo smettere di avere paura della libertà che ogni nuovo essere umano rappresenta. Possiamo cominciare a vedere davvero e fino in fondo i bambini che crescono nel deserto, lontano dai riflettori, ma che come Giovanni Battista sono il futuro. Un giorno questi bambini diventeranno adulti e si manifesteranno, assumeranno la loro funzione. Possiamo cominciare a chiederci: quale volto avranno? chi stiamo crescendo?
Soprattutto, noi adulti ed anziani che abbiamo in mano le redini della Chiesa, della politica e dell’economia – ognuno per la sua parte – possiamo ridiventare intelligenti in modo pieno e compiere sempre ogni scelta, in ogni contesto, nella prospettiva dei bambini che stanno preparandosi alla vita, che domani si manifesteranno e prenderanno il loro posto e la loro funzione.
Perché da quel posto e da quella loro funzione, domani ci giudicheranno.

☩ Roberto Repole, Arcivescovo di Torino e Vescovo di Susa

[trovate qui sotto, in allegato, il testo in .pdf]

Card R Repole omelia S Gio Battista 2025

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FESTA DI SAN GIOVANNI BATTISTA: IL 24 GIUGNO MESSA SOLENNE IN DUOMO PRESIEDUTA DAL CARDINAL REPOLE

Comunicato stampa del 23 giugno 2025

Al termine della celebrazione, l’Arcivescovo sarà lieto di incontrare i giornalisti

Cara/o collega,

martedì 24 giugno alle ore 10.30, nella cattedrale di San Giovanni Battista, l’arcivescovo di Torino, cardinale Roberto Repole, presiederà la Messa solenne per la festa liturgica della Natività di San Giovanni Battista, patrono della Città di Torino.

Al termine della celebrazione Eucaristica, nella sacrestia della cattedrale, il cardinale Repole sarà lieto di incontrare i giornalisti (secondo le indicazioni che saranno fornite dall’Ufficio stampa dell’Arcidiocesi alle/ai colleghe/i presenti in cattedrale).

Per garantire spazi di lavoro adeguati alle necessità professionali di fotografi e operatori video, all’interno della cattedrale di San Giovanni Battista sarà riservata loro una postazione nella navata laterale destra presso il transetto.

L’Ufficio stampa dell’Arcidiocesi di Torino garantirà assistenza alle colleghe e ai colleghi per tutta la durata della celebrazione religiosa e durante l’incontro con il cardinal Repole.

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“FRASSATI DAY”: UNA TRE GIORNI DI INIZIATIVE NEL CENTENARIO DELLA MORTE DEL BEATO PIER GIORGIO FRASSATI

Comunicato del 20 giugno 2025

 

Dal 3 al 5 luglio, momenti di preghiera, celebrazioni eucaristiche ed eventi culturali, tra cui l’inaugurazione di una mostra permanente nella ex canonica della chiesa di Santa Maria di Piazza, dedicati a colui che sarà proclamato Santo domenica 7 settembre.

 

Da giovedì 3 a sabato 5 luglio appuntamento con il “Frassati Day”: una “tre giorni” di celebrazioni religiose e iniziative culturali per ricordare la figura del Beato Pier Giorgio (del quale è prossima la canonizzazione, prevista nella giornata di domenica 7 settembre), l’opera e il suo impegno umano, sociale e, naturalmente, spirituale ad un secolo esatto dalla sua morte, avvenuta il 4 luglio del 1925.

Il 3 luglio, il via nel biellese alle tre giornate dedicate a Pier Giorgio Frassati, a Pollone (luogo d’origine della famiglia e dove la salma ha riposato prima di essere traslata nel Duomo di Torino) con la Messa, alle ore 18.30, presieduta dal vescovo di Biella, mons. Roberto Farinella, e seguita, alle 21.30, da una veglia con Adorazione Eucaristica.

