L’esperienza della Quaresima di Fraternità nacque 50 anni fa (1963), con lo scopo di sensibilizzare la comunità torinese e fare qualcosa di concreto contro la fame nel mondo cercando di intervenire sulle cause che la suscitano. In 50 anni di cammino la proposta  della Quaresima di Fraternità è ormai entrata nel vissuto delle nostre comunità cristiane e della Diocesi.
Alla luce dell’esperienza di questi 50 anni di Quaresima di Fraternità, con questo regolamento-linee guida, desideriamo ribadire alcuni principi e valori ispiratori
dell’iniziativa, così come proporre nuovi orientamenti e attenzioni particolari maturati dalla lunga esperienza e dal confronto con la mutata situazione sociale ed ecclesiale.
Crediamo che sia parte del mandato di ogni Cristiano operare per lo sviluppo integrale di ogni persona e di ogni comunità, perché qui su questa terra possano iniziare a realizzarsi quei “cieli nuovi e terra nuova in cui ha stabile dimora la giustizia” che il Signore ha promesso. In questa prospettiva riteniamo anche che la formazione e l’educazione, nonché l’annuncio e l’evangelizzazione, siano vie maestre e irrinunciabili per raggiungere tale sviluppo integrale.
Riteniamo che la nostra attenzione e cura debba essere indirizzata in modo particolare ai più poveri fra i poveri, soprattutto a coloro che non hanno voce, che più sono dimenticati e che meno sono aiutati.
In un contesto mondiale complesso come quello attuale, ci rendiamo anche conto che non può essere solamente il peso economico di un Paese, il criterio determinante per stabilire chi è povero e chi non lo è, ma sia necessario guardare all’effettiva situazione di bisogno e di povertà di una determinata comunità od area geografica. Vi sono oggi Nazioni che a livello di PIL vengono definite potenze emergenti, ma all’interno delle quali rimangono sacche ed aree geografiche di alta povertà.
Riteniamo anche che sia parte del nostro mandato supportare e sostenere con la Quaresima di Fraternità, non tanto progetti che cercano di arginare un’emergenza,
quanto piuttosto tutti quei progetti che cercano di modificare una realtà e di intervenire sulle cause che generano povertà e sottosviluppo.
Siamo consapevoli che un’opera di intervento per lo sviluppo e la crescita di una comunità non possa che partire dalla comunità stessa e non possa non realizzarsi se non con il coinvolgimento ed il contributo di ogni singolo membro della comunità. Uno slogan significativo dice “se non sei parte della soluzione, sei parte del problema”.
Siamo consapevoli che gli interventi di solidarietà per lo sviluppo sono portatori di una inevitabile valenza politica, a volte anche di protesta e denuncia. Tale valenza deve essere consapevole e mai ingenua, sempre rispettosa e mai violenta. Il coraggio e la prudenza vanno sempre contemperati perché l’intervento per lo sviluppo e la cooperazione non sia mai ingenuo o insignificante.
È per noi fondamentale far sì che la nostra azione si sviluppi attraverso il coinvolgimento delle Chiese locali nostre sorelle verso le quali sentiamo l’impegno non solo ad un aiuto solidale e fraterno, ma anche la responsabilità di costruire legami di conoscenza e fratellanza; nella Chiesa siamo tutti fratelli per cui non c’è una parte che dona ed una che riceve, ma c’è un reale e profondo scambio di beni e di fede. In questa prospettiva ci sembra importante caratterizzare i nostri progetti con un profondo senso di ecclesialità inteso come sostegno a persone che partono con un mandato (es.
missionari presenti in aree dove la Chiesa non è presente, almeno ufficialmente..) ed anche come rapporto con la chiesa locale.
In questi anni, la Diocesi di Torino, ha consolidato rapporti particolari di fratellanza con alcune Chiese in terra di missione, soprattutto con le Chiese presso le quali operano i nostri sacerdoti Fidei Donum. Allo stesso modo il cammino storico della Quaresima di Fraternità ha suscitato alcune iniziative di solidarietà operanti nella Diocesi (es. Ufficio per la Pastorale dei Migranti). Queste realtà, che chiamiamo progetti diocesani, rappresentano il primo e privilegiato impegno di fraternità e solidarietà della nostra Chiesa torinese, ecco perché, in spirito di comunione ecclesiale e diocesana, si richiede a tutte le comunità della Diocesi di contribuire alla loro realizzazione.

