Gent.mi,
vi auguriamo un Natale di Gesù sereno e pieno di calore,
e un 2026 ricco di grandi opportunità e soddisfazioni.

Ufficio Stampa Diocesi di Torino
Alberto, Lara, Mauro, diac. Lorenzo e don Livio
Vi segnaliamo che sabato 6 dicembre alle ore 10, l’arcivescovo di Torino e vescovo di Susa, il cardinale Roberto Repole, visiterà il centro di accoglienza Rifugio Fraternità “Massi” di Oulx (corso Ortigara 14/D): una struttura nata per far fronte all’emergenza migranti dal punto di vista umanitario, offrendo, 24 ore su 24, un servizio di accoglienza e assistenza a donne, uomini, bambini che, sfidando il freddo e la montagna, intendono proseguire il proprio cammino verso altri Paesi europei.
Le attività del centro di accoglienza di Oulx coinvolgono istituzioni, associazioni e un gran numero di volontari provenienti da tanti comuni della Val di Susa.
IL PAPA A TORINO PER LA SINDONE?
REPOLE: “SIAMO PRONTI AD ACCOGLIERLO”
Dichiarazione del cardinale Roberto Repole, Arcivescovo di Torino e custode della Sindone:
“La Chiesa torinese, e credo l’intera città, sono pronte ad accogliere Leone XIV con grande gioia, se confermerà il suo desiderio di visitare Torino e la Sindone. Dal primo giorno del suo Pontificato Leone XIV ha portato l’attenzione sullo sguardo di Gesù, unica e vera fonte della pace che il mondo sta invocando con tanta trepidazione. La Sindone rimanda alla morte e alla sofferenza, ma soprattutto alla risurrezione di Gesù e alla vittoria della vita, un segno che da Torino si diffonde in tutto il mondo”
DICHIARAZIONE DEL CARD. ROBERTO REPOLE, ARCIVESCOVO DI TORINO, SULLA TRAGICA MORTE DI UN OPERAIO NEL CANTIERE DI TORINO ESPOSIZIONI
<<Non riusciamo a reggere il pensiero di un altro padre di famiglia morto questa mattina per l’incidente nel cantiere di Torino Esposizioni. Andy Mwachoko, 42 anni, arrivava dalla Nigeria, aveva tre figli e una moglie che non lo vedranno tornare a casa. Non abbiamo elementi per comprendere se vi siano responsabilità in questa ennesima morte bianca a Torino, che sconvolge anche i datori di lavoro, ma scorrendo l’elenco dei caduti nei cantieri e al di là della tragedia di questa mattina è doloroso constatare che le vittime sono spesso persone fragili e poco pagate. La morte di un altro lavoratore ci impone di compiere un esame di coscienza collettivo, se il benessere di cui godiamo non sia spesso pagato soprattutto dai fragili: le persone valgono immensamente più del denaro, molto più delle cose materiali e credo che su questo punto abbiamo tutti l’urgente dovere di vigilare.>>
L’edizione 2025 del Festival dell’Accoglienza – la kermesse organizzata da Arcidiocesi di Torino, Pastorale diocesana Migranti e Associazione Generazioni Migranti – fa tappa anche quest’anno a Palazzo Barolo (via delle Orfane 7/a) con un doppio appuntamento nel pomeriggio di martedì 21 ottobre.
Alle ore 17.45 obiettivo puntato sul tema “La pena e la speranza: il carcere restituisce ai cittadini?”. Nella nostra società è possibile pensare alla detenzione come parte di un processo di restituzione alla comunità? E’ la domanda a cui, nel corso dell’incontro moderato dalla giornalista Cristina Zagaria, sono chiamati a rispondere il viceministro alla Giustizia Francesco Paolo Sisto, Elena Lombardi Vallauri, direttore del penitenziario Lorusso e Cutugno, l’ex Garante nazionale dei detenuti, Mauro Palma, e l’ex giudice Francesco Gianfrotta.
“L’incontro – spiega Sergio Durando, referente della Pastorale dei Migranti e organizzatore del Festival – senza ignorare i problemi del sistema penitenziario nel suo complesso, vuol essere un dialogo tra rappresentanti delle istituzioni, esperti e magistrati su che cosa può fare il carcere: cioè se può essere o no un luogo dove educare, accompagnare, rigenerare, accogliere storie spezzate, creare percorsi di responsabilità per costruire un futuro che, una volta scontata la pensa, possa consentire di essere e sentirsi pienamente reintegrati nella società delle persone libere”._
“Nel solco del tema guida del Festival, “La speranza è una radice” – aggiunge Durando – l’obiettivo del confronto è inoltre quello di esplorare la possibilità che anche “dentro” il carcere si possa coltivare libertà: non come assenza di mura, ma come speranza, opportunità e cammino verso quella meta di libertà, anche fisica, da vivere pienamente e consapevolmente quando verrà il momento di poterlo fare. Anche perché – sottolinea il referente della Pastorale dei Migranti – ogni pena, se non è vendetta, è impegno civile per una Giustizia che cura e costruisce relazioni”.