Venerdì 4 luglio il “Frassati Day” si sposta a Torino. Alle 10, nella Cattedrale di San Giovanni Battista, è previsto un momento di preghiera guidato dal vescovo ausiliare della diocesi torinese, mons. Alessandro Giraudo, e un’ora dopo è programmata la partenza (proprio dalla Cattedrale) del “Frassatour”: un percorso di visita in centro città ai luoghi del Beato Pier Giorgio, un’iniziativa dedicata ai giovani che partecipano alle attività estive organizzate negli oratori, un modo per presentare a misura di ragazzo colui che sarà presto Santo.
La sera, la Cattedrale del capoluogo piemontese ospita, alle ore 20, lo spettacolo per “Voci e parole su Pier Giorgio Frassati” e, alle 21, la Messa solenne presieduta dall’arcivescovo di Torino, card. Roberto Repole.

La “tre giorni” si chiude sabato 5 luglio con l’inaugurazione, nella ex canonica della chiesa torinese di Santa Maria di Piazza (via Santa Maria, 4) di uno spazio espositivo permanente dedicato a Pier Giorgio Frassati. L’allestimento multimediale a Santa Maria di Piazza, un luogo molto caro a Frassati dove spesso si recava per Adorazione Eucaristica, è curato dall’agenzia Mediacor e realizzato con il sostegno della Fondazione CRT.

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memo: “CARCERE MINORILE E DECRETO CAIVANO. PUNIRE O RIEDUCARE?” DOMANI 6/6 A PALAZZO BAROLO

Recall del 5 giugno 2025

 

OPERA BAROLO. Sede istituzionale: Via delle Orfane 7, 10122 Torino. Tel. 011 26 36 111 – 011 20 71 427; E-mail info@palazzobarolo.it

Con l’incontro “Carcere minorile e decreto Caivano. Punire o rieducare? Le nuove misure tra inasprimento delle pene e crisi dei percorsi riabilitativi” si apre a Palazzo Barolo (via delle Orfane 7/a, Torino),
venerdì 6 giugno alle ore 17,
il nuovo ciclo di conferenze sulle tematiche del carcere organizzato da Opera Barolo, in collaborazione con il settimanale diocesano La Voce e Il Tempo.

Comunicato stampa a questo indirizzo: https://bit.ly/43ml0Ib ;

trovate la locandina qui: https://bit.ly/43kQ0s7

Anche sul sito istituzionale dell’Opera Barolo: https://bit.ly/3FhdANn

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“CARCERE MINORILE E DECRETO CAIVANO. PUNIRE O RIEDUCARE?” SE NE PARLA A PALAZZO BAROLO IL 6 GIUGNO

Comunicato del 31 maggio 2025

 

OPERA BAROLO. Sede istituzionale: Via delle Orfane 7, 10122 Torino. Tel. 011 26 36 111 – 011 20 71 427; E-mail info@palazzobarolo.it

Con l’incontro “Carcere minorile e decreto Caivano. Punire o rieducare? Le nuove misure tra inasprimento delle pene e crisi dei percorsi riabilitativi” si apre a Palazzo Barolo (via delle Orfane 7/a, Torino),
venerdì 6 giugno alle ore 17,
il nuovo ciclo di conferenze sulle tematiche del carcere organizzato da Opera Barolo, in collaborazione con il settimanale diocesano La Voce e Il Tempo.

Comunicato stampa a questo indirizzo: https://bit.ly/43ml0Ib ;

trovate la locandina qui: https://bit.ly/43kQ0s7

Anche sul sito istituzionale dell’Opera Barolo: https://bit.ly/3FhdANn

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ODV “CAMMINARE INSIEME”: PORTE APERTE

Comunicato di "Camminare Insieme" OdV

 

Gent.mi,

Qui: https://www.diocesi.torino.it/ufficiostampa/wp-content/uploads/sites/38/2025/05/Comunicato-stampa-_-associazione_Camminare_Insieme.pdf

trovate il comunicato stampa di Opera Barolo – associazione Camminare Insieme sulla festa del 5 giugno. Partecipano

  • Sergio Chiamparino, Presidente
  • Giulio Fornero, Direttore Sanitario
  • Rappresentanti Istituzionali
  • Rappresentanti di fondazioni ed enti sostenitori

Conduce : Francesco Giorda, attore e presentatore.

