Il significato del racconto dellevangelista Matteo sul cammino dei Magi guidato dalla stella cometa è chiaro: «Anche i pagani, perché tali erano i Magi, sono stati chiamati alla fede in Cristo e addirittura sono i primi ad accorrere a lui, riconoscendolo per quello che egli è veramente, il Figlio di Dio e Salvatore di tutti gli uomini». Con queste parole, durante la Messa in Cattedrale del 6 gennaio, mons. Cesare Nosiglia, Arcivescovo di Torino, ha spiegato la solennità dell’Epifania.
«Questo mistero di grazia», ha aggiunto, indica che «i gentili sono chiamati in Cristo Gesù a partecipare, come gli ebrei discendenti di Abramo, alla stessa eredità e a formare lo stesso corpo, ad essere partecipi della promessa per mezzo del Vangelo». La festa dellEpifania è, dunque, «un invito a riconoscere in Gesù Salvatore la fonte della gioia e della speranza, che apre orizzonti di unità e di pace per tutte le genti».
Nell’omelia l’Arcivescovo ha spiegato che in questa ricerca dei Magi vede «rispecchiato anche lattuale pellegrinaggio dellumanità, protesa, malgrado tante resistenze e contrasti, a raggiungere una meta comune e condivisa, che è suscitata da Dio stesso: lunità».
«Tante però sono ancora le resistenze che cercano di ostacolare questo cammino», ha riconosciuto mons. Nosiglia: il fondamentalismo religioso, lateismo ed il materialismo, la paura di essere sopraffatti da chi è diverso, le sperequazioni sociali ed economiche, le guerre fratricide, individualismo e relativismo.
È evidente, ha proseguito, che «cè bisogno di lavorare per una globalizzazione degli spiriti, della cultura, della solidarietà, promossa dai credenti e dagli uomini di buona volontà presenti in ogni popolo e religione», dunque «mettiamoci tutti in cammino, non stiamo ad aspettare chissà quale segno dal cielo. Come i Magi, alziamo lo sguardo in alto e forse scopriremo che il segno già cè ed è evidente e chiaro: basta avere la fede per vederlo e la volontà di seguirne il tracciato»
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La Chiesa di Torino, «che brilla per spirito di accoglienza e di solidarietà», è chiamata «ad un supplemento di amore verso gli immigrati cristiani e non cristiani, che vivono nel suo territorio».
L’Arcivescovo ha quindi rivolto il proprio augurio «ai fratelli e sorelle immigrati delle comunità cattoliche di rito bizantino e ai fratelli e sorelle ortodossi», a cui ha aggiunto la «più sincera e partecipata solidarietà» alla comunità copta, colpita dal tragico attentato in Egitto.
In allegato il testo integrale dell’omelia.