Una luce rischiara il mondo: dal viola al rosa. Avvento e giustizia

Nel buio dei giorni cupi e invernali, una voce potente squarcia le tenebre del mondo: Rallegratevi, gioite, Egli ha revocato la tua condanna, ha disperso il tuo nemico (cfr. Sof 3,14). Un annuncio di gioia ci scuote dal torpore della notte e ci ridesta alla gioia. La tristezza delle nostre umiliazioni, lo scoraggiamento per le nostre infedeltà riceve un annuncio di speranza: il Signore stesso verrà e trasformerà la tristezza in gioia, poich頓Il Signore tuo Dio in mezzo a te è un salvatore potente” (Sof 3,14-18). Solo la potenza di Dio può operare ciò che è impossibile all’uomo: Egli salva, riconduce i figli dispersi, scioglie il pianto in gioia, dona a tutti i popoli la salvezza. Così prega la Chiesa nella colletta iniziale: O Dio fonte della vita e della gioia, rinnovaci con la potenza del tuo Spirito, perché corriamo sulla via dei tuoi comandamenti, e portiamo a tutti gli uomini il lieto annuncio del Salvatore (colletta alternativa, III dom. C). 

La liturgia cristiana è luogo in cui Dio rivela la sua potenza. Qui il suo braccio si distende per liberare dal peccato e dalla morte, la sua voce grida, la sua mano ci nutre e ci invia nel mondo. Come sottolineato nell’articolo precedente, il tempo di Avvento, pur orientandosi verso il Natale, in cui contempliamo il dono del Dio fatto uomo, si caratterizza in queste prime domeniche per le sue immagini forti e tremende. Dio si riveste di splendore e di gloria, Egli è il Dio giusto, il Principe della Pace, sotto di lui cadono i popoli e riconduce i giusti su di un trono regale. Questa dimensione escatologica del tempo di avvento, la si può ritrovare anche nel colore liturgico violaceo. Un colore, forte, intenso, cupo come l’inverno prodotto dalla mescolanza del blu e del rosso. È un colore che ricorda la serietà e urgenza della conversione, ma che può anche “rischiararsi”. Infatti, nella terza domenica di Avvento (Gaudete) , come nella quarta di Quaresima (Laetare), la chiesa ha la facoltà di adottare paramenti di colore rosaceo (cf. Messale Romano, Ordinamento generale del Messale Romano, n° 346,f) . Il viola trascolora nel rosa e si rischiara di speranza poiché presto sorgerà un nuovo sole di giustizia: Cristo Gesù Salvatore. 
Può essere interessante sapere che i colori liturgici dei paramenti sono stati codificati solo con il Messale Romano di Pio V (1570), ratificando la tradizione già affermata sin da Innocenzo III (1216) dell’uso dei cinque colori: bianco, verde, rosso, viola, nero. Il colore rosa compare per la prima volta in un messale di Napoli del XIII secolo, per il tradizionale rito della benedizione della rosa d’oro che il pontefice celebrava nella IV di quaresima, probabilmente per celebrare la vittoria della primavera sull’inverno. L’uso di questo paramento fu poi esteso anche nel tempo di avvento, per affermarsi a Roma solo XVI secolo. 
Al di là delle informazioni di carattere storico, è per noi importante ricordare che vi è uno stretto legame tra il colore dei paramenti e il mistero celebrato. L’abito liturgico, infatti, è nella liturgia uno dei linguaggi per cantare il mistero celebrato e non un semplice elemento decorativo. Così infatti sottolinea l’Ordinamento Generale del Messale Romano«La differenza dei colori nelle vesti sacre ha lo scopo di esprimere, anche con i mezzi esterni, la caratteristica particolare dei misteri della fede che vengono celebrati e il senso della vita cristiana in cammino lungo il corso dell’anno liturgico» (OGMR 345). Colori, forme, materiali, messi al servizio della liturgia, orientano sempre il cuore, la mente e i sensi verso l’evento celebrato e dunque saranno sempre scelti non per se stessi, ma per Dio.

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