Santa Messa in suffragio di don Carlo Semeria

Lunedì 13 luglio alle ore 19:00 nella Parrocchia di Sant'Anna di Torino

Lunedì 13 luglio alle ore 19:00, nella Parrocchia di Sant’Anna di Torino, Mons. Carlo Ellena presiederà la Santa Messa in suffragio del nostro caro don Carlo Semeria.

Don Carlo, dopo una lunga malattia, lunedì 22 giugno u.s. è morto nell’Isola del Marajò (Belem, Brasile). Don Carlo nacque a Torino il 30 aprile 1940, brillante musicista, venne ordinato presbitero della diocesi di Torino il 27 novembre 1976 e fu per 21 anni missionario fidei donum in Brasile. La celebrazione funebre si terrà mercoledì 24 giugno p.v. a Belem e ad essa seguirà la cremazione della salma. Ricorderemo don Carlo, con riconoscenza per il suo prezioso servizio e la sua testimonianza, anche a Torino, non appena possibile daremo comunicazione di data e luogo.

Così, don Carlo, intervistato per la pubblicazione Doni di Fede, 60 anni di Fidei Donum nella Chiesa di Torino, raccontava la sua esperienza:

Perché hai scelto di essere prete fidei donum? C’è stato un fatto particolare che ti ha portato a questa scelta?

Sono entrato nello scautismo a 11 anni. Da lì è iniziata l’avventura che ha marcato come un timbro la mia vita. Ho percorso tutte le esperienze di servizio che il movimento offre: capo squadriglia, capo Riparto, Capo Clan. Fino all’assistente ecclesiastico, perché sempre dal “vaccino” scout è scaturita la decisione più radicale: lasciar perdere il cammino della gloria musicale (“Le luci della ribalta ti accecano. Tutti ti vedono, ma tu non vedi nessuno” – Charles Lindbergh). Ne sono uscito a 54 anni per andare fidei donum in Brasile, lasciando la cattedra al Conservatorio di Torino. Ma non per mia scelta: per spirito di servizio avevo deciso una esperienza nel Mali, con una ONG torinese (“Felicità è far felici gli altri” – Baden Powell). Una rivoluzione locale manda a monte il progetto mentre amici preti fidei donum mi invitano in Brasile. Non avevo mai fatto neanche l’aiuto vice parroco, occupandomi sempre e solo di movimenti giovanili e ne ero terrorizzato. Ma, come dice un detto latino-americano, “è camminando che si apre cammino”: ho accettato la sfida. Ed ho compreso poco per volta che era proprio lì che il Signore mi chiamava.

Cosa hai ritenuto più opportuno testimoniare, svolgere, realizzare, costruire in missione? Per quale motivo?

Dal punto di vista pastorale, sono entrato in punta di piedi, grazie al fatto che non avevo nessuna esperienza alle spalle. La parrocchia era senza parroco da anni, quindi totalmente gestita dai laici con l’aiuto di due suore. Così è rimasta, con la mia discreta presenza di formatore dei ministri: ministri della celebrazione, della Parola, dell’Eucaristia, ecc. visitando le varie comunità e i villaggi di pescatori.

Dal punto di vista sociale, mi son posto subito il problema di come aiutare questa gente che s’alza alle 3 del mattino e, a piedi, va a lavorare un pezzo di terreno a km. di distanza e che, se va bene, gli da un po’ di riso, fagioli e mandioca. Un unico attrezzo, un coltellaccio. Ho cominciato con la “Casa de farinha”, alimento fondamentale qui, come il pane per noi, dove ognuno porta la sua mandioca e la lavora. Quindi allevamento di api, una piccola fabbrica del ghiaccio, tegole ai poveri col tetto di paglia, il progetto ottica, con la formazione di un tecnico e il laboratorio, molto importante in un luogo dove l’ottico è a 400 km; pressa per mattoni, laboratorio di maglieria per insegnare taglio e cucito, progetti vari… Piccole realizzazioni, che non risolvono certo la situazione. Creano però un cambiamento di mentalità: ai disanimati, ai rassegnati, a chi ha perso la speranza nel futuro, e qui sono quasi tutti, mostrano che può ancora esistere la possibilità di cambiare vita, e senza fuggire da qui per andare a morire nelle fogne delle grandi città.

Che cosa ti ha insegnato questa esperienza?

Ho visto una Chiesa dove gli ultimi si fanno protagonisti e non si tirano indietro nell’assumere responsabilità. Una Chiesa viva che testimonia con entusiasmo la Parola realizzata: il coraggio di lottare a viso aperto contro ogni ingiustizia, l’accoglienza, la condivisione. Chiunque entri in una di queste case all’ora del pasto è accolto con entusiasmo e si rinnova il “miracolo” dei pani che quando sono condivisi ce n’è per tutti e ne avanza.

(da “Doni di Fede, 60 anni di Fidei Donum nella Chiesa di Torino” di Bortolin Lorenzo, Passaggio Stefano, Prastaro Marco, Savian Morena, EMI – 2018)

 

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Parrocchia Sant'Anna, Via Brione, 40, 10143 Torino TO