XV. Esequie: l’équipe pastorale – 3

Concludiamo con questo articolo il percorso di approfondimento che quest’anno abbiamo dedicato al rito delle esequie cristiane, in occasione della recente pubblicazione del sussidio della Cei, «Proclamiamo la tua risurrezione». Le équipe di pastorale dei funerali hanno il compito, oltre che di curare l’accoglienza (come abbiamo avuto modo di sottolineare nell’articolo precedente), anche di preparare la celebrazione ed, in alcuni casi, offrire sostegno ai familiari in lutto per il periodo successivo alla morte del proprio caro.
 
La celebrazione delle esequie, infatti, non è un compito esclusivamente riservato al presbitero, ma richiederebbe il coinvolgimento della comunità cristiana. Così, infatti, ribadisce il rito delle esequie: «Ricordino tutti gli appartenenti al popolo di Dio che nella celebrazione delle esequie ognuno ha il suo compito e un ufficio particolare da svolgere» (n° 16).
 
Lì dove è possibile, è importante coinvolgere i familiari nella preparazione della celebrazione: per scegliere se è opportuno celebrare il rito delle esequie nella celebrazione eucaristica, le letture bibliche più adatte, i canti e le preghiere e l’eventuale partecipazione attiva di alcuni familiari, ecc.
 
Questo incontro, può diventare anche l’occasione per qualche breve spiegazione del rito e del suo significato, così dare evitare didascalie e catechesi esplicative durante lo svolgimento della celebrazione. Inoltre, diventa il momento migliore per evitare alcuni spiacevoli abusi: scoraggiare possibili esagerazioni di fiori, elogi civili, ecc. e orientare verso delle scelte di beneficenza e solidarietà.
 
Di fronte all’impossibilità dei presbiteri di far fronte a tutti gli impegni pastorali, il nuovo sussidio della Conferenza episcopale per la Liturgia, menziona la possibilità di delegare dei laici anche per la prima visita alla famiglia del defunto, la guida della veglia funebre, l’accompagnamento della bara dalla casa (o dall’ospedale) alla chiesa, la preghiera che accompagna la processione verso il cimitero e infine, la preghiera al momento della tumulazione. Così leggiamo nelle premesse: «Momento particolarmente significativo e carico di emozione è il primo incontro con la famiglia appresa la notizia della morte. È bene che questo primo incontro con la famiglia sia compiuto dal parroco o da un altro sacerdote o un diacono della comunità parrocchiale. Dove ciò non è possibile, è opportuno che vi siano laici preparati e incaricati di questo ministero di comunione e consolazione a nome di tutta la comunità cristiana» (pag. 14).
 
Il nuovo sussidio per le esequie cristiane, sottolinea come sia di fondamentale importanza che la comunità ecclesiale non tralasci un compito così delicato che rischia lasciare sola la famiglia già provata dal lutto, o di delegare tutto ai soli servizi di pompe funebri. Un caso particolarmente diffuso è l’assenza del presbitero al cimitero, soprattutto nelle parrocchie della città. È questo un momento molto delicato, di forte impatto emotivo. Anche in questo caso, si raccomanda di non lasciare sola la famiglia e, in caso di assenza del presbitero, di affidare ad un laico il compito di compiere una preghiera con gli opportuni adattamenti del caso (cfr. pag. 92).
 
Infine, non si conoscono ancora in Italia realtà parrocchiali di accompagnamento alle famiglie in lutto, esistono però alcune realtà molto interessanti nella chiesa francese e tedesca. Invitiamo i lettori ad approfondire questo tema sullo speciale «Vivere la morte, celebrare la vita» sul sito diocesano dell’Ufficio liturgico.
 
 
Morena BALDACCI
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