Un anno fa, il 13 ottobre 2020, durante una celebrazione in piazza San Pietro, papa Francesco proclamava santo il cardinale John Henry Newman, beatificato da Benedetto XVI il 19 settembre 2010 a Birmingham. Nell’omelia della Messa, papa Francesco ricordava la “santità del quotidiano, di cui parla il santo Cardinale Newman, che disse: «Il cristiano possiede una pace profonda, silenziosa, nascosta, che il mondo non vede. […] Il cristiano è gioioso, tranquillo, buono, amabile, cortese, ingenuo, modesto; non accampa pretese, […] il suo comportamento è talmente lontano dall’ostentazione e dalla ricercatezza che a prima vista si può facilmente prenderlo per una persona ordinaria» (Parochial and Plain Sermons, V,5). Chiediamo di essere così, ‘luci gentili’ tra le oscurità del mondo. Gesù, «resta con noi e noi cominceremo a brillare come Tu brilli, a brillare in modo da essere una luce per gli altri» (Meditations on Christian Doctrine, VII,3). Amen”.
A distanza di un anno, la Commissione Episcopale della CEI per l’educazione cattolica, la scuola e l’università ricorda l’anniversario in una Lettera agli studenti universitari, rilanciando l’insegnamento del cardinale Newman nel momento particolare che anche il mondo accademico sta vivendo.
“Il nuovo Anno Accademico – esordisce la lettera – prende avvio, in questi giorni, in circostanze didattiche, sanitarie e sociali ancora assai particolari. Forse alcuni di noi o le nostre famiglie siamo stati toccati in prima persona dalle difficili conseguenze della pandemia; altri ne hanno subito gli effetti indiretti; tutti ne siamo stati in qualche modo coinvolti: come studenti, come cittadini, come cristiani. Tutto ciò interessa anche il vostro essere universitari. La missione dell’Università, infatti, ha certamente molto da dire alla società in cui viviamo e a ciascuno di noi, proprio in queste circostanze”.
Le circostanze attuali indotte dalla pandemia – prosegue il testo – “ci hanno persuaso una volta di più che le soluzioni alle grandi emergenze sociali, ma anche umane e scientifiche, non si ottengono solo mediante conoscenze di ordine pragmatico, ma fanno appello anche ad una serie di virtù che si fondano in una dimensione sapienziale trasmessaci da tanti autori, sia umanisti che uomini e donne di scienza. La solidarietà, l’amore alla verità, il sapere come servizio, la condivisione dei risultati scientifici, la prudenza, la capacità di perseverare nella ricerca del vero e del bene – solo per fare alcuni esempi – sono virtù e atteggiamenti propri di chi si forma con serietà nello studio e nella ricerca, e dunque appartengono a una vera esperienza universitaria”.
La lettera si conclude con l’augurio che lo studio profondo della natura, della storia e della vita, possa “contribuire ad una sintesi più profonda tra fede e ragione, diventando anche solidarietà con tutti e carità che trasforma il mondo”.
In allegato il testo della Lettera agli studenti universitari.