Immigrazione: una maglietta rossa per fermare l’emorragia di umanità

Sabato 7 luglio 2018 l’iniziativa promossa da Libera

Sono state davvero numerose le adesioni a «Una maglietta rossa per fermare l’emorragia di umanità», iniziativa promossa da Libera il 2 luglio 2018 e rilanciata a gran voce da don Luigi Ciotti nella stessa giornata, a conclusione dell’incontro su Villa Santa Croce al Gruppo Abele di Torino. Si è trattato di un’azione simbolica per richiamare l’attenzione dell’opinione pubblica su quanti muoiono in mare per fuggire a guerre e povertà. Concretamente chi ha aderito ha indossato per tutta la giornata di sabato 7 luglio 2018 una maglietta rossa ed era invitato a far circolare sui social la propria immagine con indosso l’indumento colorato in modo da contribuire anche via web a lanciare il messaggio di solidarietà e vicinanza a chi è migrante.

«Rosso», ha spiegato don Ciotti che aveva subito diffuso la sua foto con la maglietta, «è il colore che ci invita a sostare. Ma c’è un altro rosso, oggi, che ancor più perentoriamente ci chiede di fermarci, di riflettere, e poi d’impegnarci e darci da fare. È quello dei vestiti e delle magliette dei bambini che muoiono in mare e che a volte il mare riversa sulle spiagge del Mediterraneo. Di rosso era vestito il piccolo Aylan, tre anni, la cui foto nel settembre 2015 suscitò la commozione e l’indignazione di mezzo mondo. Di rosso erano vestiti i tre bambini annegati l’altro giorno davanti alle coste libiche. Di rosso ne verranno vestiti altri dalle madri, nella speranza che, in caso di naufragio, quel colore richiami l’attenzione dei soccorritori». «Fermiamoci allora un giorno», ha proseguito, «sabato 7 luglio, e indossiamo tutti una maglietta, un indumento rosso, come quei bambini. Perché mettersi nei panni degli altri – cominciando da quelli dei bambini, che sono patrimonio dell’umanità – è il primo passo per costruire un mondo più giusto, dove riconoscersi diversi come persone e uguali come cittadini».

Era possibile anche segnalare la propria adesione scrivendo a organizzazione@libera.it.

(testo a cura di Federica Bello da «La Voce E il Tempo» dll’8 luglio 2018)

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