Tutela minori, parte il Servizio delle Diocesi piemontesi

In ogni Diocesi c’è un referente incaricato. Nelle prossime settimane sarà diffuso il numero telefonico e gli orari in cui sarà attivo

«Il dolore delle vittime e delle loro famiglie è anche il nostro dolore, perciò urge ribadire ancora una volta il nostro impegno per garantire la protezione dei minori e degli adulti in situazione di vulnerabilità». Così Papa Francesco scriveva nella «Lettera al Popolo di Dio del 28 agosto 2018» citata come introduzione alle «Linee guida per la tutela dei minori e delle persone vulnerabili» della Conferenza Episcopale Italiana pubblicate il 24 giugno 2019.

Ed ecco che passo dopo passo, nonostante le complicazioni dettate dalla pandemia, quell’«impegno» sta assumendo concretezza e nell’arco del 2021 la nostra regione ecclesiastica avrà a pieno regime in funzione il Servizio per la tutela dei minori, che fa riferimento al coordinatore del Servizio, don Alessandro Giraudo, cancelliere della diocesi di Torino, e al delegato mons. Marco Brunetti, Vescovo di Alba, con attivo un Centro d’ascolto e con un referente incaricato per ogni diocesi.

L’operatività del Servizio è stata, infatti, verificata nel corso dell’incontro della Conferenza episcopale di Piemonte e Valle d’Aosta lo scorso 19 gennaio 2021 e per quanto riguarda la nostra diocesi è già stato nominato il referente nella persona del Vicario per Torino Città, don Sebastiano Olivero.

«Nelle Linee guida del giugno 2019», spiega don Giraudo, «veniva data l’indicazione di istituire un Servizio regionale o interdiocesano per la Tutela dei Minori e di individuare i referenti diocesani per la Tutela dei Minori. Il cammino è stato subito avviato, anche se il lockdown della primavera scorsa ha rallentato l’organizzazione, ma non l’attenzione al tema».

Secondo le linee guida il referente diocesano funge da riferimento nel proprio territorio e da consulente del Vescovo per tutti gli ambiti connessi alla tutela dei minori. Accanto ai referenti, in questi mesi il Servizio nazionale della Cei (che ha un proprio sito dove si possono approfondire temi e trovare i diversi documenti in merito https://tutelaminori.chiesacattolica.it) ha pensato che fosse opportuno che si creasse un Centro di ascolto che abbia il compito di «primo contatto» per indirizzare le situazioni e segnalazioni, e che è la realtà operativa di base del Servizio (nelle prossime settimane sarà individuato e diffuso il numero telefonico e gli orari in cui sarà attivo).

«Una operatività», prosegue don Giraudo, «che si attua su due fronti, quello informativo sugli strumenti a disposizione e su cosa si fa e si può fare per la tutela dei minori e delle persone vulnerabili e quello del raccogliere le segnalazioni, non generiche, non anonime, di comportamenti impropri o abusi e sottoporli a valutazioni di persone competenti che fanno parte del Servizio». Ed è sulla «competenza» che si gioca anche questa fase del percorso di operatività del Servizio e quindi del Centro di Ascolto: sulla necessità di individuare persone competenti nei diversi ambiti: psicologico, pastorale, legale, canonico, alle quali chi risponderà al Centro d’ascolto potrà indirizzare le varie situazioni, e sull’urgenza di attuare anche una formazione permanente.

Oggetto di riflessione a livello regionale sono al momento anche le modalità di formazione che garantiscano su tutto il territorio piemontese la disponibilità di persone in grado di supportare il Servizio nei diversi ruoli, pastorali e non: sacerdoti, laici, insegnanti, catechisti, genitori ecc. «Bisogna fare in modo», prosegue don Giraudo, «che anche le diocesi più piccole non restino sguarnite di operatori preparati e che il Servizio sia efficace per tutto il territorio». «Rete» la parola chiave: a indicare l’auspicio che la nuova realtà sia atta a intercettare le problematiche ma soprattutto ad affrontarle in un’ottica di prevenzione più che di risoluzione.

«Prevenzione e formazione», spiega mons. Brunetti, «sono i due investimenti infatti che la Chiesa intende portare avanti. In questo campo ci siamo trovati, in passato, di fronte a situazioni difficili che avevano origine anche dall’assenza di una formazione adeguata. Catechisti, insegnanti, gli stessi sacerdoti raramente hanno avuto occasioni per conoscere e approfondire i temi delle relazioni personali, soprattutto in rapporto ad un contesto culturale e sociale in cui le sensibilità sono molto diverse da un passato anche recente. Nei rapporti educativi ci sono gesti e atteggiamenti che oggi vanno curati con grande attenzione e rispetto, adeguando anche i linguaggi».

«Le situazioni di abuso, di violenza», conclude mons. Brunetti, «rimangono casi limite. Il primo lavoro del Servizio riguarda proprio la prevenzione: costruire negli operatori pastorali delle nostre diocesi un atteggiamento adeguato e consapevole di rispetto dei minori, delle situazioni di vita e delle sensibilità di oggi».

(Federica BELLO da «La Voce E il Tempo» del 31 gennaio 2021)

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