PER INFORMAZIONI: Camminare Insieme ODV, Via S. Giuseppe  Cottolengo 24/A – 10152 Torino, Tel.   011.4365980 – 375.675494 –   email ufficiocomunicazione@camminare-insieme.it web:  www.camminare-insieme.it

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memo: PRESENTAZIONE RAPPORTO OSSERVATORIO CARITAS TORINO 2024 POVERI

Recall - 18 maggio 2025

 

DOMANI, LUNEDì 19, ALLE 11, LA PRESENTAZIONE AL SEMINARIO METROPOLITANO – AULA 3 (VIA XX SETTEMBRE, 83, TORINO).

Sono 47.000 le persone accompagnate dalla rete della carità nel territorio dell’Arcidiocesi di Torino, il 30% incontrate per la prima volta, con un incremento del 28% in dodici mesi. Da questi elementi quantitativi prende le mosse il terzo rapporto redatto dall’Osservatorio delle Povertà e delle Risorse di Caritas Diocesana in collaborazione con il sociologo Luca Davico intitolato «Vivere al tempo del vuoto».

All’incontro con i giornalisti interverranno Alessandro Svaluto Ferro, direttore Area Carità e Azione Sociale della Curia torinese,
Antonella Di Fabio, responsabile dell’Osservatorio delle Povertà e delle Risorse di Caritas Diocesana, Luca Davico, sociologo Politecnico di Torino, Pierluigi Dovis, referente Caritas Diocesana.

Presenti inoltre i vertici istituzionali di Pastorale Migranti, ODV San Vincenzo de’ Paoli Torino, Gruppi di Volontariato Vincenziano Torino, Fondazione Don Mario Operti, Caritas Interparrocchiale di Bra che hanno contribuito offrendo dati specifici inseriti nel rapporto.

Nel corso della conferenza saranno resi noto i dati quantitativi e qualitativi riferiti al contesto cittadino e dell’intera area dell’Arcidiocesi riportanti mappe territoriali dei servizi ecclesiali e delle povertà, dati sui soggetti in condizione di impoverimento, elementi circa le principali cause di fragilizzazione (deprivazione economica, disagio lavorativo, stress abitativo, povertà sanitaria), con attenzione particolare al fenomeno della povertà minorile e under 25 e con sottolineature circa quanto maggiormente interpella il contesto territoriale e i vari soggetti che in esso agiscono.

Contatto stampa: Mauro Gentile tel. 349.4162657.

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memo: CONCORSO LETTERARIO DON “MECO”: PREMIAZIONE OGGI AL SALONE DEL LIBRO

Comunicato stampa del 16 maggio 2025

 

OGGI, VENERDì 16/5 ALLE 18, ALLO STAND DELLA CITTA’ DI TORINO

La libertà è pensiero o un libro da leggere, magari da scrivere. Questa è solo una delle tante riflessioni sul tema “Dietro le sbarre” contenute negli oltre ottocento elaborati, tra poesie, racconti e saggi brevi, presentati per la prima edizione del Premio letterario intitolato a don Domenico “Meco” Ricca, il sacerdote salesiano storico cappellano del carcere minorile Ferrante Aporti scomparso nel marzo dello scorso anno. Questo pomeriggio alle ore 18, nello stand della Città di Torino al Salone internazionale del Libro, saranno premiati gli autori dei migliori elaborati per le tre categorie in concorso (Adolescenti, Giovani e Adulti, ristretti all’Ipm Ferrante Aporti) e per il premio speciale riservato alle persone con disabilità. All’appuntamento, moderato dalla giornalista Marina Lomunno, interverranno la vicesindaca della Città di Torino, Michela Favaro, il portavoce del Forum Terzo Settore del Piemonte, Gabriele Moroni, Bruno Mellano, garante regionale delle persone sottoposte a misure restrittive della libertà personale, il cappellano del Ipm Ferrante Aporti, don Silvano Oni, e gli scrittori Margherita Oggero e Younis Tawfik. Il Premio letterario Don “Meco” è promosso dal Forum Terzo Settore del Piemonte insieme ai Salesiani del Piemonte e della Valle d’Aosta, in collaborazione con il settimanale diocesano La Voce e Il Tempo e il patrocinio della Città di Torino e del Consiglio regionale del Piemonte.