L’incontro “La pena e la speranza: il carcere restituisce ai cittadini?” è preceduto, alle ore 15.30, sempre a Palazzo Barolo, dalla proiezione del docufilm “Dustur”, una parola araba che significa Costituzione. Nella pellicola è raccontata una vicenda che tra i protagonisti ha proprio la Carta costituzionale del nostro Paese, oggetto di un corso tenuto da alcuni volontari laici e da religiosi per detenuti, per lo più musulmani. Tra di loro vi è Bannak Samad, ex recluso marocchino che sta iniziando una nuova vita, divisa tra il lavoro e gli studi universitari. Girato nel penitenziario Dozza di Bologna, il docufilm narra di un percorso che intreccia attesa, libertà e desiderio di un futuro possibile.
Con la proiezione previsti gli interventi del protagonista, Bannak Samad, e di Wally Falchi, responsabile del Centro di ascolto “Le due tuniche” della Caritas diocesana torinese.
Il doppio appuntamento a Palazzo Barolo è organizzato in collaborazione con Opera Barolo, Festival Women & the City e Festival LiberAzioni.
Maggiori informazioni e i link per le iscriversi ai due eventi nelle pagine web del Festival dell’Accoglienza all’indirizzo www.festivalaccoglienzatorino.
Appuntamento sabato 11 ottobre alle ore 17, in piazza Castello, con l’evento centrale del Festival della Missione, “Disarmati. Volti della resistenza”. Un grande momento pubblico condotto da Chiara Buratti che metterà in dialogo storie e volti che hanno scelto la non violenza come forma di resistenza. Un appuntamento che vuole essere una risposta concreta alla “globalizzazione dell’indifferenza” e dell’ “impotenza”, come denunciato da papa Francesco e ripreso da papa Leone XIV, indicando nella cultura dell’incontro l’unico antidoto possibile.
A testimonianza della forza generatrice del dialogo, interverranno Badel Adra, regista del documentario No Other Land, e Yonatan Zeigen, attivista per la pace e figlio della pacifista israelo-canadese Vivian Silver, uccisa nell’attacco del 7 ottobre. Accanto a loro, Mohammad Huraini, attivista palestinese, giornalista indipendente e difensore dei diritti umani originario di Masafer Yatta. Parteciperanno, inoltre, don Mattia Ferrari, cappellano di bordo di Mediterranea Saving Humans; Kim Aris, figlio della leader birmana Aung San Suu Kyi; e Taghi Rahmani, marito e padre dei figli dell’attivista iraniana Narges Mohammadi, entrambe Premi Nobel per la Pace oggi private della libertà. A seguire, gli interventi di don Luigi Ciotti, voce libera e instancabile contro le mafie, e di suor Azezet Habtezghi Kidane, missionaria comboniana da anni accanto alle vittime della tratta di esseri umani.
MUSICA PER LA PACE
Il pomeriggio di sabato in piazza Castello sarà accompagnato dalla musica del gruppo iraniano Hello Baba, che fonde fonde musica sufi, melodie folk, improvvisazione e stili fusion moderni per creare performance dal vivo multistrato. Radicato nelle tradizioni mistiche e nella musica dell’Iran, l’ensemble trascende i confini culturali con una visione aperta verso il mondo. A seguire, l’energia e la voce di Chris Obehi. Nato in Nigeria nel 1998, Obehi è costretto nel 2015 a fuggire dal suo Paese a causa delle persecuzioni religiose perpetrate da Boko Haram. Dopo un lungo e difficile viaggio attraverso la Libia e Lampedusa, è approdato infine a Palermo. Qui ha intrapreso gli studi di contrabbasso al conservatorio Alessandro Scarlatti e maturato un grande interesse per la musica tradizionale siciliana. Nel gennaio 2020 vince il XIX Premio Rosa Balistreri e Alberto Favara e nel 2024 si è esibito all’Arena di Pace. E poi seguirà il Free Voices Gospel Choir, formazione nata nel 1997 a Beinasco e oggi composta da 80 coristi, ballerini e musicisti. “Voci libere” di nome e di fatto, i Free Voices interpretano il gospel come un canto di libertà e speranza, erede degli spiritual afroamericani e capace di parlare ancora oggi a tutte le “piccole schiavitù” dell’animo umano. In oltre venticinque anni di attività, il coro si è esibito in centinaia di concerti in tutta Italia, diventando promotore di solidarietà e fondatore della rassegna nazionale Gospel Sotto le Stelle.
“Disarmati. Volti della Resistenza” sarà preceduto, a partire dalle ore 15, da “Aspettando Disarmati. Strade di pace”, animazione di piazza organizzata da Sermig e Casa Missione in collaborazione con Balla Torino Social Dance.
