Saluto di Mons. Cesare Nosiglia, Arcivescovo di Torino, alla presentazione del Catalogo del Museo Diocesano di Torino

Torino, Seminario Metropolitano, 28 novembre 2011

Con gioia rivolgo il saluto a tutti i presenti a questo evento così importante per il Museo Dioce-sano di Torino. In particolare, rivolgo il saluto ai rappresentanti delle istituzioni, l’Assessore alla Cultura della Regione Piemonte, Dr. Michele Coppola, l’Assessore alla Cultura della Provincia di Torino, Prof. Ugo Perone, il Dr. Enzo Frammartino, in rappresentanza dell’Assessore alla Cultura del Comune di Torino, Dr. Maurizio Braccialarghe. La loro presenza attesta l’interesse che il Museo Diocesano ha nell’ambito della cultura della nostra Città e del nostro territorio.
Un saluto riconoscente agli studiosi che hanno collaborato alla realizzazione del Catalogo, of-frendo una guida sicura e piacevole tra insospettati tesori, accuratamente catalogati, descritti e attri-buiti. Infine, un saluto cordiale ai Volontari del Museo Diocesano per il loro prezioso servizio di ac-coglienza e di guida.
Il Catalogo con la presentazione ordinata e sistematica della materia offre allo studioso un utile strumento di conoscenza e di approfondimento, al visitatore un piacevole souvenir da conservare e rivedere, al turista un invito discreto ed eloquente a conoscere questo angolo di Città, ricco di storia, di arte e di fede. Sappiamo che ogni Museo Diocesano, svolge, infatti, un ruolo importante nell’ambito culturale, artistico e religioso della nostra Città e del nostro territorio, che sintetizzerei in una triplice funzione.
1) Custodire
Anzitutto, garantire una migliore tutela del patrimonio artistico ecclesiastico, custodendo opere d’arte non sufficientemente protette e tutelate o conservate in condizioni climatiche inadeguate.
2) Narrare
In secondo luogo, compito del Museo Diocesano è documentare ciò che di meglio intere gene-razioni di pittori, artisti e scultori hanno prodotto a servizio del culto e della liturgia, consentendo ad un maggiore numero di persone di ammirare capolavori poco noti o destinati all’oblio. Questi beni, che raccontano la vita della comunità attraverso il linguaggio dell’arte, sono la memoria della nostra fede, testimonianza unica e insostituibile della nostra cultura e pertanto da conoscere e valorizzare.
Sotto questo profilo il Museo Diocesano svolge un ruolo importante per lo studio e la cono-scenza del nostro territorio, profondamente connotato dalle radici cristiane, come pure una insostitu-ibile funzione culturale e didattica nel processo di trasmissione alle giovani generazioni degli irri-nunciabili valori umani e cristiani, quali la bellezza, l’amore, la trascendenza.
Costituisce, inoltre, un eccellente strumento di dialogo con persone di lingua e cultura diversa, credenti o non credenti, agnostici e ricercatori di Dio, in quella specie di spazio aperto, che il Santo Padre Benedetto XVI ha definito con un’immagine molto eloquente il “Cortile dei Gentili”. Come all’interno dell’antico tempio di Gerusalemme esisteva una grande piazza, dove potevano accedere anche i pagani per pregare l’unico Dio e che Gesù ha liberato, cacciando via venditori e cambiava-lute, così – osserva il Papa con un’intuizione molto suggestiva – “la Chiesa dovrebbe anche oggi aprire una sorta di ‘cortile dei gentili’ dove gli uomini possano in una qualche maniera agganciarsi a Dio, senza conoscerlo e prima che abbiano trovato l’accesso al suo mistero … soprattutto coloro per i quali la religione è una cosa estranea, ai quali Dio è sconosciuto e che, tuttavia, non vorrebbero rimanere semplicemente senza Dio, ma avvicinarlo almeno come Sconosciuto” (BENEDETTO XVI, Discorso per gli auguri natalizi alla Curia romana, 21 dicembre 2009).
Questo raccontare la fede attraverso l’arte, che è sempre stata nella storia del Cristianesimo una delle caratteristiche fondamentali, ha prodotto autentici capolavori, consentendo alla gente, soprat-tutto quella che non sapeva leggere, di imparare le verità fondamentali della fede guardando gli af-freschi delle chiese, i quadri, le pitture, il Crocifisso o le immagini sacre. Scrive Basilio di Cesarea: “ciò che la parola comunica attraverso l’udito, la pittura lo mostra silenziosamente per mezzo della rappresentazione” (BASILIO DI CESAREA, Omelia 19 sui quaranta martiri di Sebaste: PG 31, col. 509 a).
3) Educare
Questa funzione pedagogica dell’arte si rivela particolarmente attuale ed efficace nella nostra società caratterizzata dal linguaggio dell’immagine, offrendo un prezioso antidoto alla violenza, alla sciatteria e alla volgarità, che deturpano ambienti e rapporti umani, e consente di dare vita a inizia-tive originali, volte ad “educare alla vita buona del Vangelo”, secondo gli orientamenti pastorali dei Vescovi italiani per il decennio 2010-2020.