 

Don Livio Demarie
ufficio stampa
Curia metropolitana di Torino

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RAPPORTO OSSERVATORIO CARITAS TORINO 2024 POVERI: A QUATTRO GAMBE, SPARSI, SOLI, GIOVANI

Comunicato stampa del 10 maggio 2025

 

47.000 persone accompagnate dalla rete della carità nel territorio dell’Arcidiocesi di Torino, il 30% incontrate per la prima volta, con un incremento del 28% in dodici mesi. Da questi elementi quantitativi prende le mosse il terzo rapporto redatto dall’Osservatorio delle Povertà e delle Risorse di Caritas Diocesana in collaborazione con il sociologo Luca Davico intitolato «Vivere al tempo del vuoto».

I dati verranno offerti agli operatori della comunicazione durante una conferenza stampa indetta per

LUNEDÌ 19 MAGGIO 2025
alle ore 11,00
presso il Seminario Metropolitano – Aula 3
via XX Settembre 83 – Torino.

Interverranno
Alessandro SVALUTO FERRO, direttore Area Carità e Azione Sociale della Curia torinese,
Antonella DI FABIO, responsabile dell’Osservatorio delle Povertà e delle Risorse di Caritas Diocesana,
Luca DAVICO, sociologo Politecnico di Torino,
Pierluigi DOVIS, referente Caritas Diocesana.

Saranno presenti e disponibili ad eventuali interviste i vertici istituzionali di Pastorale dei Migranti, ODV San Vincenzo de’ Paoli Torino, Gruppi di Volontariato Vincenziano Torino, Fondazione Don Mario Operti, Caritas Interparrocchiale di Bra che hanno contribuito offrendo dati specifici inseriti nel rapporto.

Nel corso della conferenza verranno presentati i dati quantitativi e qualitativi riferiti al contesto cittadino e dell’intera area dell’Arcidiocesi riportanti mappe territoriali dei servizi ecclesiali e delle povertà, dati sui soggetti in condizione di impoverimento, elementi circa le principali cause di fragilizzazione (deprivazione economica, disagio lavorativo, stress abitativo, povertà sanitaria), con attenzione particolare al fenomeno della povertà minorile e under 25 e con sottolineature circa quanto maggiormente interpella il contesto territoriale e i vari soggetti che in esso agiscono.

Ai presenti verrà consegnato materiale di sintesi e la versione cartacea del rapporto. A partire dalle ore 11,00 dello stesso giorno tutto sarà disponibile sul sito www.caritas.torino.it . Caritas Diocesana e redattori non anticiperanno in altro momento nessuno degli elementi e non sono in possesso di immagini o filmati.

L’accesso alla sala di conferenza è libero e non richiede prenotazione previa.

Contatto stampa: Mauro Gentile tel. 349.4162657.

Torino, 15 maggio 2025.

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CONCORSO LETTERARIO DON DOMENICO “MECO” RICCA: 16/5 PREMIAZIONE AL SALONE DEL LIBRO

COMUNICATO STAMPA DEL 12 MAGGIO 2025

 

CONCORSO LETTERARIO IN MEMORIA DEL SALESIANO DON DOMENICO “MECO” RICCA: IL 16 MAGGIO (ORE 18) LA PREMIAZIONE AL SALONE DEL LIBRO, NELLO STAND DELLA CITTA’ DI TORINO.

Tema della prima edizione “Dietro le sbarre”: 850, tra poesie, racconti e saggi brevi, gli elaborati in concorso per tre categorie (Adolescenti, Giovani e Adulti, ristretti all’Ipm Ferrante Aporti) e due premi speciali riservati alle persone con disabilità.

Il Premio letterario Don “Meco” è promosso dal Forum Terzo Settore del Piemonte insieme ai Salesiani del Piemonte e della Valle d’Aosta, in collaborazione con il settimanale diocesano La Voce e Il Tempo e il patrocinio della Città di Torino e del Consiglio regionale del Piemonte.

