II: Quaresima: per rilanciare il sacramento della penitenza

La Quaresima è tempo penitenziale per eccellenza, che ci invita a riscoprire la grazia del sacramento della Riconciliazione: si tratta indubbiamente di un sacramento da rilanciare, in una stagione di crisi (di frequenza e di proposta; di qualità celebrativa; di evidenza nella coscienza dei fedeli; più in profondità di fede e di legame con la Chiesa).
 
Proprio la Quaresima può essere il tempo opportuno per valorizzare quelle che sono le principali novità del Nuovo Rito scaturito dalla Riforma liturgica (1973), che recuperano due caratteri essenziali del sacramento: la dimensione ecclesiale, che non annulla ma integra la dimensione personale in una visione più ampia del peccato e del perdono; la dimensione liturgica, che fa della “confessione” non anzitutto un’accusa o un atto di giudizio, né un semplice colloquio, ma essenzialmente una celebrazione dell’amore di Dio, alla luce della sua Parola.
In questo quadro rinnovato, la Quaresima è anzitutto l’occasione per riscoprire quella dimensione penitenziale permanente che è costitutiva della vita cristiana e che conosce forme di penitenza più ampie rispetto al culmine sacramentale. “Ci sono l’acqua e le lacrime: l’acqua del battesimo e le lacrime della penitenza”: l’affermazione di sant’Ambrogio invita a riscoprire quei gesti della Chiesa antica nei quali si traduceva l’atteggiamento interiore della penitenza. Tali sono il digiuno, la preghiera e l’elemosina, che esprimono la conversione in rapporto a sé stessi, a Dio, agli altri; lo sforzo di riconciliarsi con il prossimo e la pratica della carità, che copre una moltitudine di peccati (1 Pt 4,8); la confessione comunitaria delle colpe e l’accettazione della correzione fraterna; il dono del pentimento fino alle lacrime, e – finalmente – l’eucaristia (sorgente di riconciliazione) e il martirio.
La proposta dell’Ufficio liturgico è quella di fare della Quaresima il tempo penitenziale della comunità, distendendo i momenti essenziali del sacramento (confessione, pentimento, assoluzione, penitenza…) in un cammino scandito da tappe, e valorizzandone la dimensione liturgica e comunitaria. Come?
Si parte con la celebrazione di ingresso che si svolge il mercoledì delle ceneri: in una liturgia della Parola non eucaristica, accompagnata dal digiuno, l’ascolto della Parola introduce alla supplica per la conversione personale e comunitaria, sigillato dal gesto personale delle ceneri. È il momento della confessio fidei, che orienta un cammino di consapevolezza e penitenza. La seconda tappa propone lungo le settimane della quaresima alcuni percorsi di discernimento comunitario alla luce della parola (lectio divina) e della preghiera (celebrazioni penitenziali nei venerdì di quaresima), per condividere comunitariamente il cammino di conversione personale. È il momento della confessio vitae, che presenta due novità rispetto alla confessione tradizionale: si ritrova la sequenza originaria dell’antica penitenza pubblica (confessione, penitenza, assoluzione), che anticipa il momento della penitenza (storicamente posticipato all’assoluzione), allargandolo ai diversi aspetti dell’ascesi, della preghiera e della carità; si amplia la ministerialità del sacramento: non è solo il sacerdote ad accogliere il penitente e ascoltare i suoi peccati, ma è la comunità stessa ad aiutarsi reciprocamente a far luce sulla propria vita. Finalmente, ecco la grande celebrazione della Riconciliazione, in una celebrazione che prevede la confessione e l’assoluzione individuale dei peccati, e la confessio laudis comunitaria: programmarla nella Settimana Santa (e – perché no – addirittura nel cuore del Triduo pasquale, ad esempio nella sera del giovedì santo), evidenzia la verità del sacramento secondo cui è nella Pasqua di Gesù che siamo perdonati; il dono della Pasqua è il Perdono.
Il materiale per le celebrazioni e le tappe del cammino è disponibile sul sito diocesano.
don Paolo Tomatis
 
 
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