IV. Dare voce alla Parola

Lezionario domenicale festivo anno A Il ciclo A del lezionario festivo della Quaresima è più ricco degli altri due perché riprende i grandi temi battesimali dell’antico Lezionario Romano. In particolare i vangeli della 3a, 4a e 5a domenica sono le tre grandi pagine giovannee dell’incontro di Gesù con la Samaritana, della guarigione del cieco nato e della risurrezione di Lazzaro. Se aggiungiamo i vangeli delle prime due domeniche (le tentazioni e la Trasfigurazione) e la Passione della domenica delle Palme, ci rendiamo conto di trovarci di fronte a sei stupende pagine narrative, ricche di personaggi che incontrano Gesù e dialogano con lui. Ma anche quasi tutte le prime letture sono caratterizzate da dialoghi e discorsi diretti (soprattutto il racconto del peccato di Adamo ed Eva della 1a domenica).
È pertanto necessario che la proclamazione di tali testi rispetti le caratteristiche tipiche dei racconti contenenti discorsi diretti, nei quali si alternano il narratore e vari personaggi i cui interventi devono essere, per quanto possibile, evidenziati sia con il tono della voce sia con il volume. Proprio per incorniciare e staccare i dialoghi dalla narrazione, i discorsi diretti, ovvero le frasi inserite tra virgolette e precedute dai due punti, devono essere sempre fatti precedere da una pausa non troppo breve e pronunciati in generale con un volume un po’ più alto. Il ritmo va stabilito a seconda della circostanza e del personaggio che interviene. L’interpretazione del testo risulta poi più efficace se il lettore riesce ad immaginare nella sua mente il personaggio che sta parlando e la scena che viene descritta. Non dimentichiamo infine che anche il narratore ricopre in qualche modo il ruolo di un personaggio. Lo scopo di questi accorgimenti è quello di rendere espressivo ed interessante il dialogo, evitando una lettura noiosa e monotona.
Inoltre nei suddetti testi (come è normale nel caso di dialoghi) sono molto frequenti le frasi esclamative ed interrogative, la cui lettura richiede l’uso di intonazioni particolari. Il punto esclamativo attribuisce alla frase una sottolineatura più marcata, in corrispondenza ad esortazioni, comandi, affermazioni perentorie, ecc., come ad es.: “Non morirete affatto!” (1a lettura 1a domenica); “Gesù Cristo è Signore!” (2a lettura Palme); “Crocifiggilo!” (vangelo, Palme). L’esclamazione deve essere caratterizzata da una maggiore enfasi dell’intera frase, che però non deve essere eccessiva. Nelle frasi interrogative bisogna stare attenti ad evitare la cantilena e l’errore di far cadere l’accento interrogativo solo sull’ultima parola. A volte non è nemmeno il caso di accentuare esplicitamente l’interrogazione perché essa è già suggerita dalla frase stessa, come, ad es.: «Che cosa cerchi?» (vangelo, 3a domenica); «Rabbì, sono forse io?» (vangelo, Palme). Quando invece è necessario farla sentire, l’intonazione interrogativa non deve cadere alla fine della frase, ma in un punto opportuno della stessa, normalmente sul verbo o sulla congiunzione interrogativa. Ad es.: «Sono qui tutti i giovani?» (vangelo, 4a domenica); «Perché volete udirlo di nuovo?» (vangelo, 4a domenica); “Di questi due, chi volete che io rimetta in libertà per voi?” (vangelo, Palme).
I brani tratti dalle lettere di San Paolo e scelti per le seconde letture non sono particolarmente lunghi e complessi, a parte quello della 1a domenica. Essi richiedono, come accade quasi sempre con San Paolo, un’attenta analisi delle proposizioni e dei periodi, per poter riconoscere le frasi più delicate e difficili che richiedono l’uso di particolari accorgimenti. Come le proposizioni incidentali che vanno lette con un tono leggermente più basso di quello usato nel resto della frase; come il periodo ipotetico e le proposizioni comparative che sono costituite da due parti, la prima delle quali deve terminare con un’intonazione aperta, in sospeso, mentre la seconda deve concludersi con un’intonazione chiusa. Un esempio di proposizione comparativa lo fornisce la 2a lettura della 1a domenica: “Come a causa di un solo uomo il peccato è entrato nel mondo e, con il peccato, la morte, così in tutti gli uomini si è propagata la morte, poiché tutti hanno peccato”, dove “con il peccato” è una proposizione incidentale e dove le parole “e, con il peccato, la morte” devono essere lette con un’intonazione aperta.
Un’ultima annotazione. Alcune letture (2a lettura 1a domenica, vangeli 3a, 4a e 5a domenica) sono piuttosto lunghe e pertanto sono proposte anche nella forma breve che tralascia una parte del testo. È però consigliabile (salvo casi eccezionali) leggere sempre la forma lunga poiché, data l’importanza e la bellezza di questi testi, sarebbe veramente un peccato perderne una parte allo scopo di accorciare la celebrazione di uno o al più due minuti!
Bruno Barberis
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