Caso Sea Watch: attivata la rete per l’accoglienza in Diocesi

Giovedì 27 giugno 2019 la prima riunione a Torino. Supporto anche dalle Diocesi di Asti, Vercelli e Alba

Dinanzi al dramma della nave Sea Watch, bloccata da giorni al largo di Lampedusa, la Diocesi di Torino si è resa disponibile ad accogliere i 42 migranti raccolti a bordo. La Diocesi ribadisce la disponibilità all’accoglienza e chiama a raccolta la società civile e le organizzazioni che hanno espresso solidarietà e supporto alla causa in questi giorni.

La Diocesi condivide già alcune iniziative, a partire dal presidio davanti alla Chiesa di San Dalmazzo (Via Garibaldi) a Torino dove, come a Lampedusa, dalle ore 20.00 alle ore 07.00 un gruppo di persone dorme sul sagrato in segno di protesta e per tenere alta l’attenzione sul caso umano della Sea Watch.

È inoltre in corso l’organizzazione dell’eventuale prossima accoglienza dei 42 migranti a bordo. Giovedì 27 giugno 2019, alle 17, presso l’Ufficio Pastorale Migranti si è tenuto un primo incontro con tutti i volontari disponibili a dare il proprio contributo in termini di tempo, forze, idee per gestire l’arrivo, le strutture e l’accoglienza. Erano presenti una quarantina di persone e altrettante non presenti hanno dato la loro disponibilità.

Oltre alla Diocesi torinese (il Vescovo ha messo a disposizione alcuni posti in Curia, via Val della Torre), hanno dato disponibilità all’accoglienza la Diocesi di Asti (per 5 persone), quella di Vercelli (4 posti) e quella di Alba (3 posti). Ci sono inoltre tre minori stranieri non accompagnati che avranno bisogno di accoglienza specifica.

Da una prima analisi degli spazi disponibili si è pensato, almeno in un primo momento, di accogliere le persone in due centri messi a disposizione della Diocesi, entrambi con una capacità di circa 15 posti. Questo per concentrare gli sforzi e per valutare la strada migliore da proporre alle persone accolte. Dopo un primo momento di accoglienza comunitaria, si potrebbe pensare allo spostamento di alcuni migranti in famiglia, in appartamenti messi a disposizione e in altre realtà di accoglienza diffusa.

Essendo un’accoglienza che non beneficerà di risorse economiche, si pensava al momento dell’arrivo di lanciare una raccolta fondi per le spese correnti di vitto e alloggio. Le accoglienze avranno soprattutto necessità di volontari che supportino nella gestione quotidiana e negli accompagnamenti. Si stanno dunque censendo le tipologie di disponibilità e le reti attivabili.

Molte le disponibilità espresse dal privato sociale. Il circolo ARCI “La Poderosa” potrebbe offrire spazi per scuola di italiano e altre attività, oltre ad alcuni mediatori culturali di nazionalità nigeriana, gambiana e ivoriana. L’associazione “Camminare Insieme”, che si occupa di offrire assistenza sanitaria gratuita a migranti e persone in difficoltà economica, potrebbe garantire i suoi spazi per screening medici e prime cure.

Al primo incontro era presente anche il gruppo delle “Famiglie Accoglienti” di Torino, nato attorno ai nuclei familiari che hanno aderito all’accoglienza nella loro abitazione di rifugiati attraverso il progetto SPRAR Rifugio Diffuso, gestito dalla Pastorale Migranti per il Comune di Torino.

 

Per entrare nella rete di accoglienza: accoglienza@upmtorino.it

Ulteriori informazioni: segreteria@upmtorino.it – Facebook: @migrantitorino

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