Commento domenica 13 aprile 2014

Domenica delle Palme (Is 50,4-7  Sal 21  Fil 2,6-11  Mt 26,14-27,66)

Mt 26,26: «Gesù prese il pane e, pronunciata la benedizione, lo spezzò e lo diede ai discepoli»

Gesù è a tavola con i suoi. Ha perfettamente intuito che Giuda sta per attuare il suo tradimento, sa che Pietro non resisterà all’emozione degli avvenimenti ed è certo che i suoi amici se la squaglieranno. D’altronde l’aveva previsto, parlando con loro: « Verrà l’ora in cui vi disperderete e mi lascerete solo » (Gv 16,32). Ebbene, Gesù, pur essendo consapevole di questi limiti, offre la sua vita per la redenzione di tutti e dà inizio alla sua presenza continua. « Non vi lascerò orfani » (Gv 14,18), aveva detto poco prima. Ed al momento di ritornare al Padre lo confermerà: «Sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo » (Mt 28,20). Per che cosa e per chi Gesù attua quel gesto? Lo spiega lui stesso: « È la nuova alleanza per la remissione dei peccati » (Mt 26,28).

Ma di quali peccati parla Gesù? Istintivamente diciamo che Gesù parla dei peccati degli altri, oppure parla di me, peccatore incallito, oscillando tra onnipotenza e autolesionismo. Due atteggiamenti condannati da Gesù: da una parte i farisei, quelli che si ritengono giusti, e dall’altra Giuda, la disperazione. Gesù mi offre « la risurrezione e la vita » (Gv 11,24). Qual è il peccato da cui voglio convertirmi? Il tradimento di Giuda, la confusione di Pietro o la codardia dei discepoli?

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