X. La lavanda dei piedi

Tra i riti che segnano la particolarità della Cena del Signore nel Giovedì santo è certamente il gesto della lavanda dei piedi, o mandatum, in riferimento alle parole di Gesù: “Vi ho dato un esempio, perché anche voi facciate come io ho fatto a voi” (Gv 13,15). È un gesto importante nel quarto vangelo, che approfondisce il senso dell’Eucaristia nella prospettiva della carità che si china a dare la vita. È tuttavia un gesto che oggi sembra aver perduto di evidenza: il gesto, si dice, era significativo quando era effettivamente in uso come segno di ospitalità e di servizio; oggi rischia piuttosto di essere un’azione teatrale che distrae, e sarebbe meglio recuperarne il significato di servizio in altro modo, magari valorizzando la colletta per la quaresima di fraternità.
 
La lettera della Congregazione per il Culto sulla celebrazione delle feste pasquali (1988) invita invece a custodire questa tradizione, spiegandola nel suo significato proprio: “La lavanda dei piedi, che per tradizione viene fatta in questo giorno ad alcuni uomini scelti, sta a significare il servizio e la carità di Cristo, che venne «non per essere servito, ma per servire» (Mt 20,28). E bene che questa tradizione venga conservata e spiegata nel suo significato proprio”. Il Messale è più sobrio, là dove afferma: “Dove motivi pastorali lo consigliano, dopo l’omelia ha luogo la lavanda dei piedi. I prescelti per il rito – uomini o ragazzi – vengono accompagnati dai ministri agli scanni preparati per loro in un luogo adatto. Il sacerdote (deposta, se è necessario, la casula), si porta davanti a ciascuno di essi e con l’aiuto dei ministri, versa dell’acqua sui piedi e li asciuga”. Si noti l’indicazione di riservare questo segno ad “alcuni uomini scelti”, adulti o ragazzi: è l’eco dell’antica tradizione romana, che attesta fin dal XIII secolo questo rito compiuto su 12 suddiaconi, dopo la Messa del giovedì santo. Dopo la

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