Avrebbe compiuto 60 anni quest’anno il fotografo Tullio Deorsola, scomparso prematuramente nel 2023. Per questo, la sua Torino, nella Settimana dell’arte contemporanea, lo omaggia con una mostra unica e originale “365”. Raccoglie le 365 foto che Deorsola ha scattato nel 2011: uno scatto al giorno, realizzato, allora, per la figlia lontana, residente negli Usa.
L’inaugurazione lunedì 27 ottobre 2025 alle 18.30 negli spazi di 515, l’agenzia creativa di via Mazzini 40. Apertura, con ingresso gratuito, dal martedì 28 a venerdì 31 ottobre con orario 10,30-13,30 e 15-20. Sabato 1 novembre la mostra aderisce alla Notte delle Arti contemporanee, con apertura speciale 17-22.
Tra i 365 scatti, ci sono molti scorci di Torino, ma anche un particolare delle caramelle Grether’s Pastilles, ad esempio, e poi paesaggi di montagna e dettagli come un caffè espresso o i medicinali assunti quella mattina. Il titolo dalla mostra, «365», è quello che Deorsola aveva scelto per salvare sul suo pc il lavoro: ogni giorno scattava una foto, ogni sera la mandava alla figlia.
C’è anche un lato benefico: chiunque potrà acquistare una copia di una delle immagini esposte, del giorno che preferisce. Il ricavato servirà a valorizzare, organizzare e digitalizzare tutto il patrimonio dell’Archivio Deorsola.
È la seconda iniziativa che Torino dedica a Deorsola dopo la sua morte: a giugno 2024 Camera – Centro Italiano per la fotografia aveva raccolto e presentato 24 fotografie appartenenti alla serie “Night Shift”.
La mostra segna anche il varo del sito www.tullio-deorsola.com che sarà, poi, implementato nei prossimi mesi.
Chi era Tullio Deorsola
Deorsola, torinese classe 1965, si trasferì, appena ventenne, in California, dove studiò fotografia e si diplomò all’Academy of Art di San Francisco. Attivo come primo assistente in diversi studi fotografici a San Francisco e Los Angeles, maturò un’approfondita e raffinata esperienza da tecnico di stampa che – coniugata a un’innata sensibilità creativa in ambito visivo – segnò e caratterizzò il suo approccio alla fotografia.
Definita una personale grammatica espressiva, lavorò producendo diversi progetti originali. La serie di scatti dedicata alle architetture urbane della West Coast statunitense, originata da lunghe esposizioni notturne, diventò distintiva del suo linguaggio d’autore, privilegiando scorci non convenzionali resi mediante colori delicatamente poetici.
Nel 2005 si trasferì in Italia per stabilirsi a Roma, dove lavorò per il cinema come fotografo di scena per diversi produttori e registi italiani, tra i quali Carlo Verdone, Neri Parenti e Giovanni Veronesi. Dopo alcuni anni, fece ritorno a Torino, alternando i suoi impegni per il cinema italiano alla realizzazione di diversi progetti fotografici originali.