“DISARMATI. VOLTI DELLA RESISTENZA”, NOTE BIOGRAFICHE SUI RELATORI
BASEL ADRA
Basel Adra (Masafer Yatta, 1996) è un avvocato, giornalista e regista palestinese. È cresciuto sulle colline a sud di Hebron, nel villaggio di al-Tuwani, in una comunità di circa quattromila pastori e agricoltori minacciata da decenni da sgomberi, demolizioni e violenze sistematiche da parte delle autorità israeliane. Non ha mai scelto l’esilio: sente il dovere di restare e continuare a documentare gli abusi subiti dal suo popolo. Il suo nome è noto a livello internazionale grazie a No Other Land, il documentario realizzato con gli israeliani Yuval Abraham e Rachel Szor e il collega palestinese Hamdan Ballal, che ha vinto l’Oscar nel 2024 come miglior documentario.
Ma prima ancora che regista premiato, Adra è un testimone: da adolescente ha iniziato a filmare demolizioni, violenze dell’esercito e attacchi di coloni, trasformando la telecamera in uno strumento di difesa civile. Il suo attivismo si fonda sulla nonviolenza. Niente armi, niente vendetta: corpi disarmati messi davanti ai bulldozer, parole e immagini usate come strumenti di resistenza. È la stessa via scelta dalla comunità di Masafer Yatta nel 1999, quando, dopo uno sgombero che coinvolse settecento persone, diversi villaggi si unirono per creare il Comitato di resistenza nonviolenta. Con azioni legali, manifestazioni e il coinvolgimento dei media, il Comitato ottenne dopo tre mesi una vittoria significativa: la Corte Suprema israeliana sospese l’evacuazione e permise il ritorno delle famiglie espulse. Per oltre vent’anni, pur tra tensioni e demolizioni, quella scelta ha permesso di continuare a vivere e coltivare le proprie terre. Ma l’equilibrio si è spezzato con il nuovo verdetto del 2022, che ha confermato l’espulsione di dodici villaggi, e dopo il 7 ottobre 2023 la situazione si è ulteriormente aggravata. Adra è legato anche alla presenza di Operazione Colomba, il corpo civile di pace della Comunità Papa Giovanni XXIII che dal 2004 vive ad al-Tuwani: «Sono stati i miei scudi umani quando da bambino portavo il gregge al pascolo. Gli devo, e gli dobbiamo tutti, tanto», racconta. Oggi Basel Adra continua a vivere a Masafer Yatta, a filmare, a denunciare. «Arrendersi non è un’opzione», ripete spesso Adra. Oltre al cinema, scrive per la testata indipendente +972 Magazine, dove giornalisti palestinesi e israeliani lavorano insieme.
YONATAN ZEIGEN
Yonatan Zeigen (Kibbutz Be’eri, 1983) è un attivista israeliano per la pace, assistente sociale e mediatore. È cresciuto nel kibbutz fondato dai suoi nonni nel deserto del Negev, una comunità che il 7 ottobre 2023 è stata devastata dall’attacco di Hamas, in cui ha perso la vita sua madre, Vivian Silver, storica attivista israeliana di 74 anni, con passaporto canadese. Figura di primo piano nei movimenti pacifisti, Silver aveva fondato l’associazione Women Wage Peace e l’Arab-Jewish Center for Women Equality, Empowerment and Cooperation, dedicando l’intera esistenza alla difesa dei diritti dei palestinesi e alla costruzione di alternative nonviolente al conflitto che da oltre settantacinque anni segna il Medio Oriente.
La morte della madre ha segnato per Zeigen un punto di svolta: dopo un periodo in cui si era allontanato dall’impegno politico, ha deciso di ridedicare la propria vita alla pace e alla riconciliazione tra israeliani e palestinesi. Padre di tre figli, vive oggi a Tel Aviv-Jaffa. Ha studiato giurisprudenza e si è poi specializzato in servizio sociale clinico, ambito in cui lavora come terapeuta e facilitatore. La sua formazione da mediatore lo porta a cercare spazi di dialogo anche nei momenti più drammatici, convinto che solo il riconoscimento reciproco possa aprire vie di convivenza.
KIM ARIS
Kim Aris (Regno Unito, 1977) è il figlio minore di Aung San Suu Kyi, la leader della Lega nazionale per la democrazia birmana, premio Nobel per la pace nel 1991 e simbolo mondiale della resistenza nonviolenta alla dittatura militare in Myanmar. Cresciuto in Inghilterra, Paese del padre, lo storico britannico Michael Aris, ha vissuto gran parte della sua vita lontano dalla madre, costretta a decenni di arresti domiciliari e oggi detenuta in isolamento nella prigione di Naypyidaw dopo il colpo di Stato del 2021.
Dal Regno Unito, Aris mantiene viva l’eredità politica e morale della madre, richiamando l’attenzione internazionale sulla repressione in Myanmar e sulla crisi umanitaria che ne è seguita. Si impegna in raccolte fondi per sostenere le comunità colpite dalla guerra civile e dai disastri naturali, e partecipa a iniziative pubbliche per tenere alta l’attenzione sulla condizione dei prigionieri politici, a cominciare da quella della madre.
Il suo impegno ha assunto dimensione internazionale attraverso viaggi e incontri con le comunità della diaspora birmana, in particolare negli Stati Uniti e in Europa, dove ha ricevuto premi e riconoscimenti a nome di Aung San Suu Kyi. Attraverso queste attività, Aris contribuisce a trasformare la solidarietà verso la madre in sostegno concreto alla popolazione civile, oggi in gran parte ridotta in povertà e sotto i bombardamenti dell’esercito.
