Commento mercoledì 16 aprile 2014

Mercoledì della settimana santa (Is 50,4-9°; Sal 68; Mt 26,14-25)

«In verità io vi dico: uno di voi mi tradirà» ( Mt 26,21 )

Con questo annuncio comincia la passione di Gesù. Uno dei suoi più intimi amici, uno che condivide con lui la vita e che a tavola mette con lui la mano nel piatto, simboli di comunione piena e di fiducia reciproca, è Giuda, colui che « consegna » l’amico al nemico. Gesù rivelandogli le sue intenzioni fa un ultimo tentativo per dare a Giuda la possibilità di aprire gli occhi sulla realtà di tenebra a cui ha aperto il cuore « Chi cammina nelle tenebre non sa dove va » ( Gv 12,35. Lc 22,53 ), ma egli continua sulla sua strada ( Gv 13,30 ) e non ha l’umiltà di lasciarsi toccare dallo sguardo misericordioso di Gesù, cosa che succederà a Pietro dopo il canto del gallo ( Lc 22,61 ). Inquietante è pensare a quale abisso di morte possiamo arrivare. Il vangelo con il verbo «consegnare » ci rivela i due estremi delle potenzialità umane, la libertà di consegnare-tradire un amico e la libertà di consegnare-donare la vita per gli amici: «Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la vita per i propri amici » ( Gv 15,13 ). Ritorniamo con la mente e il cuore all’inizio del cammino quaresimale dove la liturgia ci ha proposto l’accorato invito di S. Paolo alla Comunità di Corinto ( Cor 5,20 ) e se non l’abbiamo ancora fatto, lasciamoci riconciliare con Dio, lui che ha trasformato il simbolo di una morte ignominiosa quale la croce nel simbolo dell’amore più alto.

«Jèsus le Christ, lumière intérieure, ne laisse pas mes ténèbres me parler.

Jèsus le Christ, lumière intérieure, donne moi d’accueillir ton amour»  ( J. Berthier )

Così recita un ritornello utilizzato per la preghiera dalla Comunità monastica di Taizé e così preghiamo: « Cristo Gesù, o luce interiore, non lasciare che il buio parli in me. Cristo Gesù, o luce interiore, fa’ ch’io accolga il tuo amore. (Canti di Taizé ed. elledici)

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