XI. Lezionario di Pasqua

 Il tempo di Pasqua è il più antico dell’intero anno liturgico ed è da sempre caratterizzato da un forte sentimento di gioia e di letizia, tanto da esser chiamato “la beata Pentecoste”. È anche l’unico tempo dell’anno liturgico in cui il lezionario festivo presenta come 1e letture brani tratti dagli Atti degli Apostoli invece che da libri dell’Antico Testamento, scelta già testimoniata nel IV secolo da S. Giovanni Crisostomo e da S.Agostino. Altrettanto antico è l’uso di leggere il vangelo di Giovanni. Nell’anno A le 2e letture sono tratte dalla 1a lettera di Pietro.
I brani tratti dagli Atti degli Apostoli scelti per le 1e letture non sono particolarmente lunghi e hanno caratteristiche narrative e discorsive: in essi necessitano di una particolare sottolineatura quelle frasi che evidenziano la gioia della comunità cristiana nascente. Bisogna fare molta attenzione al brano della messa del giorno di Pentecoste che narra la discesa dello Spirito sugli Apostoli e che contiene un elenco di ben 17 nomi geografici di popoli e nazioni (Parti, Medi, Elamìti, ecc.). Il rischio è quello, comune a tutti gli elenchi di nomi o cose, di proporre una lettura noiosa e piatta; per evitarlo, bisogna variare sia il tono sia la velocità, alternando leggére accelerazioni con lievi rallentamenti, in modo da contrastare la ripetitività uniforme delle parole dell’elenco. Attenzione inoltre a rispettare gli accenti dei nomi propri più desueti! Anche il brano della 3a domenica, che riporta il discorso di Pietro dopo la Pentecoste, richiede un po’ di attenzione. Innanzitutto il volume deve essere un po’ più alto del normale («Pietro […] a voce alta parlò così»); inoltre vi è una lunga frase incidentale (compresa tra due trattini) che va letta con un tono più basso e una citazione dal Salmo 16 messa in bocca a Davide che deve essere fatta risaltare convenientemente.
Il vangelo della 2a domenica richiede di mettere bene in evidenza le parole di Gesù ed il dialogo tra Gesù e Tommaso, con particolare riferimento alle numerose frasi esclamative. Discorso analogo per il vangelo della 5a domenica per il bel dialogo tra Gesù, Tommaso e Filippo. Il vangelo più bello e interessante è quello della 3a domenica che riporta integralmente il racconto lucano dei discepoli di Emmaus; essendo piuttosto lungo, richiede una lettura assai vivace, che consenta di far risaltare il dialogo tra Gesù e i discepoli, con opportune variazioni del tono della voce, con l’uso di un volume leggermente più alto per i discorsi diretti e con l’inserimento delle opportune pause, soprattutto all’inizio di ogni discorso diretto.
I brani delle 2e letture, tratti dalla 1a lettera di Pietro nelle cinque domeniche di Pasqua e da alcune lettere di Paolo nelle solennità dell’Ascensione e di Pentecoste, richiedono, come accade quasi sempre con il genere letterario delle lettere, un’attenta analisi delle proposizioni e dei periodi, per poter riconoscere le frasi più delicate e difficili che richiedono l’uso di particolari accorgimenti. Un esempio è la proposizione comparativa della 2a lettura della messa del giorno di Pentecoste: «Come infatti il corpo è uno solo e ha molte membra, e tutte le membra del corpo, pur essendo molte, sono un corpo solo, così anche il Cristo», dove “pur essendo molte” è una proposizione incidentale e deve essere letta con un tono più basso e dove le parole “molte membra” e “un corpo solo” devono essere lette con un’intonazione aperta perché preparano la seconda parte della frase comparativa “così anche Cristo” che deve invece essere letta con un’intonazione chiusa.
Nella messa del giorno di Pentecoste deve necessariamente essere proclamata la Sequenza «Vieni, Santo Spirito», mentre nelle domeniche di Pasqua è facoltativa la proclamazione della Sequenza di Pasqua «Alla vittima pasquale». La soluzione migliore è quella di proporre le sequenze con il canto. Se devono essere lette, bisogna tenere conto che si tratta di testi di genere poetico, come i Salmi. La lettura deve essere pertanto fatta con stile lirico, più interiorizzata e pregata, ben diversa da quella delle altre letture. Bisogna però fare molta attenzione ad evitare la cantilena, dovuta all’abitudine errata di concludere ogni versetto con la medesima intonazione.
Bruno Barberis
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