TAGHI RAHMANI
Taghi Rahmani (Takestan, 1959) è un giornalista indipendente, scrittore e attivista politico iraniano, riconosciuto come uno dei volti più autorevoli della resistenza civile alla Repubblica islamica. Cresciuto in una famiglia della classe media, iniziò l’impegno politico a soli quindici anni. Da allora ha dedicato la sua vita alla libertà di espressione, ai diritti umani e al rinnovamento intellettuale dell’Iran.
Per questa scelta ha pagato un prezzo altissimo: oltre sedici anni trascorsi nelle prigioni iraniane, spesso in isolamento, vittima di torture e processi farsa. Amnesty International lo ha designato come prigioniero di coscienza e Reporters Without Borders lo ha definito “il giornalista più frequentemente incarcerato d’Iran”. Tra gli anni Ottanta e Duemila è stato più volte arrestato per la sua attività nei giornali clandestini (Pishtazan, Movahed) e in testate legali come Iran-e-Farda e Omid Zanjan. La sua voce critica, tuttavia, non è mai stata ridotta al silenzio.
Vive in esilio in Francia, insieme dei figli gemelli, Kiana e Ali. Con loro, nel dicembre 2023, ha preso parte alla cerimonia di consegna del Premio Nobel per la Pace assegnato alla moglie, in carcere, Narges Mohammadi per la sua lotta contro l’oppressione delle donne in Iran e per promuovere i diritti umani e la libertà per tutti. Attivista sin dagli anni universitari, è stata vicepresidente del Defenders of Human Rights Center fondato da Shirin Ebadi e ha guidato campagne contro la pena di morte, la tortura bianca – l’isolamento nelle carceri iraniane – e l’obbligo del velo. Arrestata dodici volte, condannata complessivamente a trent’anni di carcere.
Il programma completo del Festival è disponibile su www.festivaldellamissione.it
Il Festival della Missione è realizzato in partnership con il Festival dell’Accoglienza (16 settembre – 31 ottobre).
Buona giornata
Mauro Gentile, ufficio stampa Arcidiocesi di Torino
Costanza Oliva, comunicazione Festival della Missione
Quattro giorni con oltre sessanta eventi in diversi luoghi della città. Momento clou della manifestazione, sabato alle 17 in piazza Castello, con “Disarmati. Volti della resistenza”, incontro con Kim Aris (figlio di Aung San Suu Kyi), Taghi Rahmani (marito della Nobel per la Pace Narges Mohammadi), il regista palestinese Badel Adra (No Other Land) e l’attivista israeliano Yonatan Zeigen, figlio della pacifista Vivian Silver, insieme a don Luigi Ciotti e suor Azezet Habtezghi Kidane.
Da domani, giovedì 9 ottobre, il via a Torino del Festival della Missione 2025: quattro giorni di iniziative e oltre sessanta appuntamenti dedicati al tema del “fare missione” come esperienza universale, con decine di ospiti da ogni parte del mondo.
Ad aprire la kermesse – promossa da Fondazione Missio e Conferenza degli Istituti Missionari in Italia con Arcidiocesi di Torino e organizzata in partnership con il Festival dell’Accoglienza – alle ore 18, nella Chiesa di San Filippo Neri, Luciana Littizzetto che, raccogliendo lo spirito del “pellegrinaggio laico per le periferie umane”, conduce la narrazione di sette cammini che attraversano la città, passando per luoghi e storie segnati da migrazione, educazione mancata, dipendenze, reclusione, abbandono e solitudine, per poi approdare alla Chiesa di via Maria Vittoria.
Tra gli altri appuntamenti del Festival, venerdì 10 ottobre alle ore 11, sempre a San Filippo Neri, spazio al ruolo delle donne e alle prospettive diverse di fede, impegno sociale e diritto, con la teologa Teresa Forcades (Intra omnes, dialogo sull’inclusione e la fraternità universale).
Nel pomeriggio, alle ore 14, si parla di crisi globale, conversione ecologica e giustizia economica con Jeffrey Sachs e Luigino Bruni, a partire dalla campagna Caritas per il condono del debito (Cambiamo la rotta). Alle ore 16 luci sulle storie di chi non ha posto sulla ribalta globale con racconti di giornalisti e attivisti su guerre dimenticate, migrazioni e discriminazioni (Le vite che nessuno vede). Poi, alle ore 18.30, con Gaël Giraud e Leonardo Becchetti dialogo su economia, solidarietà e nuove possibilità di fraternità globale (Tempore famis. Opportunità per tornare umani).
La sera alle 21, alla Facoltà Teologica di via XX Settembre 83, Carola Susani, con il giornalista Matteo Spicuglia, presenta il libro C’é un’altra!, raccolta di poesie che esplorano temi come l’amore, la separazione, il tempo che passa.
Nella terza giornata del Festival, sabato 11 ottobre alle ore 10.45, a San Filippo Neri, in programma l’incontro con Diane Foley, madre del giornalista James Foley ucciso dall’Isis, che nel 2021 ha scelto di incontrare uno degli assassini del figlio (Dio non uccide).
