La Croce

Giunti a metà del cammino quaresimale, la liturgia della quarta domenica di Quaresima ci invita a innalzare lo sguardo verso la meta: «Come Mosè innalzò il serpente nel deserto, così bisogna che sia innalzato il Figlio dell’uomo» (Gv 3,14).

La liturgia di questa domenica, infatti, è tutta centrata sul tema dell’amore di Dio che si rivela e si dona dall’alto della Croce: Dio ha tanto amato il mondo da dare il Figlio unigenito (Gv 3,16); Dio, ricco di misericordia, per il grande amore con il quale ci ha amato, da morti che eravamo per le colpe, ci ha fatto rivivere con Cristo (Ef 2,4).
Come canta l’antico inno di Venanzio Fortunato della Liturgia delle Ore (sec. VII), il vessillo della croce è mistero di morte e di gloria, è l’albero fecondo e glorioso, è il talamo, il trono e l’altare al corpo di Cristo Signore, è la bilancia del grande riscatto, è il segno della nostra speranza: Ave, o Croce, unica speranza.

In tutte le nostre Chiese vi è la presenza del Crocifisso: esso è una delle immagini più antiche e più care alla tradizione cristiana, il cui simbolismo precede la stessa interpretazione cristiana.
La croce rappresenta il punto di intersezione tra il cielo (rappresentato dal cerchio) e la terra (rappresentata dal quadrato). Le sue braccia si distendono da un capo all’altro del mondo (simbolo spaziale) toccando i quattro punti cardinali e il suo tronco, piantato sulla terra, rappresenta l’asse attorno al quale ruota il mondo.
La croce, infine, è un simbolo ascensionale, la sua verticalità (simbolo di Dio) si intreccia con l’orizzontalità (dimensione umana). Attirando lo sguardo su di sé, spinge l’uomo ad elevarsi verso Dio per ricevere in dono della salvezza promessa. La tradizione cristiana ha sintetizzato in questo segno tutto il mistero della storia della salvezza, che in Cristo, morto e risorto, trova il suo compimento. Nella letteratura patristica la croce è l’albero della vita (Gen 2,9), il simbolo della sapienza (Prv 3,18), il legno dell’arca, il bastone di Mosè che divide le acque del Mar Rosso e fa sgorgare l’acqua della roccia, l’albero piantato sulla sponda del fiume, il legno al quale fu appeso il serpente di bronzo.

Nella liturgia cristiana, oltre alla presenza dell’immagine della Crocifisso, vi è l’uso di segnarsi con la croce: su se stessi, sopra le persone e le cose, in tutte le celebrazioni dei sacramenti e dei sacramentali. Così, leggiamo in un noto testo di Romano Guardini (I santi segni):
«Quando fai il segno di croce, fallo bene. Non così affrettato, rattrappito, tale che nessuno capisce cosa debba significare. No, un segno della croce giusto, cioè lento, ampio, dalla fronte al petto, da una spalla all’altra. Senti come esso ti abbraccia tutto? Raccogliti dunque bene; raccogli in questo segno tutti i pensieri e tutto l’animo tuo, mentre esso si dispiega dalla fronte al petto, da una spalla all’altra. Allora tu lo senti: ti avvolge tutto, ti consacra, ti santifica. Perché? Perché è il segno della totalità ed il segno della redenzione. Sulla croce nostro Signore ci ha redenti tutti. Mediante la croce egli santifica l’uomo nella sua totalità, fin nelle ultime fibre del suo essere».

In questa quarta domenica di Quaresima, il segno della Croce sia compiuto con grazia e solennità, l’immagine della Croce sia illuminata e ornata, verso di essa si potrà invitare l’assemblea a volgere lo sguardo durante l’atto penitenziale. Una particolare attenzione potrà essere rivolta all’acclamazione del mistero della fede: Tu ci hai redenti con la tua Croce e risurrezione, salvaci o Salvatore del mondo!
Infine, nella Preghiera eucaristica si potrà adottare il Prefazio della Passione I («Nella potenza misteriosa della croce tu giudichi il mondo e fai risplendere il potere regale di Cristo crocifisso»).

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