Commento venerdì 11 aprile 2014

Venerdì della 5 ª settimana di Quaresima (Ger 20,10-13; Sal 17; Gv 10,31-42)
 
I testi evangelici che la liturgia propone già a partire dalla quarta settimana di quaresima, sono tratti dal Vangelo secondo Giovanni e man mano che ci si avvicina alla settimana Santa si nota un crescendo di tensione tra Gesù , che progressivamente rivela la sua identità, il suo essere il Figlio di Dio e i capi dei giudei che si chiudono a riccio e diventano sempre più impermeabili al suo messaggio tanto che, anche davanti alle evidenti opere prodigiose da lui compiute, non vogliono credere anzi, tentano nuovamente di lapidarlo: «Vi ho fatto vedere molte opere da parte del Padre: per quale di esse volete lapidarmi?» (Gv 10,31) Il problema che i capi dei giudei hanno con Gesù non sta nelle belle opere da Lui compiute ma nel fatto che «tu che sei uomo, ti fai Dio». Questo non si può accettare, la loro legge non lo può accettare: è una bestemmia!
 
Sì, non è facile accettare Gesù che presenta un Dio e un Messia non corrispondente alle nostre attese. Questo ci destabilizza, mette in crisi l’idea, l’immagine che ci siamo fatti di Dio. Fortunatamente però il Signore Gesù compie le sue promesse e non le nostre attese e come “buon pastore” non si sottrae dal dare la vita per le sue pecore, quelle pecore infinitamente amate, custodite, protette. Questo qualcuno l’ha capito, riconosciuto, accettato: «…tutto quello che Giovanni [Battista] ha detto di costui era vero. E in quel luogo molti cedettero in lui.» (Gv 10,41,42). Questi “molti” che credono in Gesù sono la testimonianza che puntare tutto su di Lui è garanzia di vittoria, vittoria dell’amore sull’egoismo, della vita sulla morte.
 
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