Nel pomeriggio di sabato il momento clou della manifestazione in piazza Castello alle ore 17, con “Disarmati. Volti della resistenza”, con protagonisti Kim Aris (figlio di Aung San Suu Kyi), Taghi Rahmani (marito della Nobel per la Pace Narges Mohammadi), il regista palestinese Badel Adra (No Other Land) e l’attivista israeliano Yonatan Zeigen, figlio della pacifista Vivian Silver, insieme a don Luigi Ciotti e suor Azezet Habtezghi Kidane.
Nella giornata di chiusura, domenica 12 ottobre alle 11.30, nella chiesa di via Maria Vittoria, dialogo con Leonardo Di Costanzo, regista di Elisa, presentato alla 82ª Mostra del Cinema di Venezia 2025 e vincitore del Premio Signis, su scrittura e cinema come strumenti per immaginare nuovi orizzonti (L’arte di sperare).
Sempre domenica alle ore 15, nella Chiesa di San Filippo Neri, Santa Messa presieduta dall’arcivescovo di Torino, cardinale Roberto Repole.
ACCREDITI MEDIA
Cara/o collegato,
ti ricordiamo che puoi richiedere il “pass stampa” (che consente di accedere a tutti gli eventi del Festival della Missione) scrivendo a comunicazione@festivaldellamissione.it , comunicando – oltre nome e cognome, recapiti telefonici e mail – anche la testata per la quale lavori e il numero di tessera OdG (oppure tipo e numero di un documento d’identità).
Ricevuta la mail di conferma dell’accreditamento puoi ritirare il tuo pass – a partire dalla mattina di giovedì 9 ottobre, allo spazio “Accoglienza ospiti” della Chiesa di San Filippo Neri (lato via Accademia delle Scienze).
NOTA DI SERVIZIO PER GIORNALISTI, FOTOGRAFI E OPERATORI VIDEO
MODALITÀ DI ACCREDITO PER LE INIZIATIVE DEL FESTIVAL DELLA MISSIONE 2025
Cara/o collega,
nell’invitarti a seguire gli eventi del Festival della Missione ospitati a Torino dal 9 al 12 ottobre, nella chiesa di San Filippo Neri (via Maria Vittoria, 5), alla Facoltà Teologica (via XX Settembre, 83) e in piazza Castello, cogliamo l’occasione per fornirti alcune informazioni di servizio che, ci auguriamo, possano risultare utili allo svolgimento della tua attività professionale.
ACCREDITO: come chiederlo, dove ritirarlo e a cosa serve
Il “pass stampa” consente di accedere a tutti gli eventi del Festival della Missione e lo puoi richiedere scrivendo a comunicazione@festivaldellamissione.it , comunicando – oltre nome e cognome, recapiti telefonici e mail – anche la testata per la quale lavori e il numero di tessera OdG (oppure tipo e numero di un documento d’identità).
Ricevuta la mail di conferma dell’accreditamento puoi ritirare il tuo pass – a partire dalla mattina di giovedì 9 ottobre, allo spazio “Accoglienza ospiti” della Chiesa di San Filippo Neri (lato via Accademia della Scienze).
MATERIALE STAMPA: comunicati, immagini e altre informazioni
Gli accreditati, oltre a ricevere i comunicati stampa relativi alla manifestazione, possono scaricare dalla sezione “Press” del sito internet www.festivaldellamissione.it (accedendo con una password ricevuta insieme alla mail di conferma dell’accreditamento) fotografie, video e altro materiale.
Naturalmente, prima e per tutta la durata del Festival, siamo a disposizione per fornirti assistenza e informazioni.
Martedì 30 settembre alle ore 11.30, alla Facoltà Teologica di Torino in via XX Settembre 83, sarà presentato in conferenza stampa il programma del Festival della Missione 2025, in programma a Torino dal 9 al 12 ottobre. La terza edizione della manifestazione ha come titolo “ilVoltoProssimo”. Non un festival “dei missionari”, ma della missione come esperienza universale, dono e responsabilità affidata a tutti per cui la missio ad gentes continua ad essere ispirazione e motore. È questo il cuore dell’iniziativa: riscoprire la prossimità come mandato che spinge a oltrepassare frontiere fisiche, sociali, culturali e spirituali, per incontrare l’altro nella sua unicità e nelle sue ferite.
Promosso da Fondazione Missio e dalla Conferenza degli Istituti Missionari in Italia (Cimi), in collaborazione con l’Arcidiocesi di Torino, il Festival proporrà oltre sessanta appuntamenti: incontri, spettacoli, concerti, mostre, laboratori e momenti di preghiera diffusi in vari luoghi della città, da Piazza Castello alla chiesa di San Filippo Neri, fino alla stessa Facoltà Teologica. Torino diventerà così una piazza aperta dove temi spesso relegati alle periferie del dibattito pubblico – la pace, la giustizia sociale, il clima, i diritti umani, il dialogo interreligioso – saranno messi al centro.
