Un salmo per dialogare con Dio

Ma… che senso ha, nel terzo millennio, quel salmo che troviamo dopo la prima lettura? Non è meglio sostituirlo con un canto che abbia un linguaggio più comprensibile? A uno sguardo un po’ superficiale, si potrebbe anche rispondere di sì… Ma se pensiamo che in quel momento della liturgia, noi stiamo rispondendo a Dio che ci ha appena parlato con la prima lettura, allora dobbiamo chiederci con molta onestà (e anche un pizzico di umiltà!) che cosa mai possano essere le nostre parole di fronte a Dio; non rischiamo forse di fare la fine dei sapientoni amici di Giobbe, che vengono svergognati da Dio («… perché non avete detto di me cose rette…» Gb 42,7)?

A ben guardare possiamo forse capire che la saggezza della Chiesa, fin dalle sue origini, fu quella di servirsi di queste preghiere già contenute nel testo ispirato… Blaise Pascal arriverà a dire che Dio nei salmi si è pregato perché noi potessimo pregarlo. Ecco il motivo per usare i salmi in quel particolare dialogo con il Signore che si attua nella Liturgia della Parola. E allora, invece di cercare di evitare il problema, proviamo a valorizzare di più e meglio questo piccolo elemento scritturistico.

Iniziamo con il togliere ogni superfluo invito del tipo «Ripetiamo insieme il ritornello» che appesantisce l’atto celebrativo con una «istruzione per l’uso»: è sufficiente leggere bene il ritornello e poi, guardando l’assemblea, ripeterlo con essa. Anche l’invito fatto con la mano o con il braccino non è necessario: alla fine della strofa è sufficiente alzare lo sguardo e ripetere il ritornello insieme all’assemblea; e lo si faccia sempre, soprattutto dopo la prima strofa, per aiutare a non dimenticarlo. Si faccia poi attenzione a leggere bene il testo, con quel «calore» tipicamente adatto ai testi poetici.

Ma se si vuole valorizzare in tutte le sue potenzialità il salmo responsoriale, sarà più che mai opportuno servirsi della musica; la liturgia sa bene che il linguaggio musicale – che ci fa dire i contenuti con maggiore coinvolgimento di noi stessi e con più espressività – è indubbiamente il più adatto per manifestare di più e meglio la nostra fede di fronte al Dio che si comunica a noi.

Il minimo che si può fare riguardo al salmo responsoriale è di cantare il ritornello, scegliendolo tra quelli semplici ed eseguibili dall’assemblea liturgica presente; e per questo scopo si tenga preziosa l’opportunità di sostituire il ritornello con uno più conosciuto (purché dello stesso tema), proprio per favorire il canto di tutti i presenti. E perché tutti possano partecipare, è necessario che il ritornello sia suonato (meglio se con la sola melodia, senza accompagnamento), proposto dal solista o dal coro (all’unisono) e poi ripetuto da tutti. Il risultato sarà ancor migliore se lo si sarà fatto provare prima della celebrazione.

Le strofe del salmo possono essere lette mentre uno strumento esegue un fondo sonoro (non un «brano musicale», ma una musica neutra, che non sovrasti distraendo…). Ma sarà ancor meglio eseguire anche le strofe con il canto. Si potrà così valorizzare quell’antico e prestigioso ministero che è il salmista. Ma attenzione: in questo caso è fondamentale possedere la tecnica particolarissima della salmodia o recitativo, cosa che non tutti i «cantanti» sanno. Si tratta infatti di una «cantillazione» che privilegia più l’aspetto della lettura che quello del canto. Ed è bene sapere che nella nostra diocesi, presso l’Istitutodiocesano di Musica e liturgia, esiste anche un corso per poter svolgere come si deve questo ministero. Un’ultima considerazione la si può ancora fare circa la possibilità di recitare o cantare tutti il salmo. Si deve tener presente che il ritornello ripetuto è sempre stato (soprattutto in epoche di più vasto analfabetismo) il modo più semplice per favorire la partecipazione dei presenti. Ma oggi possiamo anche pensare alla possibilità di far recitare il salmo da parte di tutti (per es. dividendo l’assemblea in due parti, oppure in coro maschile e femminile, oppure ancora alternandoci tutti con un solista). E, se vogliamo osare ancora di più, anche l’assemblea può provare a «cantillare» il salmo. Per questa situazione ci si può servire agevolmente di quei moduli salmodici semplici reperibili nel repertorio «Nella casa del Padre»; in questo caso il ritornello si può omettere oppure eseguirlo all’inizio e alla fine del salmo, ma… attenzione che le tonalità siano compatibili. E che il dialogo con il Dio che ci parla cresca nella gioia e nel canto!

don Carlo Franco

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