Commento lunedì 17 marzo 2014

Lunedì 2ª settimana di Quaresima (Dn 9, 4b-10; Sal 78; Lc 6,36-38)
 
La buona misura (Lc 6,38)
Noi non conosciamo la portata delle nostre azioni, ma siamo comunque chiamati ad operare secondo quanto la nostra coscienza, che è la scintilla di Dio in noi, ci suggerisce, senza la paura del giudizio di Dio, la quale ci porta immediatamente a giudicare coloro che ci stanno intorno e che vengono utilizzati come metro di paragone per misurare la bontà del nostro agire. Se ci sentiamo amati da Dio non proviamo alcun bisogno di giudicare gli altri, perché l’amore sperimentato ci libera dalla paura di essere inadeguati.
 
Nell’economia della salvezza non c’è posto per la paura di non essere amati da Dio, mentre c’è ampio spazio per amare, ciascuno a suo modo, secondo la vocazione ricevuta, che non sempre si manifesta con chiarezza ma che comunque ci aiuta a capire, nel posto più segreto di noi, che è la coscienza, cosa è amore e cosa non lo è.
 
Ed ecco che, senza che sia attesa, anzi forse perché proprio non attesa, la grazia si riversa su di noi in forme inaspettate e in quantità certamente superiori alla nostra opera.
Si innesca un meccanismo che a noi non è dato neppure di intuire perché appartiene alla sfera di Dio.
 
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