Cara/o collega,
venerdì 16 maggio, alle ore 18, lo stand della Città di Torino al Salone internazionale del libro ospiterà la cerimonia di premiazione della prima edizione del concorso letterario istituito in memoria di don Domenico “Meco” Ricca, il sacerdote salesiano storico cappellano del carcere minorile Ferrante Aporti scomparso nel marzo dello scorso anno.

Degli ottocentocinquanta elaborati sul tema “Dietro le sbarre”, nei giorni scorsi la giuria – presieduta dalla giornalista Marina Lomunno e di cui fanno parte gli scrittori Margherita Oggero e Younis Tawfik, l’ex magistrato Ennio Tomaselli, Claudio Sarzotti, docente di sociologia e direttore della rivista Antigone, la garante dei detenuti della Città di Torino, Monica Cristina Gallo, ed esperti di educazione e scienze sociali – ne ha selezionati sessanta (l’elenco su www.terzosettorepiemonte.it/news/giuria-al-lavoro-i-nomi-dei-finalisti ) tra cui scegliere i vincitori da premiare al Salone del Libro per ognuna delle tre categorie in cui è articolato il concorso: Giovani e Adulti (dai 19 anni in su), Adolescenti (dai 14 ai 18 anni), la sezione per i giovani ristretti all’Ipm «Ferrante Aporti» e per i due premi speciali riservati a persone con disabilità.

I contributi – spiegano dal Forum Terzo Settore del Piemonte – sono arrivati da tutta Italia e da persone di ogni età. Un segno questo che quando il lavoro degli operatori negli istituti di pena è svolto con sensibilità e attenzione, i risultati positivi non tardano ad arrivare proprio attraverso le attività finalizzate alla cura e alla rieducazione dei ristretti”.

Tredici elaborati sono stati prodotti e inviati da giovani reclusi al Ferrante Aporti, coinvolti nell’iniziativa – come evidenzia don Silvano Oni, il salesiano oggi cappellano dell’istituto di pena minorile torinese – “grazie all’impegno dei nostri insegnanti, che hanno spiegato e fatto comprendere loro il senso del concorso letterario e raccontato la figura di don Meco, un uomo che i docenti hanno personalmente conosciuto, condividendo la dedizione verso i giovani più fragili”.

Alla cerimonia di premiazione al Salone del Libro saranno presenti, con i membri della giuria del concorso letterario, la vicesindaca della Città di Torino, Michela Favaro, il Garante delle persone sottoposte a misure restrittive della libertà della Regione Piemonte, Bruno Mellano, il portavoce del Forum Terzo Settore in Piemonte, Gabriele Moroni, e Don Silvano Oni, cappellano del carcere minorile Ferrante Aporti.

I migliori elaborati del concorso letterario in memoria di don Domenico “Meco” Ricca saranno inoltre raccolti in una pubblicazione. Il ricavato dalle vendite sarà interamente devoluto alla Comunità Harambée di Casale Monferrato, che accoglie e sostiene minori fragili e dove don Domenico era di casa.

A proposito di iniziative dedicate alla giustizia minorile, nell’ambito della seconda edizione del ciclo di conferenze sui temi del carcere curato dall’Opera Barolo in collaborazione con il settimanale La Voce e Il Tempo, il 6 giugno alle ore 17, Palazzo Barolo (via delle Orfane 7, Torino), ospiterà l’incontro “Carcere minorile e decreto Caivano. Punire o rieducare? Le nuove misure tra inasprimento delle pene e crisi dei percorsi riabilitativi”, organizzato con il Forum Terzo Settore del Piemonte, i Salesiani del Piemonte e della Valle d’Aosta e l’Ordine dei Giornalisti del Piemonte. Sarà anche quella un’occasione per ricordare l’opera del salesiano don “Meco” Ricca e riflettere sulle opportunità di reinserimento sociale offerte ai minori ristretti, sul ruolo delle realtà del Terzo settore e sulla trattazione dell’argomento da parte dei media.

 

 

Don Livio Demarie
ufficio stampa
Curia metropolitana di Torino

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