Preparate le vie del Signore

Nelle prime domeniche di Avvento, la liturgia cristiana ci invita a ridestare il cuore per accogliere la visita di Dio: «Preparate! Accogliete! Raddrizzate! Colmate!». Il tempo di Dio irrompe, la sua venuta scuote e inquieta. 

Nella prima lettura, la voce del profeta Isaia invita a riprendere il cammino e ci sprona ad abbattere ogni osatolo: “Voce di uno che grida nel deserto: «Preparate la via del Signore» (Mc 1,3). La visita di Dio è certa e porta con sé un annuncio di gioia: «Egli farà sentire la sua voce potente per la gioia del vostro cuore» (antifona di ingresso). Nella liturgia cristiana vi è sempre un avvenimento inatteso. Il rito, infatti, pur ripetendosi, tuttavia ospita sempre l’irruzione di una novità. In ogni celebrazione, infatti, Dio viene a visitare il suo popolo e porta con sé una novità inattesa, un avvenimento inaspettato, un annuncio di gioia. 
Per sua natura, il rito ha bisogno di ripetizione, di una sorta di monotonia rassicurante che non sopporta eccessivi cambiamenti. Quando infatti una liturgia è troppo mutevole, finisce per frastornare e disorientare; la ripetitività, infatti, è necessaria e il suo ritmo, costante e fedele, conduce il cristiano dentro il cuore insondabile del mistero. Il rito assomiglia al respiro o al passo: solo ripetendosi riesce a condurre tutta la persona dentro quella dimora interiore che ospita l’irruzione dell’”Inatteso”. 
Nella liturgia cristiana, infatti, Dio si fa presente e la sua visita non lascia mai indifferenti. Perché quando Dio irrompe, nulla può resistergli ed ogni cosa muta e si trasforma. In questo consiste la forza del rito: l’”Accolto” diviene l’ospite che trasforma in sé ogni cosa. Il rito diventa così in quello spazio accogliente che ospita l’incontro: Egli prende dimora in quei gesti e in quelle parole che Lui stesso ha compiuto e ci ha consegnato. Nel tempo di Avvento, possiamo curare con maggiore attenzione questa dimensione dell’accoglienza della visita di Dio, sottolineando, in particolare alcuni gesti rituali. 
La processione di ingresso, accompagnata dal canto, è uno dei linguaggi che maggiormente aiuta i fedeli a prendere consapevolezza di essere il popolo visitato da Dio. Essa dovrebbe aprire ogni liturgia eucaristica e, illuminata dalle parole del canto, aiuta i fedeli ad accogliere l’annuncio di gioia. Dalla porta all’altare, la processione di ingresso traccia un direzione, orienta uno sguardo, conduce i presenti a varcare la soglia del rito, per entrare nella dimora del cuore. Il sacerdote, giunto alla sede, (dopo il segno della croce), annuncia con gioia la presenza del Signore in mezzo al suo popolo: Il Signore, sia con voi! 
Il saluto non è solo un semplice augurio, ma costituisce un annuncio di gioia. Nel tempo di avvento potrebbe essere particolarmente adatto utilizzare il saluto tratto dalla lettera ai Romani (Il Dio della speranza, che ci riempie di ogni gioia e pace…). 
Per ritmare il cammino delle domeniche di avvento e destare nei cuori la speranza e il desiderio, la corona di avvento, costituisce un segno particolarmente suggestivo. È una tradizione tipica delle chiese del nord Europa, poi diffusa in tutte le comunità cristiane. Le quattro candele, unite insieme da una corona di rami verdi, sono il segno dell’attesa, ritmato dal gesto di accensione della luce. A quanti desiderano arricchire la liturgia con questo segno, suggeriamo un semplice rito del lucernario con la corona di avvento, proposto nel Calendario liturgico (pag. 26).

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