Quando il Concilio è diventato vita

L'11 gennaio nuovo incontro per rileggere e rilanciare i principi di Sacrosanctum Concilium. Iniziative fino al 15 giugno 2014

 Il 4 dicembre 2013 la Costituzione conciliare Sacrosanctum Concilium (SC) raggiungerà il traguardo dei 50 anni. L’importanza di questo documento per la vita della Chiesa è fondamentale, anzitutto perché si tratta del primo dei grandi documenti del Concilio ad essere stato promulgato; in secondo luogo, è il documento che ha dato il via alla grande riforma liturgica della Chiesa, che per molti aspetti ha «tradotto» il Concilio nella vita ordinaria delle comunità cristiane.
 
La Chiesa torinese ha già ricordato l’avvenimento nella Giornata degli operatori dello scorso 9 novembre e con la Veglia di Avvento in cattedrale il 30 novembre, quando nel clima dell’attesa dello Sposo che viene, si è messa in evidenza, non con discorsi, ma con gesti di preghiera, la dimensione escatologica della liturgia, secondo le intuizioni di SC 2. Una serie di appuntamenti diocesani costituirà l’occasione per rileggere e rilanciare i principi di Sacrosanctum Concilium nella vita liturgica delle nostre comunità. Il 4 dicembre, giorno anniversario della Costituzione, nella sede dell’Istituto diocesano di Musica e Liturgia (via Lanfranchi 10, alle 21), il vescovo di Casale mons. Alceste Catella, presidente della Commissione episcopale per la liturgia, ha riletto per noi il capitolo I di SC, dedicato ai principi generali della riforma liturgica.
 
Da qui una serie di appuntamenti che si inseriranno nel normale percorso formativo della diocesi, per non moltiplicare gli incontri, ma che saranno sempre aperti e rivolti a tutti gli interessati: l’11 gennaio con i religiosi e le religiose sul capitolo V dedicato alla Liturgia delle Ore; il 19 gennaio con i ministri straordinari della Comunione sui capitoli II e III dedicati ai sacramenti; il 1 marzo con i catechisti sull’anno liturgico (cap. IV); il 23 maggio con gli architetti, gli artisti e quanti nella comunità sono responsabili degli spazi liturgici (sul cap. VII dedicato alle arti); il 15 giugno, insieme ai cori diocesani, in compagnia con il nostro Arcivescovo, per rileggere il cap. VI dedicato al canto e alla musica.
 
In ciascuno di questi incontri, non si tratterà semplicemente di ricordare quanto è stato scritto: l’atto di rilettura è finalizzato all’impegno di rilanciare oggi il Concilio, che ancora è davanti a noi, perché la Riforma liturgica ha bisogno di tempo per essere realizzata in profondità. Siamo infatti entrati in una nuova e delicata fase della Riforma liturgica, chiamata ad approfondire i principi e ad affinare l’arte di celebrare secondo il modello che la Chiesa ci ha indicato nei libri liturgici. È un modello che a distanza di qualche decennio continua a parlare in modo autorevole, ispirando un discernimento ecclesiale su come celebriamo, su quanto le nostre liturgie sono capaci di manifestare il Mistero di Cristo e della Chiesa.
 
Per questo motivo, è importante che quanti nei gruppi liturgici e più semplicemente nelle nostre parrocchie si prendono cura della liturgia, avvertano l’esigenza di non accontentarsi del «si è sempre fatto così», ma di tornare alla scuola della liturgia, per scoprire cosa lo Spirito suggerisce alle Chiese del nostro tempo.
don Paolo TOMATIS
 
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