Alla conferenza stampa interverranno mons. Alessandro Giraudo, vescovo ausiliare di Torino, mons. Marco Prastaro, vescovo di Asti, don Giuseppe Pizzoli, direttore di Fondazione Missio-Cei, padre Fabio Baldan, presidente della Cimi, suor Natalina Isella, missionaria, e César Piscoya, consulente del Celam. A moderare sarà la giornalista di Avvenire Lucia Capuzzi.
La conferenza stampa potrà essere seguita anche in diretta streaming sul canale YouTube dell’Arcidiocesi di Torino (https://www.youtube.com/live/rh7GdAkWcs0) e sul sito web del Festival della Missione (www.festivaldellamissione.it).
Il Festival della Missione è realizzato in partnership con il Festival dell’Accoglienza (16 settembre – 31 ottobre).
FESTIVAL DELLA MISSIONE 2025:
“BRANCACCIO, LE VISCERE DI PALERMO”, MOSTRA FOTOGRAFICA DIFFUSA FINO AL 19 OTTOBRE
Fino al 19 ottobre, manifesti (su circuiti di installazioni pubblicitarie Mupi) portano in strade e piazze della città “Brancaccio. Le viscere di Palermo”, una mostra fotografica diffusa allestita a Torino nell’ambito del Festival della Missione 2025. Sono immagini che raccontano un quartiere difficile e straordinariamente vivo attraverso l’obiettivo del fotografo palermitano Francesco Faraci: scatti di vita quotidiana che scorre tra muri incrostati, dello sguardo di due bambini che cercano il futuro nel cielo, della cura di una pettinatura riflessa tra i graffi di uno specchio.
La storia tra Faraci e Brancaccio è nata da un incontro inatteso, un invito a varcare le porte delle case, due anni di cammini quotidiani nei vicoli, di amicizie strette e fiducia guadagnata. «Per me Brancaccio è stata una storia d’amore», racconta. «Un amore che mi ha cambiato come uomo prima ancora che come fotografo». Tutte le fotografie sono in bianco e nero: per Faraci non è una scelta estetica ma un linguaggio che porta chi le osserva a restare concentrati su ciò che accade, senza distrazioni. Con questa mostra diffusa, il Festival della Missione porta nelle strade di Torino un pezzo di Palermo, ricordando che Brancaccio non è solo un quartiere ai margini, “ad alta densità mafiosa”. È anche il quartiere di Don Puglisi, di Don Maurizio, e di chi lotta ogni giorno. «Anche nei luoghi più problematici, lì dove si pensa che non ci sia nulla, si nasconde una umanità potente e autentica, storie reali, dolorose però vere, che ci riguardano», sottolinea Faraci. «Voltarsi dall’altra parte, giudicare e ghettizzare non è mai la strada giusta. L’accoglienza, la cura e l’amore, sono ciò che dovremmo mettere in pratica ogni giorno».
Francesco Faraci
Nato a Palermo nel 1983, Faraci è fotografo documentarista e scrittore. Dopo studi in antropologia e sociologia, ha trovato nella fotografia il suo principale linguaggio, ispirandosi ai grandi maestri francesi e americani. Al centro del suo lavoro ci sono la Sicilia e il Mediterraneo, narrati attraverso le contraddizioni delle periferie, con uno sguardo attento ai minori e alle comunità marginali.
I suoi reportage sono apparsi su Il Venerdì di Repubblica, The Guardian, Time Magazine, VICE e Rolling Stone. Tra i suoi libri fotografici: Malacarne (2016), premiato a Parigi e a Mosca, Atlante Umano Siciliano (2020), finalista al Premio Marco Pesaresi, e Anima Nomade (2022, Mimesis, prefazione di Franco Arminio). Ha collaborato con Jovanotti (Jova Beach Party e videoclip Mediterraneo), con Achille Lauro (immagini per Solo Noi, Sanremo 2021) e con Netflix (Una semplice domanda di Alessandro Cattelan). Le sue mostre hanno viaggiato dall’Italia a Tel Aviv. Nel 2016 LensCulture lo ha inserito tra i 100 giovani fotografi più interessanti al mondo.
Per le “Anteprime” del Festival della Missione, il 26 settembre inaugurazione della mostra fotografica “Figli di Haiti”
Venerdì 26 settembre alle ore 18.00, alla Facoltà Teologica di Torino (via XX Settembre 83), verrà inaugurata la mostra fotografica “Figli di Haiti”, visitabile fino al 12 ottobre. Interverranno Debora Spadoni, direttrice Comunicazione e Sviluppo del business di Avvenire, e Fiammetta Cappellini, coordinatrice degli interventi umanitari della Fondazione AVSI. Il progetto, promosso da Avvenire e Fondazione Avvenire in collaborazione con Fondazione Avsi (presente nel Paese dal 1999), accende i riflettori su quest’isola dimenticata, ribaltando lo sguardo. Perché oltre alla povertà e alla violenza delle gang, Haiti ha altro da raccontare. Lo dimostrano Dukens, Woodley, Franklin e altri quaranta adolescenti haitiani che, armati solo del proprio cellulare, hanno raccontato un frammento di bellezza che squarcia la violenza quotidiana delle loro giornate. Qualcuno ha fotografato una zona pulita del proprio quartiere, qualcun altro una donna che vende della frutta. Le loro immagini saranno pubblicate anche nel calendario Avvenire 2026.
