Mons. Nosiglia in visita privata ai feriti di piazza San Carlo

L’incontro nella mattinata di giovedì 8 giugno 2017 in tre ospedali cittadini

Giovedì 8 giugno 2017 l’Arcivescovo di Torino mons. Cesare Nosiglia si è recato in forma privata negli ospedali torinesi per incontrare e farsi vicino alle persone rimaste ferite negli incidenti di sabato 3 giugno in piazza San Carlo.

 

Mons. Nosiglia è stato all’ospedale San Giovanni Bosco, alle Molinette e al Regina Margherita. Il Vescovo si è intrattenuto con i parenti e i medici e il personale sanitario che ha in cura i feriti, ha pregato e benedetto i pazienti invocando il Signore e la Madonna Consolata perché accompagnino il loro faticoso cammino e diano loro fiducia e speranza. Al termine delle visite mons. Nosiglia ha risposto a qualche domanda dei giornalisti. Di seguito un estratto del suo pensiero.

 

«In questi giorni si è parlato in lungo e in largo dei fatti successi sabato sera a Torino. La conseguenza più tragica su cui è necessario tenere i fari accesi e seguire con la massima attenzione e impegno è quella che riguarda le persone che hanno subìto danni fisici e morali anche gravissimi, di cui portano oggi il peso e lo porteranno per molto tempo. Fin dall’inizio ho seguito i casi più gravi con la mia preghiera e il mio interessamento, grazie ai cappellani degli ospedali che mi hanno tenuto sempre aggiornato e a cui ho detto di portare alle persone ferite e alle loro famiglie l’assicurazione del mio ricordo al Signore.

 

Con la mia visita oggi intendo richiamare a tutti le condizioni, in cui versano queste persone e i loro cari, che ci mettono davanti alle conseguenze molto dolorose che il fatto ha determinato e di cui tutti – come ho detto – dobbiamo sentirci corresponsabili, nel senso di sentirci solidali per far sì che la città sia vissuta come la nostra “casa comune” di cui tutti a vario titolo dobbiamo farci carico e dobbiamo considerarci custodi.

 

Questo è l’impegno che dobbiamo assumere guardando avanti dunque, perché non capitino più queste situazioni e la città sia vissuta da tutti i suoi cittadini con serenità, solidarietà e fraternità.

 

Mi auguro che anche che le persone che versano ancora in situazioni difficili possano superarle e chiedo al Signore di sostenere la professionalità dei medici e del personale sanitario, che ringrazio, perché possano trovare le cure necessarie a raggiungere questo risultato positivo.

 

Per alcuni si intravvedono sbocchi positivi ma per altri siamo nelle mani di Dio e quindi non deve cessare la nostra preghiera carica di fede.

 

La mia visita ha voluto essere un gesto di solidarietà e di amore verso di loro e i loro cari, ma anche un richiamo severo che non ci faccia dimenticare queste conseguenze dolorose che il fatto ha determinato perché sia un monito per il futuro. Qualcuno ha detto che sarebbe potuta capitare una tragedia come in altri casi simili è avvenuto. Io dico che è stata una tragedia e come tale va considerata in tutta la sua drammaticità. Non è il numero di feriti o morti che determina il peso negativo di simili fatti, perché basta anche solo una persona che ne porti le tragiche conseguenze per non farci giudicare la cosa minore.

 

 

Al Signore ho chiesto di parlare al loro cuore con espressioni di amicizia e di speranza, perché solo lui può farsi ascoltare nel cuore e dare sostegno e forza. Ai parenti ho detto di stare vicino con amore parlando ai loro cari anche se sembra che non possano ascoltarli, perché questo è il balsamo di cui in queste circostanze si ha bisogno: l’amore aiuta a vivere sempre sia a chi lo dà sia a chi lo riceve». 

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