Messe di Natale per gli uffici caritativi, le associazioni cattoliche, i movimenti e i gruppi ecclesiali

Mons. Nosiglia: un’«agorà» tra chi opera nel sociale per affrontare meglio l’emergenza povertà

In occasione del Santo Natale, l’Arcivescovo di Torino mons. Cesare Nosiglia ha invitato i collaboratori degli uffici caritativi diocesani e tutti i componenti delle associazioni cattoliche, dei movimenti e gruppi ecclesiali a una celebrazione eucaristica per ringraziare insieme il Signore, condividere un momento di comunione fraterna e pregare per le molte necessità presenti in questo tempo nelle componenti ecclesiali e nella società. La Santa Messa è stata celebrata  alle 18, nella chiesa succursale di Maria Ausiliatrice, per gli uffici caritativi e alle 21, nel Santuario della Consolata, per associazione cattoliche e movimenti ecclesiali.

 
Un’«agorà» della Chiesa di Torino sulle difficoltà che assillano sempre più persone e famiglie è la proposta che mons. Nosiglia ha lanciato ai volontari che operano nel sociale e nei servizi di accoglienza e aiuto, incontrati nel tardo pomeriggio a Valdocco. Le difficoltà crescenti di persone e famiglie impongono un confronto attento e aperto, «per tracciare – ha detto l’Arcivescovo – un monitoraggio preciso sulle reali situazioni delle povertà e delle difficoltà sociali presenti sul territorio». Mons. Nosiglia invita dunque a un ascolto reciproco per verificare obiettivi e impegni comuni.
 
Quest’«agorà» non può risolversi in un convegno: piuttosto è un confronto aperto nel tempo, un «esame di coscienza collettivo che risvegli l’anima civile e cristiana di questa città e del suo territorio, perché non si continui a dare per carità ciò che è dovuto per giustizia, perché dai sussidi si passi a dare ad ogni persona le possibilità di diventare imprenditore di se stesso o comunque protagonista del suo riscatto». Il servizio della carità cristiana – ha ricordato l’Arcivescovo agli operatori – non si esaurisce nella «beneficenza» e neppure nelle rivendicazioni pur legittime e doverose dei diritti dei cittadini. «Siamo chiamati ad attivare l’impegno a riportare la carità nel quotidiano vissuto della gente, tra le pieghe della realtà concreta, che vede le persone incontrarsi in modo non estraneo o indifferente, ma solidale per una micro solidarietà di gesti e di servizi, di cui tutti ci si può far carico».
 
La formazione, personale e comunitaria, è la «via obbligata» per i credenti che vogliono porsi consapevolmente a servizio del prossimo, sul territorio come nella comunità ecclesiale. 
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