All’inaugurazione della mostra seguirà, alle ore 20.30 nel Giardino della Magnolia del Distretto Sociale Barolo (via Cottolengo 24/A), l’incontro “Haiti tra crisi e vie di cooperazione”, un momento di approfondimento sul contesto haitiano attraverso testimonianze dirette e progetti di cooperazione con Iliana Joseph, mediatrice culturale e presidente dell’associazione Haititalia APS, Alessandro Demarchi, membro dell’associazione internazionale CISV ETS di Torino, Antonio Menegon, missionario Camilliano, e Marco Bello, direttore editoriale di Missioni Consolata.
Il Festival della Missione è realizzato in partnership con il Festival dell’Accoglienza (16 settembre – 31 ottobre), che propone tanti appuntamenti per stimolare una comprensione sempre più profonda e articolata di cosa significhi realmente “accogliere” nel nostro tempo.
In allegato fotografie di “Brancaccio, le viscere di Palermo”

PRESENTAZIONE ALLA STAMPA IL 23 SETTEMBRE (ORE 11), ALLA FACOLTA’ TEOLOGICA DI TORINO
Martedì 23 settembre alle ore 11, alla Facoltà Teologica in via XX Settembre 83, nel corso di una conferenza stampa saranno presentati i nuovi laboratori di educazione civica e di formazione alla politica e alla democrazia delle “Piccole Officine Politiche”, attività promosse e organizzate dalla Pastorale Sociale e del Lavoro dell’Arcidiocesi di Torino e realizzate con il sostegno della Fondazione CRT.
Interverranno all’incontro con i giornalisti il direttore dell’Area Carità e Azione Sociale dell’Arcidiocesi di Torino, Alessandro Svaluto Ferro, il consigliere d’indirizzo della Fondazione CRT, Giampiero Leo, e il segretario del Comitato delle Settimane Sociali dei Cattolici in Italia, Sebastiano Nerozzi.
Obiettivo dell’iniziativa è quello di avvicinare i giovani al mondo della politica, spiegandone i vari aspetti attraverso un approccio e un linguaggio a loro misura, promuovendo il valore della democrazia come luogo del dialogo e della ricerca delle migliori condizioni per vivere, educando alla coscienza critica e alla cultura dell’approfondimento. E poi ancora, far conoscere il sistema delle istituzioni, parlare di valori, fornire ai ragazzi occasioni per esprimersi, ascoltando la loro voce per meglio comprendere ciò che pensano. Un impegno di cui si fanno carico le “Piccole Officine Politiche” attraverso un progetto destinato a ragazze e ragazzi di età compresa tra i dodici e i diciotto anni, in larga parte studentesse e studenti delle scuole secondarie di primo e secondo grado di Torino e dell’area metropolitana e giovani della scuola di formazione professionale.
“Nelle attività finalizzate alla formazione civica dei giovani – osserva monsignor Alessandro Giraudo, vescovo ausiliare dell’Arcidiocesi di Torino – è importante scegliere modalità e linguaggi che tengano conto dei mutamenti avvenuti nella loro vita e nel loro modo di pensare e di informarsi. Il fatto che negli ultimi decenni è cambiato il loro modo di approcciare e considerare le questioni sociali, non significa infatti che siano indifferenti ai problemi del nostro tempo, soprattutto se aiutati e stimolati a riflettere e a mettere in gioco l’impegno personale. Anche le iniziative della Pastorale sociale e del lavoro confermano questa disponibilità dei giovani, e di conseguenza è ancora più forte per la nostra Chiesa l’esigenza di affrontare con loro queste tematiche, che sono al centro del percorso proposto con le “Piccole Officine Politiche”».
“Le Piccole Officine Politiche organizzate dalla Pastorale Sociale e del Lavoro dell’Arcidiocesi di Torino rappresentano un’opportunità preziosa per avvicinare ragazze e ragazzi al significato autentico della cittadinanza attiva – sottolinea la Presidente della Fondazione CRT Anna Maria Poggi –. Educare alla politica e alla democrazia, con linguaggi e strumenti vicini alle nuove generazioni, significa aiutarli a sviluppare senso critico, responsabilità e partecipazione. Per la Fondazione CRT è fondamentale investire nei giovani e nel loro protagonismo civile, perché è da loro che passa la costruzione di una società più consapevole, giusta e aperta al futuro”.
