Proclamare il “Passio” secondo Marco


Il Vangelo della domenica delle Palme (secondo Marco) e del venerdì santo (secondo Giovanni) è il racconto della Passione di Gesù: gli ultimi giorni della sua vita terrena. Due sono generalmente le modalità con le quali viene proposto nelle due celebrazioni: due o più lettori si avvicendano nella lettura di un brano; oppure, nel caso della lettura dialogata, ai lettori viene affidata la parte di un personaggio specifico. Entrambe le modalità, per quanto differenti, debbono salvaguardare l’unità del testo della Passione: ciò che è contenuto tra il titolo e l’acclamazione finale, deve essere recepito come un unico lungo e avvincente racconto.

Occorre badare all’omogeneità nella lettura, cercando di armonizzare la propria voce tenendo conto del timbro, del volume, del ritmo di chi ci ha preceduto o di chi «dialoga» con noi.

Sarà essenziale per ciascun lettore seguire la vicenda fin dal primo versetto, senza mai diminuire il livello di attenzione e il coinvolgimento; non dovranno esserci buchi: pause non richieste dal contesto, dovute all’attacco in ritardo del lettore distratto. Il ritmo generale sarà dato dallo sviluppo degli avvenimenti.

L’intento sarà quello di accompagnare l’ascoltatore attraverso la narrazione, dal primo versetto fino all’ultimo, senza distrazioni, cali di tensione, momenti di vuoto. Le «voci» che intervengono (i vari lettori, ma anche il canto o la musica) dovranno accordarsi e costituire un’unica voce che farà risuonare il testo, «rivitalizzandolo», «attualizzandolo».

Si rende necessaria quindi, oltre ad una accurata preparazione e prova individuale, anche una prova che coinvolga tutti coloro che svolgeranno un ruolo durante la proclamazione. Queste indicazioni prettamente tecniche sono applicate in modo naturale, spontaneo e magari quasi inconsapevole, da tutti coloro che si sottomettono al testo. Da coloro i quali accolgono il testo e ne rimangono sotto. Da chi si fa terreno che raccoglie in sé il seme e gli permette di germogliare. E per essere terreno che accoglie? «Fate attenzione a come ascoltate» (cf. Lc 8,18), esorta Gesù dopo la parabola.

La prova personale e poi del gruppo, non è altro che un ascolto attento del testo; un masticare le parole sentendone il gusto e il sapore, sperimentando un incontro, aumentando una conoscenza. Per l’ascoltatore, nulla del racconto è indifferente. Tutto lo coinvolge.

L’ascolto attento gli fa presente l’evento e ne coglie tutti gli aspetti vitali e umani, nel tempo e nello spazio. Il testo letto diventa una strada da percorrere, uno spazio da abitare, una voce da ascoltare. Ci sono delle frasi che risuonano in modo particolare. E proseguendo nella lettura ci si accorge che non si sta più soltanto leggendo, ma si sta soprattutto ascoltando, ed è un ascolto che non coinvolge solo l’udito ma tutti i sensi … «Sedetevi qui, mentre io prego». Ci si siede per poter ascoltare con attenzione; ascoltare consapevolmente; ascoltare semplicemente. Restando e vegliando: con-Passione. Il testo di Marco ci offre elementi per un ascolto a tutto campo, sollecitando tutti i nostri sensi. L’atmosfera è subito chiarita con l’annotazione: «cercavano di catturare Gesù con un inganno per farlo morire» (Mc 14,1), e «cercava come consegnarlo al momento opportuno» (Mc 14,11b). In mezzo sta un ascolto olfattivo: profumo di puro nardo; profumo di azione buona. Gesù sa che una grande sala arredata è già pronta. Il tatto ascolta la mano che intinge e che tradisce. Gesù sa che berrà vino nuovo, nel regno di Dio. L’udito ascolta promesse vane. Gesù sa cosa succederà. Gesù sente paura, sente angoscia: tutti i suoi sensi sono coinvolti, le ginocchia non reggono e cade. Gesù sa che il traditore e la folla stanno arrivando.

«Si compiano dunque le Scritture!». Gesù viene arrestato. Ma è Lui che decide prima, è Lui che si offre: si compiano dunque le Scritture. In mezzo a parole di accusa, di insulto, di sentenza, di condanna e – due volte – il canto di un gallo, l’udito ascolta anche parole di verità: «Io sono il Cristo, il Figlio del Benedetto». Il gusto ascolta il sapore del sangue, della saliva, del vino mescolato con mirra, di una spugna inzuppata di aceto. Poi l’udito ascolta un grido. Anzi l’udito ne è dilaniato. Ora si ascolta il Silenzio. E questo silenzio si può solo vedere: un velo squarciato, la presenza delle donne, molte donne, un uomo coraggioso; una pietra che rotola; e ancora due donne che osservano, con attenzione; vale a dire ascoltano; con Passione.

Daniela Falconi

condividi su