In quest’ottica fin dall’inizio del mio ministero episcopale a Torino ho rivolto l’invito ai ragazzi e giovani che ogni sabato incontro in quest’aula a visitare insieme con la Cattedrale, la chiesa-madre della Diocesi e segno della Chiesa locale, anche il Museo Diocesano allo scopo di riscoprire le proprie radici ed educare l’animo al gusto del bello e del Mistero. L’arte, infatti, non si limita a ripetere le cose visibili, ma rende visibile ciò che spesso non lo è, come osservava il pittore tedesco Paul Klée. A quanti sfoglieranno il Catalogo e visiteranno il Museo l’augurio di scoprire attraverso la visione delle numerose e splendide opere esposte, raggianti di colori e bellezza, un riflesso del mistero e della bellezza di Dio.
Aggiungo un auspicio che sento forte: vorrei che questo Museo fosse sentito e vissuto come un fatto vivo e vitale nel cammino di fede e cultura delle comunità, delle famiglie, dei ragazzi e giovani in particolare. C’è un’espressione che a volte nel gergo popolare si sente dire: “roba da museo”, quasi a dire “sono cose vecchie, che servono a ricordare qualcosa del passato, ma che oggi non hanno più importanza per la vita concreta e per il nostro futuro”. La sfida che vogliamo affrontare con il Museo diocesano è di sfatare tale detto e mostrare che, al contrario, il museo è un luogo vivo e reale, che ha grande incidenza per l’oggi e il domani della vita e della missione della Chiesa.
L’arte religiosa esprime la bellezza del mistero trascendente di Dio e delle realtà eterne, apre il cuore, gli occhi e la mente al vero e al bello, che è poi il desiderio più autentico che sta in fondo al cuore d’ogni uomo. Davanti ad un quadro o ad una scultura o ad un reperto d’arte sacra viene da ri-flettere sulla potenza espressiva dello spirito umano e delle capacità che Dio ha immesso in esso e che sono un riflesso della sua intelligenza e del suo amore per l’umanità. Ma viene anche da chie-dersi da dove nasce quella potenza espressiva o artistica, da quale retroterra culturale e spirituale prende il via: è la fede in Cristo ed è la cultura che da essa ha preso forma che dà origine all’opera d’arte. È la stessa fede che noi oggi possiamo ancora gustare e professare. Per questo il percorso del Museo non può lasciare indifferenti come di fronte ad opere morte, ma stimola alla ricerca della ve-rità che è Cristo e apre alla fede in Lui. È dunque un cammino d’annuncio e di catechesi per l’oggi della Chiesa e d’ogni uomo.
Come far gustare, anche ai più distratti, questo patrimonio di spiritualità e di speranza per la propria vita e quella di tutti? Aprendo il Museo al popolo e non solo agli esperti e facendo in modo che esso sia inserito in un percorso di conoscenza e di cammino spirituale e comunitario di riappro-priazione della ricchezza e dei valori della storia che ci ha preceduti e che ci offre stimoli per conti-nuarla con impegno consegnandola alle nuove generazioni.
Per questo vogliamo che il Museo sia conosciuto e visitato dalle comunità parrocchiali, famiglie, ragazzi, giovani e dalle scuole e da ogni realtà sociale, considerandolo una tappa importante del processo educativo e culturale della propria cultura e della propria vita.
Mi auguro che siano soprattutto le scuole ad usufruirne tenendo conto che, se c’è un luogo dove le opere d’arte possono essere adeguatamente conosciute e apprezzate nel loro pieno significato an-che di contenuto religioso e di proposta per l’oggi della storia, questo è la scuola. L’ignoranza, in-fatti, è schiavitù e la conoscenza è libertà. Conoscere il patrimonio, ricchissimo e decisivo, di cultura anche religiosa di cui è carica la nostra storia e la nostra vita d’ogni giorno significa porre le basi di un domani di pace e di libertà per tutti. La nostra identità, che affonda le sue radici nella fede, non è nemmeno per tanti alunni di altre religioni un elemento opzionale o peggio discriminante, ma al contrario è decisivo per dare loro la possibilità di integrarsi con un’adeguata conoscenza, che non significa adesione, del tessuto vitale di un popolo presso il quale hanno scelto di abitare e di inte-grarsi.
Per tutto ciò è necessario – auspico – che si giunga a realizzare una serie di percorsi della fede e della cultura cristiana di Torino; cammini che permettano di rivisitare e celebrare i contenuti della fe-de di ieri e di oggi attraverso l’arte e la cultura nei vari siti di cui è ricca la nostra città. In questo modo le comunità e le nuove generazioni, in particolare, potranno ripercorrere un itinerario, che nutre l’intelligenza e il cuore e dà senso e vigore alla vita cristiana e alla sua testimonianza.
Il concetto è lo stesso della cosiddetta Biblia pauperum, la Bibbia dei poveri, che la Chiesa rea-lizzò nei primi secoli, quando la gente non sapeva né leggere né scrivere, ma visivamente era istruita sui fatti della fede, della vita di Cristo e della Parola di Dio grazie alle grandi opere artistiche che ornavano le cattedrali. Il Museo possa dunque essere inteso come parte eccellente di una moderna Biblia pauperum per superare l’ignoranza religiosa, ma anche per offrire, con un linguaggio moderno com’è quello dell’immagine e delle opere visibili, i contenuti della fede di sempre e la loro incidenza sulla vita e la cultura. In questo senso il Museo ed i percorsi in cui sarà inserito diventano vere proposte missionarie ed evangelizzanti per l’uomo d’oggi.
Rinnovo il mio ringraziamento a quanti hanno collaborato per la realizzazione del catalogo e di questa iniziativa, che dischiude nuove prospettive di studio e di conoscenza.
+ Cesare Nosiglia
Arcivescovo Metropolita di Torino
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