REGOLAMENTO
Destinatari
Per quanto riguarda i beneficiari si desidera riservare particolare attenzione a:
- comunità di persone, soprattutto se vivono in realtà più isolate e sono meno aiutate.
- comunità perseguitate, soprattutto gruppi di cristiani che vivono esperienza di aggressione e di discriminazione.
- alcune fasce oggi più deboli e vulnerabili quali, ad esempio, donne, bambini, malati di aids, profughi.
- interventi non emergenziali ma a comunità in situazione di grave difficoltà (es. profughi..)
OBIETTIVI
Riteniamo importante sostenere progetti che abbiano come loro obiettivi primari:
• La formazione e l’ educazione
• L’ operare/intervenire su quelle che sono le cause della povertà promuovendo sviluppo
• L’ intervenire sul bisogno aiutando a superarlo
• Siano in grado di innestare autosviluppo
PROSPETTIVE / RICADUTE AUSPICABILI
Rimane per noi forte e qualificante la “pretesa” di intervenire sulle cause della povertà e del sottosviluppo, per cui ci auspichiamo che i vari progetti siano in grado di modificare e migliorare la qualità della vita dei beneficiari. Importanti ci sembrano anche alcune ricadute od effetti che i progetti possono suscitare, in
particolare:
• ecumenismo e dialogo interreligioso
• valorizzare e far crescere la responsabilità laicale
• salvaguardia di zone rurali
• superamento di separazioni e tribalismi
• promozione della pace e superamento dei conflitti
• salvaguardia del creato
AGENTI DI SVILUPPO / INTERLOCUTORI / PROMOTORI
Nostri interlocutori privilegiati saranno i Missionari e le Missionarie, i Volontari ed i Gruppi di solidarietà che operano nei paesi d’intervento.
Decisivo sarà il fatto che si accreditino attraverso le Chiese locali. Per questo motivo nel presentare il progetto è chiesto ad ognuno di accompagnarlo con una lettera di presentazione e approvazione da parte del Vescovo locale nella cui diocesi si svolge l’intervento.
ENTITÀ
Poiché il finanziamento dipende dalla carità delle comunità e di singoli privati della diocesi, le somme disponibili sono relativamente limitate; l’esperienza ha mostrato che vi è un “limite naturale” oltre il quale non si ha la forza di finanziare un progetto, per questo motivo il contributo richiesto per progetto non dovrà superare l’importo di € 15.000,00.
Se la natura del progetto richiedesse finanziamenti maggiori, si potrà prendere in considerazione la possibilità di frazionare il finanziamento su più anni (NB.: massimo in 3 anni) o estrapolarne una parte per il finanziamento.
Ogni progetto verrà finanziato secondo i contributi ricevuti finalizzati a quel progetto ma, in spirito di solidarietà e di aiuto reciproco, in linea col desiderio di aiutare chi è più debole e meno aiutato, qualora il progetto ricevesse un finanziamento superiore al contributo richiesto l’eccedenza sarà ridistribuita sugli altri progetti.
Per gli stessi principi verrà preso in considerazione un solo progetto per ogni gruppo, organizzazione o ente.
DURATA PROGETTO
Il progetto dovrà giungere al suo compimento entro e non oltre i 3 anni.
PRESENTAZIONE E APPROVAZIONE DEI PROGETTI
I progetti vanno presentati all’Ufficio Missionario Diocesano entro metà novembre dell’anno precedente. Una scheda di domanda sarà scaricabile dal sito dell’ufficio. Tra i vari
elementi richiesti le domande dovranno anche specificare:
• la partecipazione della comunità locale all’ideazione, alla realizzazione e al finanziamento del progetto.
• la sostenibilità futura del progetto.
• eventuali finanziamenti ricevuti da altri enti donatori.
Le domande andranno presentate allegando ad esse materiale video-fotografico che faciliterà la presentazione online e nelle parrocchie. E’ richiesta anche una lettera di presentazione ed accettazione del progetto da parte del Vescovo della diocesi presso cui il progetto sarà realizzato.
Come già ricordato in precedenza, ogni gruppo, ente od organizzazione potrà presentare un solo progetto.
Entro la metà di Dicembre, un’apposita commissione, si riunirà per valutare ed approvare i progetti presentati, la valutazione e l’approvazione farà esclusivo riferimento ai criteri e alle linee guida presentate in questo regolamento. I progetti approvati verranno inseriti nell’elenco dei progetti della Quaresima di Fraternità e proposti alla comunità diocesana per il finanziamento.
VERIFICA e RENDICONTAZIONE
Poiché riteniamo valori importanti della solidarietà e della giustizia, la trasparenza e la veridicità, verrà richiesto ad ogni ente/singolo che riceve finanziamenti dalla Quaresima di Fraternità, la presentazione di un rapporto narrativo e finanziario di verifica dell’utilizzo del finanziamento e dell’andamento del progetto. Per tale rapporto l’ufficio metterà online uno schema base a cui ispirarsi.
Il report andrà presentato entro un anno dal ricevimento del finanziamento. Si richiede che il report sia accompagnato da materiale audiovisivo e fotografico in modo da poterlo mettere online per la verifica delle comunità finanziatrici.
La mancata presentazione del rapporto descrittivo finanziario circa l’utilizzo dei fondi ricevuti nell’anno precedente comporterà la non ricezione di ulteriori contributi.

