Funerali: con o senza la Messa?

La celebrazione delle esequie costituisce senza dubbio il momento culminante dell’ac-compagnamento rituale della morte. Essa può essere svolta tanto nella forma della celebrazione eucaristica, quanto nella forma della Liturgia della Parola. La raccomandazione dei vescovi di conservare come normale consuetudine lo svolgimento dei funerali nella chiesa parrocchiale con la celebrazione della Messa non esclude infatti situazioni pastorali nelle quali è opportuno e addirittura doveroso ordinare il rito esequiale nella forma della liturgia della Parola, tralasciando la celebrazione della Messa (Precisazioni CEI, 1-2).
 
La varietà delle situazioni di partenza rende difficile l’elaborazione di un criterio comune, che deve tener conto di diversi fattori: la disponibilità di un sacerdote per la celebrazione eucaristica, per la mancanza di preti oppure per il grande numero di funerali; la partecipazione alla vita ecclesiale da parte del defunto; la presenza o meno di una “comunità eucaristica”, abituata a partecipare alla Messa. Le situazioni possono essere le più diverse: defunto credente e praticante con parenti poco praticanti e credenti; defunto credente con familiari non credenti o non praticanti, che però ci tengono a far “dire la Messa”; defunti non credenti con familiari (o alcuni di essi) praticanti, che almeno da morto vogliono portare il defunto a Messa; parenti indifferenti e disponibili a tutto…
È possibile un criterio valido per tutti? Se è vero che la varietà di situazioni incoraggia una varietà di soluzioni, è altrettanto vero che le differenziazioni sono spesso fraintese e scambiate per favoritismi ed emarginazioni. Il rischio di scontentare e di creare malumori, secondo alcuni, può essere superato solo attraverso una presa di posizione comune da parte della Chiesa locale, nella direzione della celebrazione delle esequie nella forma della Liturgia della parola, senza la Messa. Si tornerebbe così alla forma celebrativa antecedente alla riforma liturgica, dove il Rito delle esequie era staccato dalla Messa, e si rinviava ad altri momenti (settima, trigesima, anniversario) il suffragio eucaristico.
Un modo di pensare differente è quello che sottolinea, nella varietà delle situazioni, l’opportunità di una varietà di soluzioni, che non escludono la possibilità di accompagnare l’ultimo addio con la celebrazione eucaristica della pasqua di Gesù, là dove tale richiesta non sia semplicemente motivata dall’abitudine, ma da quella stessa convinzione teologica che sta dietro all’invito della Chiesa italiana a considerare come forma normale quella della celebrazione eucaristica. La scelta delle Esequie senza la Messa per tutti e senza distinzioni (anche per i preti, i vescovi, le religiose e i religiosi defunti!) porrebbe inoltre la questione dell’opportunità di una presa di posizione diocesana differente da quella della Chiesa italiana, oltre che di una restrizione del diritto dei fedeli di poter richiedere, là dove si dà la possibilità, la celebrazione eucaristica.
Per questi motivi, risulta difficile, al momento, pensare ad una scelta comune più decisa, dagli uni ritenuta più coraggiosa e profetica, dagli altri più semplicistica e riduttiva. Meglio attrezzarsi dal punto di vista mentale e pastorale ad accogliere le diversità delle situazioni, così da proporre una varietà di soluzioni. Si tratta, da una parte, di presentare la celebrazione delle esequie nella forma della Liturgia della parola senza sotterfugi, come quei preti che cambiano in corsa, vedendo che non rispondono alla Messa, oppure quei diaconi che cercano il più possibile di far assomigliare il funerale ad una Messa. Dall’altra, si tratta di dare dignità e cura a questa forma celebrativa, che peraltro lascia uno spazio più ampio per un adattamento delle parole e dei gesti che esprimono la vicinanza e la preghiera nel lutto. Vi ritorneremo, con esemplificazioni opportune.
 
Ufficio Liturgico diocesano
 
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