“La militanza nei partiti sempre più rara e un diffuso sentimento di sfiducia e di distanza – come evidenzia Alessandro Svaluto Ferro, direttore dell’Area Carità e Azione Sociale dell’Arcidiocesi di Torino – rappresentano i segni evidenti della generale crisi nel rapporto tra cittadini e mondo della politica. Ripartire dalle giovani generazioni è importante, poiché spesso sono capaci di offrire occasioni di cambiamento e sono anche fonte di speranza. Registriamo infatti segnali d’interesse e di partecipazione quando i giovani stessi sono messi nella condizione di sentirsi protagonisti e non solo ricettori di contenuti. Nei laboratori di educazione civica delle “Piccole Officine Politiche” – spiega Svaluto Ferro – sono impiegate app per animare gli incontri, proposti lavori sui mezzi di informazione cartacei e virtuali, utilizzati video e organizzati incontri con testimoni significativi sia del passato sia del presente allo scopo di riflettere sui temi della democrazia e dei diritti, promosse ricerche per conoscere più in profondità il territorio dell’istituto scolastico che partecipa al progetto. Inoltre, tra le varie attività, sono previsti giochi per insegnare il valore della cooperazione e simulare alcune attività svolte dal consiglio comunale”.
Al termine dell’incontro con la stampa sono previsti, sull’esperienza delle “Piccole Officine Politiche”, interventi del professor Luca Imperatore, coordinatore didattico dei Licei dell’Istituto sociale di Torino, di una studentessa e della professoressa Norma De Piccoli del Dipartimento di Psicologia dell’Università di Torino.
Incontro con il presidente della Conferenza Episcopale Italiana, la prima di una serie di anteprime settimanali con cui si apre ufficialmente la terza edizione del “Festival della Missione”: iniziativa nazionale promossa da Fondazione Missio e Conferenza degli istituti missionari in collaborazione con l’Arcidiocesi di Torino, che il capoluogo piemontese ospiterà dal 9 al 12 ottobre. Il card. Zuppi parlerà di pace e speranza.
venerdì 19 settembre alle ore 18, il Sermig Arsenale della Pace (piazza Borgo Dora 61, Torino) ospiterà un incontro con il presidente della Conferenza Episcopale Italiana, il cardinale Matteo Maria Zuppi, e l’analista politico, Dario Fabbri, sul tema “Conquistare la pace e organizzare la speranza”. Moderatrice la giornalista di Repubblica, Francesca Caferri.
L’appuntamento è una delle “anteprime” settimanali del Festival della Missione 2025, che vivrà il suo momento clou dal 9 al 12 ottobre: quattro giornate in cui Torino sarà infatti teatro di dibattiti, performance, concerti, animazioni, spettacoli teatrali, laboratori, mostre, presentazione di libri, momenti spirituali e vari spazi della città saranno palcoscenico per incontri con numerosi ospiti provenienti dai mondi missionario, della fede, della cultura, dell’economia e del giornalismo.
Eventi che si svolgeranno a San Filippo Neri, alla Facoltà Teologica, in piazza Castello e in altre sedi, pensati per raccontare che cosa vuol dire fare missione, essere vicini, ovvero prossimi (“IlVoltoProssimo” è il titolo del Festival) a chi vive o proviene da luoghi feriti e martoriati da guerra, fame, violenza o soffre anche per gli effetti prodotti sulla natura dal riscaldamento globale del pianeta. Ma, soprattutto, tutte occasioni per portare l’attenzione su persone, luoghi e temi troppo spesso relegati all’estrema periferia del dibattito pubblico.
Il programma del Festival della Missione per le giornate dal 9 al 12 ottobre, con i vari appuntamenti, i partecipanti e le diverse iniziative, sarà presentato nel corso di una conferenza stampa, martedì 30 settembre alle 11.30, alla Facoltà Teologica di Torino in via XX Settembre 83 (seguirà nei prossimi giorni specifica comunicazione dell’Arcidiocesi di Torino).
L’incontro del 19 settembre al Sermig su “Conquistare la pace e organizzare la speranza”, con il cardinal Matteo Maria Zuppi e Dario Fabbri, sarà anche trasmesso in diretta streaming e potrà essere seguito sul sito web del Festival della Missione (www.festivaldellamissione.it) e sul canale YouTube del Sermig (www.youtube.com/sermig).
Martedì 16 settembre alle ore 10.30,
nella Sala Colonne di Palazzo di Città
piazza Palazzo di Città 1 – Torino
l’arcivescovo di Torino, cardinale Roberto Repole, interverrà alla presentazione dell’edizione 2025 del “Festival dell’Accoglienza*: l’ormai tradizionale appuntamento d’autunno dedicato ai temi della migrazione e della multiculturalità, organizzato dalla Pastorale Migranti dell’Arcidiocesi di Torino e dall’associazione Generazioni Migranti, in collaborazione con Fondazione Migrantes e il sostegno di Fondazione Compagnia di San Paolo e Fondazione CRT.
Intitolato quest’anno “La speranza è una radice”, il Festival dell’Accoglienza (dal 16 settembre al 31 ottobre) propone oltre cento eventi (con più di 150 ospiti) tra incontri e dibattiti, spettacoli teatrali e musicali, laboratori, proiezioni cinematografiche, mostre fotografiche, presentazioni di libri, iniziative dedicate ai giovani, viaggi lungo percorsi di spiritualità.
All’incontro con i giornalisti interverranno, insieme al cardinale Roberto Repole:
Conduce Laura de Donato, giornalista.
Ulteriori informazioni su: https://festivalaccoglienzatorino.it