Liturgia e devozione popolare

Tra i pii esercizi del tempo di Quaresima pochi sono tanto amati quanto la Via Crucis. Attraverso il pio esercizio i fedeli ripercorrono il tratto ultimo del cammino percorso da Gesù durante la sua vita terrena.

Le origini storiche
Le origini di questa pratica devozionale va ricercata in Terra Santa all’epoca dei grandi pellegrinaggi sui luoghi della vita del Signore e successivamente nella riproduzione materiale di quegli edifici sacri di cui molti pellegrini, tornati in patria, si fecero promotori. Un tipico esempio fu la costruzione a Roma della basilica di Santa Croce in Gerusalemme su imitazione del Santo Sepolcro e la chiesa di san Petronio a Bologna che si articola in sette cappelle. Questa devozione ebbe un forte impulso con la fine delle crociate, ed in Occidente si diffuse per merito dei frati francescani ai quali fin dal XIV secolo era stata affidata la custodia dei luoghi santi. Il percorso simbolico cominciò a supplire il pellegrinaggio nei luoghi santi di Gerusalemme ma il numero delle tappe o stazioni conobbe una grande varietà. La grande popolarità di questa pratica religiosa si ebbe quando Innocenzo XI (1686) concedette la facoltà di poter acquistare le grandi indulgenze ai pellegrini in visita a Gerusalemme, anche a coloro che nelle chiese dei francescani avessero praticato questa devozione. Più tardi, Clemente XII (1731) permise in tutte le Chiese l’erezione delle Stazioni, fissandone a 14 il numero. San Leonardo da Porto Maurizio fu uno dei maggiori predicatori della Via Crucis (1751) e per suo suggerimento papa Benedetto XIV nel 1750 dispose l’erezione nel Colosseo delle Stazioni e volle che il pio esercizio fosse praticato ogni venerdì.

Il significato spirituale
La Via Crucis è una via tracciata dallo Spirito Santo, fuoco divino che ardeva nel petto di Cristo (cf. Lc 12,49-50) e lo sospinse verso il Calvario; ed è una via amata dalla Chiesa, che ha conservato memoria viva delle parole e degli avvenimenti degli ultimi giorni del suo Sposo e Signore.
Nel pio esercizio della Via Crucis confluiscono pure varie espressioni caratteristiche della spiritualità cristiana: la concezione della vita come cammino o pellegrinaggio; come passaggio, attraverso il mistero della croce, dall’esilio terreno alla patria celeste; il desiderio di conformarsi profondamente alla Passione di Cristo, le esigenze della sequela Christi, per cui il discepolo deve camminare dietro il Maestro, portando quotidianamente la propria croce (cf. Lc 9,23).
Sul modello della Via Crucis, si è diffuso anche il pio esercizio della Via Matris. L’intuizione è quella di considerare l’intera vita della Vergine, dall’annuncio profetico di Simeone (cf. 2,34-35) fino alla morte e sepoltura del Figlio, come un cammino di fede e di dolore: cammino articolato appunto in sette “stazioni”, corrispondenti ai “sette dolori” della Madre del Signore. Il pio esercizio della Via Matris si armonizza bene con alcune tematiche proprie dell’itinerario quaresimale. Infatti, essendo il dolore della Vergine causato dal rifiuto di Cristo da parte degli uomini, la Via Matris rinvia costantemente al mistero di Cristo servo sofferente del Signore.

Liturgia e devozione popolare – Via Crucis

Per una buona celebrazione della Via Crucis possono essere utili le seguenti indicazioni tratte dal Direttorio su pietà popolare e Liturgia.

  • La forma devozionale, con le sue quattordici stazioni, deve ritenersi la forma tipica del pio esercizio; tuttavia, non è da escludere la sostituzione dell’una o dell’altra “stazione” con altre riflettenti episodi evangelici del cammino doloroso di Cristo.
     
  • la Via crucis è pio esercizio relativo alla Passione di Cristo; è opportuno tuttavia che esso si concluda in modo tale che i fedeli si aprano all’attesa, piena di fede e di speranza, della risurrezione; sull’esempio della sosta all’Anastasis al termine della Via Crucis a Gerusalemme, si può concludere il pio esercizio con la memoria della risurrezione del Signore.
     
  • La scelta dei commenti dovrà essere fatta tenendo presenti soprattutto la condizione dei partecipanti e il principio pastorale di contemperare saggiamente continuità e innovazione. In ogni caso saranno da preferire testi in cui risuoni la parola biblica e che siano scritti in un linguaggio nobile e semplice.
     
  • La celebrazione deve essere strutturata in modo che parola, silenzio, canto, incedere processionale e sostare riflessivo, si alternino in modo equilibrato.

 

Alcune indicazioni pastorali

  • È opportuno che la Via Crucis conservi il suo carattere di preghiera itinerante: sono quindi da valorizzare sia le celebrazioni itineranti per le vie del quartiere o del paese, sia le stazioni poste all’interno della chiesa. In ogni caso è bene che almeno una o più persone compiano realmente un cammino, anche se limitato solo all’interno della chiesa. In questo caso, un ministrante porta la Croce attraverso le varie stazione, accompagnato da due candele.
     
  • Le stazioni devono essere visibili e permettere una reale sosta di preghiera. Molte chiese conservano delle pregevoli raffigurazioni che andrebbero valorizzate con una adeguata illuminazione.
     
  • La celebrazione deve essere strutturata in modo tale da comprendere:
    RITI INIZIALI: Segno di Croce – breve monizione introduttiva – una strofa di un canto o un’antifona: (ad esempio: CP 508 Croce di Cristo, legno benedetto, Ave, ave; CP 509 Croce di Cristo, noi ti adoriamo; CP 510 O Gesù, crocifisso mio Signore, gloria e lode al tuo amore; CP 511 Noi ti preghiamo, uomo della croce, Figlio e fratello, noi speriamo in te; CP 512 La croce di Cristo è nostra gloria, salvezza e risurrezione; CP 514 O Cristo, tu regnerai O Croce, tu ci salverai!; CP 522 Ti saluto, o croce santa).
    STAZIONI: annuncio della stazione – silenzio – lettura della Parola di Dio – breve commento – silenzio – canto o antifona.
    CONCLUSIONE: al termine delle stazioni, colui che ha guidato la preghiera (presbitero o laico), conclude con una orazione e una conclusione.
     
  • È sempre bene ricordare che, anche nel caso di un pio esercizio, vanno valorizzati i vari ministeri presenti nella comunità: colui che conduce la preghiera (presbitero, diacono, o anche un laico), i lettori, (è bene sempre distinguere la proclamazione della Parola di Dio che va sempre fatta dall’ambone, dalla lettura dell’eventuale commento, da fare in un altro luogo), gli animatori del canto (coro, solisti, organista e strumentisti); i ministranti, per portare la croce e i candelieri.
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