EROGAZIONE DEI CONTRIBUTI
I contributi raccolti verranno erogati al termine della raccolta quaresimale e immediatamente dopo che le singole comunità abbiano trasmesso gli importi all’ufficio
missionario.
Al totale generale raccolto verranno detratte le spese organizzative e l’ammontare necessario per un completo finanziamento dei progetti diocesani. Dopodiché il rimanente sarà distribuito secondo le proporzioni e destinazioni espresse dalle comunità e dai singoli offerenti. Nel caso in cui qualche progetto non ricevesse alcun contributo dalle comunità, nessun finanziamento sarà ad esso erogato.
In questo quadro si ritiene opportuno che anche le comunità che raccolgono durante la Quaresima per progetti non inseriti nella Quaresima di Fraternità, partecipino con una quota del 20% delle raccolte a sostenere i progetti diocesani.

La solidarietà si traduce propriamente in fraternità quando a praticarla sono dei credenti in Cristo. Per questo la Chiesa diocesana di Torino si occupa del Sud del mondo e delle sue potenzialità, dei suoi abitanti e del loro problemi, con lo spirito di chi si sente fratello.

La solidarietà è cosa buona che fa crescere rapporti di scambio, riequilibra le ingiustizie. La fratellanza è la condivisione che giunge alla donazione senza alcuna contropartita, perché ci fa riconoscere reciprocamente figli di un unico Dio.
La fraternità è anche il primo elemento di manifestazione di una comunità di fede: Paolo l’apostolo fu illuminato dai suoi ricordi e della sua riflessione, che lo portarono a incontrare il Cristo. Ma divenne testimone instancabile dopo che fu accolto nella comunità come fratello, non più temuto.
Risiede qui il legame fra le azioni concrete di condivisione e il fatto che le compiamo come effetto della comunione nella Chiesa. Buone tutte le iniziative, le campagne, le maratone televisive che illuminano la nostra consapevolezza di risiedere nella “parte ricca” e ci chiedono di cooperare a un progetto o a un insieme di progetti. Ma ai credenti è chiesto di fare un passo oltre: cambiar vita per non generare la povertà di altri. Per questo la nostra fraternità trova il suo apice nel tempo di Quaresima.

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