Un evento corale attento alle periferie: ecco Firenze 2015

Intervista su "Avvenire" a mons. Cesare Nosiglia, presidente del Comitato preparatorio

Per gentile concessione dell’editore, pubblichiamo di seguito il testo integrale dell’intervista a cura di Mimmo Muolo pubblicata il 14 febbraio 2015 sulle colonne del quotidiano «Avvenire».

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Quello di Firenze sarà un Convegno diverso, nel suo svolgimento, rispetto agli altri appuntamenti decennali che lo hanno preceduto. Più corale, poiché tutti i 2.500 delegati devono poter prendere la parola, e con una sola voce “solista”: quella del Papa, il cui intervento di fatto darà il là alla riflessione sulle cinque vie: uscire, annunciare, abitare, educare e trasfigurare. Lo ha detto ieri l’arcivescovo di Torino e presidente del Comitato preparatorio di Firenze 2015, Cesare Nosiglia, aprendo i lavori del Comitato stesso, riunito a Roma per una due giorni di approfondimento. Così, mentre si attende la comunicazione ufficiale della data in cui Francesco farà il suo intervento alla Fortezza da Basso (luogo principale del Convegno, che si terrà dal 9 al 13 novembre nel capoluogo toscano sul tema “In Gesù Cristo il nuovo umanesimo”), vengono messi a punto i dettagli del programma e soprattutto la metodologia di lavoro. «Non ci saranno relazioni – ha spiegato monsignor Nosiglia – ma, oltre al discorso del Santo Padre che costituirà una sorta di magna charta per tutti, solo due introduzioni al dibattere dei gruppi. Sarà infatti questo momento il cuore del Convegno e anche la vera novità rispetto al passato».

Lo scopo «è far sì che far sì che tutti parlino». I 2.500 convegnisti verranno infatti suddivisi nelle cinque aree. Più o meno 500 per area. Quindi verranno formati dei gruppi più ristretti di 100 persone circa e all’interno di questi ultimi, dei gruppetti di 14 o 15 convegnisti dove materialmente avverrà l’approfondimento dei temi. Molti dei partecipanti alla riunione di oggi e domani dovranno poi moderare i singoli gruppetti, curando particolarmente, ha ricordato l’arcivescovo di Torino, «l’equilibrio degli interventi». In sostanza, ha aggiunto con un sorriso, «limitando chi parla troppo e stimolando chi tende a intervenire di meno».

Altra novità di rilievo il fatto che nell’ultimo pomeriggio, quello di giovedì 12, il Convegno si trasferirà nelle “periferie” esistenziali della diocesi di Firenze. I partecipanti, infatti, suddivisi in piccoli gruppi, potranno visitare una quarantina di luoghi di «umanesimo concreto» in campo sociale, culturale, educativo, spirituale, assistenziale, per «prendere contatto con la “base”».

Il lavoro della due giorni romana – cui prendono parte circa 120 persone: quattro delegati per ogni Regione ecclesiastica, i rappresentanti delle associazioni, dei religiosi e delle religiose, la presidenza, la giunta del Comitato e gli Uffici della Segreteria generale della Cei – non si ferma però agli aspetti organizzativi. Anche in questo caso, infatti, i partecipanti sono suddivisi in gruppi di studio secondo le “cinque vie” indicate da papa Francesco nell’Evangelii gaudium. Dovranno elaborare schede contenutistiche da mettere a disposizione dei consigli pastorali parrocchiali. «La metodologia corale – ha detto monsignor Nosiglia – non riguarda infatti solo il momento celebrativo del Convegno, ma la sua preparazione, in modo da coinvolgere anche chi non andrà a Firenze. Anche perché i temi sono quelli della vita di ogni giorno e interessano tutti». A tal proposito il Comitato è al lavoro per individuare modalità telematiche che permettano a ogni fedele, anche da casa, di seguire in tempo reale i lavori di novembre e di interagire.

Nosiglia si è detto infine molto contento dell’avvio del sito internet («tantissimi i contatti») e ha annunciato che attraverso questo strumento si cercherà di raggiungere e rendere protagonisti i giovani.

a cura di Mimmo Muolo

 

Testo tratto da «Avvenire» di sabato 14 febbraio 2015. In allegato il pdf della pagina del quotidiano.

 

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